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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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DOV’E’ FINITA LA “CATENA DI MAGISTERI”?

Avete sentito la trasmissione “Il Capo e la Coda” dal titolo “Il Maestro” condotta da Mussapi su Radio Rai 3, sabato 5 gennaio 2008?

Io sì. Mi è sembrata molto significativa. In particolare sono stata colpita dall’espressione “La vita è una catena di magisteri”. Ha scatenato in me diverse riflessioni.

La prima è: non ci sono più Maestri. Ci sono perlopiù personaggi, famosi per prodezze che hanno dubbio valore. Ci sono politici più o meno impegnati a difendere il proprio operato; ci sono intellettuali che appaiono “troppo” e ripetono proposizioni banali, scontate, ad uso di un pubblico passivo che guarda la TV mentre cena o discute di bollette salate in famiglia.
Maestri non mi pare.

La seconda è: se per un anziano ciò non è poi tanto importante, per una persona giovane è sicuramente una grave assenza. Qualcosa di cui non vediamo ancora le conseguenze. Vero potrebbe essere che cattivi Maestri sono pericolosi, altrettanto vero potrebbe diventare il fatto che una società senza Maestri rischia di trasformarsi in un deserto delle idee e dei valori dell’umanità.

La terza è: anche la scuola non ha più Maestri. Anzi, sta già subendo il dramma di un mondo sottomesso agli ingannatori, all’incompetenza di chi occupa i punti chiave. Non ho paura di affermare che alla scuola sono state distrutte le fondamenta: la capacità dell’essere propositiva, la volontà, il pensiero divergente, la determinazione al raggiungimento di scopi educativi e di istruzione.
A causa di cosa?
Credo fermamente che la scuola sia ormai un’istituzione fifona non per colpa intrinseca, bensì indotta dal disinteresse generale, o meglio, da un interessamento malato di arroganza, ancor più che dall’aggressività mediatica. Fifona a causa dell’assoluta carenza di mezzi concreti per resistere all’impatto dei numeri: pochi soldi, troppi alunni, troppe pretese, nessuna possibilità di avere voce con famiglie e territorio.

La quarta è: i Maestri forse si aggirano silenziosi e segreti, così nessuno li vede? Vivono ai margini perchè nessuno li ascolta più? Perché nessuno sa con-versare per stabilire un dialogo proficuo?
Disgraziati desideri dei veri Maestri sono l’ascolto e la parola “densa”!
Essi chiedono impegno, studio, rigore, sacrificio, attenzione, partecipazione, condivisione, volontà di mettersi in discussione… eppure, purtroppo, gli adulti che dovrebbero comprendere, sono ormai sordi…anche se per niente muti di emissioni di suoni senza senso e profondità! Bla bla bla…

La quinta è: potremo mai, a parte il sacrosanto diritto a difenderci dalle notizie allarmistiche e allarmanti, da quelle rosa a quelle nere, rifondare la scuola, rimetterla in posizione verticale? ridarle il giusto orgoglio della formazione unitamente alla rifondazione di una società basata sul rispetto per valori quali la perseveranza, la tensione al miglioramento, il riconoscimento dei ruoli specifici delle professioni, il rispetto delle regole più semplici della convivenza?
La speranza è sempre l’ultima a morire, però se prima morisse chi spera, certamente morirebbe con lui/lei la speranza. Infatti mi pare che tanti poveretti, armati di buone intenzioni, soccombano nel mare dell’opportunismo, della pigrizia, del tornaconto immediato, della miopia di vedute, malattie tanto diffuse in generale e, soprattutto, nel rapporto, bamboleggiante, cretino, fra adulti e giovani. Rapporto in cui il vecchio adula, pietisce, fa il solletico agli appetiti del giovane, sorridendo divertito e autocompiaciuto, come se nel giovane riflettesse un sé godereccio e scemo a cui non è stato dato spazio negli anni acerbi…Il vecchio dice sì in modo complice e compiacente, il giovane gli dice no in modo presuntuoso e spavaldo.

La sesta è: l’assunzione della responsabilità della parola è in disuso, si preferisce tacere o, al massimo, far uso di  metafore confuse, foriere di ambivalenti o ambigue interpretazioni.
Non è previsto neppure l’offrire modelli di vita. Quando le vie sono indicate, lo sono quelle irraggiungibili dei Santi, da parte della Chiesa, ma le laiche dove sono finite? Chi  più  offre la propria esistenza all’altro? Quando qualcuno si lascia intravedere, lo si colpisce spesso con basse insinuazioni, lo si espone a critiche dissennate o colme di invidiose considerazioni di basso profilo, oppure lo si oscura con il silenzio stampa, con la ridicolizzazione e il misconoscimento. Penso, a esempio, alle persone che lavorano sodo per rattoppare i corpi distrutti dalle guerre stolte di questa epoca di pacifisti che della pace fanno un vessillo intessuto di frasi standardizzate.

La settima è: sarebbe bello ridare valore alle parole significative, portatrici di innovazione e riflessione, in laboratori senza le pareti: le nostre scuole sono zeppe di aule “vuote” e “piene” di ammennicoli ormai vetusti, ma il laboratorio delle idee non c’è, non è ancora stato riproposto dove già c’era o inventato dove non ha mai avuto collocazione! W la filosofia, W la con-versazione, W la scrittura di pensieri sgorgati dai banchi e dalle cattedre! “Parlare del pensato, scrivere del pensato, comunicare il pensato”: così chiamerei il “nuovo” laboratorio nella scuola del domani e lo “mostrerei” al momento della missione impossibile degli openday dei nostri istituti scolastici a decine e decine di famiglie ammutolite ed esterrefatte della incredibile novità di un laboratorio senza pareti, quello del cervello!

L’ottava è: le conquiste di anni di lotte per giungere alla Costituzione e poi alla sua applicazione, di fatto non ancora completata, sono già state dimenticate e vengono ogni giorno messe in pericolo da rigurgiti di violenti attacchi alla libertà e alle diversità.

11 gennaio 2008

Claudia Fanti


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