LA SCUOLA CHE VERRA’
LA RIFORMA DEI CICLI SCOLASTICI

di LUCIO NICASTRO
Dirigente Scolastico 5° Circolo Didattico - Caltanisseta

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La legge n.30 /2000 riformerà completamente il nostro sistema scolastico, regolato ancora, in massima parte, dalle norme previste dalla Riforma Gentile del 1923.

A partire dal prossimo anno scolastico 2001/2002 per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e la scuola di base, e dall’anno scolastico 2002/2003 per quanto riguarda la scuola secondaria superiore, il nostro sistema educativo di istruzione si articolerà nella scuola dell’infanzia (l’attuale scuola materna), nel ciclo primario, che assume la denominazione di scuola di base, e nel ciclo secondario, che assume la denominazione di scuola secondaria.

La scuola dell’infanzia, di durata triennale, accoglie i bambini compresi nella fascia d’età 3-5 anni.

La legge auspica la generalizzazione del servizio in tutto il territorio nazionale, in modo che tutti i bambini, possano fruire di questa importantissima esperienza educativa. Il piano quinquennale sul riordino dei cicli, nonché il regolamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, prevedono per la scuola dell’infanzia un orario di funzionamento non inferiore alle 35 ore settimanali. Ciò vuol dire che in tutte le sezioni di scuola materna funzionanti in città, dovrà essere attivato il servizio di mensa.

La scuola di base, che assorbe l’ex scuola elementare e l’ex scuola media, ha la durata di sette anni ed è "caratterizzata da un percorso educativo unitario e articolato in rapporto alle esigenze di sviluppo degli alunni".

La scuola secondaria superiore ha la durata di cinque anni , di cui i primi due sono obbligatori, e si articola nelle seguenti aree, che assumono la denominazione di licei: area classico-umanistica, area scientifica, area tecnica e tecnologica, area artistica e musicale.

Alla luce di quanto previsto dalla legge n.30/2000 e dal programma quinquennale sul riordino dei cicli predisposto dal Consiglio dei Ministri e approvato dal Parlamento, l’organizzazione della attuale scuola elementare e dell’attuale scuola media dovrà avere un nuovo assetto che tenga conto di alcuni elementi fondamentali quali:

assicurare ad ogni istituzione scolastica il numero di alunni necessario per il riconoscimento dell’autonomia e della conseguente personalità giuridica;

prevedere un assetto organizzativo complessivo compatibile con le strutture edilizie esistenti;

accelerare , nella fase di passaggio dal vecchio al nuovo, la verticalizzazione di tutte le istituzioni scolastiche, in modo da favorire da subito l’aggregazione e l’integrazione della scuola materna, della scuola elementare e della scuola media;

salvaguardare gli organici del personale docente ed ATA, in modo da utilizzare al meglio professionalità presenti nella scuola.

In questa fase un ruolo di primaria e fondamentale importanza è riservato all’Amministrazione comunale, che dovrà, alla luce delle considerazioni esposte sopra, provvedere alla redazione di un nuovo piano della rete scolastica .

L’art.139 del Decreto Legislativo 31marzo 1998, n.12 (recepito dalle regioni a Statuto Speciale come la Regione Sicilia) attribuisce ai comuni, in relazione alla scuola dell’infanzia e alla scuola elementare e media, compiti e funzioni concernenti l’istituzione, l’aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole in attuazione degli strumenti di programmazione, nonché la redazione dei piani di organizzazione della rete delle istituzioni scolastiche.

Dovendo attuare, anche se gradatamente, la riforma dei cicli, le Amministrazioni Comunali devono redigere dei piani di dimensionamento della rete scolastica dei rispettivi comuni, per evitare che alcune scuole diventino progressivamente sempre più sottodimensionate, e altre assumano dimensioni pletoriche tali da essere sovraffollate e con pochi spazi a disposizione.

In mancanza di un piano di dimensionamento fra un paio di anni nelle scuole medie si registrerà un calo progressivo di alunni, in quanto esse non potranno formare le prime classi, poiché gli alunni frequenteranno la sesta classe della scuola di base nella stessa scuola dove hanno frequentato la classe seconda.

Le classi interessate alla riforma fin dal prossimo anno scolastico 2001/2002 sono le prime e le seconde classi della ex scuola elementare che ora assume la denominazione di scuola di base; pertanto gli alunni che quest’anno già frequentano la prima classe elementare e quelli che frequenteranno la prima classe l’anno prossimo completeranno il ciclo della scuola primaria con la frequenza della settima classe.

E’ evidente che chi per la prima volta si iscrive alla scuola di base quest’anno, dovrà frequentare la stessa scuola per sette anni. Chi già frequenta quest’anno la prima elementare completerà il corso della scuola di base fra sei anni.

Il passaggio dal vecchio regime al nuovo va gestito con grande senso di responsabilità e con una visione del sistema proiettato nel futuro, per evitare fra qualche anno degli impatti violenti con la riforma, che sconvolgerebbero l’assetto degli organici del personale docente e del personale ATA. soprattutto nella scuola media.

Per spiegare meglio questo concetto è bene fare qualche esempio.

Se lasciamo l’assetto organizzativo interno delle scuole elementari e medie così come si è determinato alla data odierna, noi registreremmo l’attuazione della riforma solo per quest’anno nella sola ex scuola elementare, lasciando nella ex scuola media tutto come prima sotto il profilo degli organici del personale docente.

Ma fra qualche anno, e cioè a partire dall’anno scolastico 2005/2006, la ex scuola media non potrà formare più le prime classi , in quanto gli alunni proseguiranno il corso degli studi nella stessa istituzione scolastica in cui hanno cominciato a frequentare la prima classe e dove frequenteranno la classe sesta. Nell’anno scolastico 2006/2007 la ex scuola media non avrà né le prime né le seconde classi, in quanto gli alunni completeranno la settima classe nella stessa scuola dove hanno iniziato a frequentare la classe prima.

Nell’anno scolastico successivo, e cioè nel 2007/2008, quando la riforma ormai andrà a regime, la ex scuola media non avrà più classi di scuola media, ma comincerà ad accogliere le prime classi della scuola di base.

E’ bene dire subito che per quanto riguarda la gestione degli organici della ex scuola elementare e della ex scuola media la riforma dei cicli ha come obiettivo il ruolo unico dei docenti. Pertanto non ci sarà più il docente di scuola elementare e il docente di scuola media, ma vi sarà il docente della scuola di base, con lo stesso stato giuridico.

E’ bene chiarire subito come saranno utilizzati i docenti nella scuola di base.

Il programma quinquennale di progressiva attuazione della legge 30/2000di riordino dei cicli di istruzione prevede la valorizzazione delle specifiche professionalità maturate nell’interesse esclusivo dell’alunno, il quale ha il diritto di pretendere il massimo dell’impegno e della competenza professionale.

In particolare, tenendo conto delle indicazioni e degli studi che sull’argomento sono stati effettuati, all’interno del settennio della scuola di base si avrà una suddivisione di massima in tre settori, che non vanno considerati distinti tra di loro, ma integrati in una visione unitaria del settennio.

Il primo settore, che comprende i primi due anni della scuola di base, sono dedicati all’acquisizione delle abilità strumentali (leggere, scrivere, far di conto). In questo primo settore, come è logico immaginare, interverrà in modo prevalente il docente della ex scuola elementare, il quale ha maturato una competenza metodologica e didattica tale da garantire una prestazione professionale di alta qualità. Ma ciò non vieta ad un docente, per esempio di matematica, della ex scuola media, il quale si mostra disponibile per competenza e inclinazione professionale, ad iniziare la sua attività fin dal primo anno della scuola di base, svolgendo un curricolo unitario, che va dalla prima classe, cioè dall’acquisizione dei prerequisiti fondamentali per la formazione del concetto di numero e per l’esercizio delle capacità logiche, fino alla settima classe, quando l’alunno sarà in grado da solo di risolvere problemi, di fare ipotesi e di verificarle.

Si pensi per un momento, e questo viene detto agli scettici della riforma, quale vantaggio incommensurabile ne ricava l’alunno, soprattutto il più debole, sotto il profilo degli apprendimenti, della continuità, ecc.

Nel secondo settore, che comprende le classi 3^, 4^ e 5^, l’intervento è riservato ai docenti della ex scuola elementare e ai docenti della ex scuola media, in una organizzazione didattica flessibile e modulare, così come previsto dal programma quinquennale di riordino dei cicli e dal regolamenta dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Alla competenza metodologica e didattica del docente elementare si affianca la competenza disciplinare del docente della scuola media, con notevolissimi vantaggi per l’alunno.

Nel terzo settore, che comprende le classi sesta e settima, l’organizzazione del curricolo ha una impostazione prevalentemente disciplinare ed orientativa e pertanto l’intervento didattico sarà svolto dal docente della ex scuola media.

Si ha, come si vede, una docenza cosiddetta integrata, per cui competenza professionale, preparazione, disponibilità vengono spese a favore dell’alunno.

Si pensi, infine, alla utilizzazione in tutto il settennio di competenze specifiche fin dal primo anno del docente di musica, del docente di educazione fisica, del docente di educazione artistica, ecc.

Come si vede, la nuova organizzazione, che alcuni si ostinano a definire catastrofica, presenta degli indubbi vantaggi per l’alunno, il quale potrà svolgere in modo completo tutte le discipline previste dal curricolo.

Partendo da questo considerazioni di fondo, sarebbe opportuno che, in mancanza di adeguate iniziative da parte degli EE.LL. o dell’amministrazione scolastica, i dirigenti scolastici elaborino il piano di attuazione progressiva, e non frenetica, della riforma delle singole realtà ove essi operano, sottoponendolo all’attenzione dei Sindaci dell’ Amministrazione scolastica (ex Provveditori agli Studi?), perché, ognuno per la parte di propria competenza, possa, dopo aver ascoltato i pareri delle Organizzazioni Sindacali, dei genitori, delle forze sociali e culturali decidere in merito.

Una cosa è certa: rinviare ogni decisione a dopo, quando non se ne potrà più fare a meno sarebbe poco opportuno. Occorre fin da ora entrare nell’ottica della riforma, prendendo coscienza de l fatto che ormai essa è un processo irreversibile, che la personale avversione di qualcuno non può arrestare.