Licenziamenti, trattenute sindacali, finanziamento pubblico dei partiti
Gli ultimi tre referendum

a cura del prof. Eugenio Donadoni

Collegio Vescovile S. Alessandro
Bergamo

 
Last but not least

Gli ultimi tre referendum di domenica 21 maggio sono:  il n. 1 sul finanziamento pubblico dei partiti, la scheda è di colore celeste, il quesito si compone di 45 parole, servono 40 secondi per la lettura; il n. 6 sui licenziamenti, la scheda è di colore arancione, il quesito si compone di 43 parole, servono 40 secondi per la lettura; il n. 7 sulle trattenute sindacali tramite gli enti previdenziali, la scheda è di colore giallo, il quesito si compone di 28 parole, servono 34 secondi per la lettura.

Data la mia limitata competenza sugli argomenti in questione chiedo in anticipo comprensione per eventuali errori ed imprecisioni.

 
Libertà di licenziare e di assumere?

Può un datore di lavoro licenziare un dipendente?

Lo può fare, ma la normativa cambia a secondo che la ditta abbia fino a 15 dipendenti o ne abbia di più. Il referendum riguarda il secondo caso.

Qual è la normativa nelle ditte con più di 15 dipendenti?

Il licenziamento può avvenire solo per giusta causa o per giustificato motivo: cioè per una grave inadempienza del lavoratore oppure per un'esigenza della ditta, ad esempio la mancanza di lavoro

Cosa succede quando un lavoratore viene licenziato senza giusta causa o giustificato motivo?

In questo caso il giudice obbliga il datore di lavoro a reintegrare il lavoratore nel suo posto di lavoro.

Quali sarebbero le conseguenze se il referendum venisse approvato?

In sostanza il datore di lavoro non sarebbe più obbligato a riassumere il lavoratore licenziato.

In questo caso che garanzie resterebbero al lavoratore?

Il datore di lavoro che non riassume il dipendente deve pagargli un'indennità che varia, a secondo della sua anzianità di servizio, da un minimo di due e mezzo a un massimo di quattordici mensilità pari all'ultima retribuzione.

Perché un lavoratore dovrebbe votare Sì?

Secondo i referendari l'attuale impossibilità di licenziare è di fatto dannosa per i disoccupati perché induce i datori di lavoro a rinunciare a nuove assunzioni. La libertà di licenziare dovrebbe invece costituire un incentivo per l'occupazione.

Le ragioni del No

Secondo gli avversari del referendum la tesi che la libertà di licenziare crea nuova occupazione è incompatibile con i più elementari principi di dignità del lavoro e non trova analogie in nessun altro ordinamento giuridico all'interno dell'Unione Europea. Benché scorretto e basato su "luoghi comuni", questo messaggio trova terreno fertile nella volgarizzazione del dibattito sulla flessibilità intesa come "un lavoro qualsiasi a qualsiasi salario, senza alcuna protezione, individuale e collettiva".

 

Trattenute sindacali operate tramite Inps e Inail

In sostanza di che cosa si occupa il referendum?

Delle trattenute sulla busta paga che i lavoratori, liberamente, devolvono ai sindacati ai quali sono iscritti.

Cosa c'entrano l'Inps e l'Inail con i sindacati?

Questi due enti previdenziali raccolgono le quote versate dai lavoratori e le trasferiscono ai sindacati.

Cosa c'è che non va in questa procedura?

Secondo i promotori del referendum è ingiusto che gli enti pubblici facciano da "gabellieri" e da "esattori" di cui i sindacati possono disporre a proprio uso e consumo.

Qual è la vera posta in gioco del referendum?

I referendari vogliono che il rapporto tra lavoratori e sindacati sia più chiaro e venga periodicamente rinnovato. Adesso succede che il pensionando che si reca dal sindacato per essere assistito nell'espletamento di una pratica finisce per sottoscrivere una delega nella quale autorizza l'Inps a versare al sindacato una quota (in genere, l'1%) della propria pensione. Una delega, che si intende tacitamente rinnovata a meno che non venga esplicitamente revocata.

Le ragioni del No

Secondo gli avversari del referendum  i comitati promotori fanno finta di non sapere che la trattenuta che gli enti fanno a favore del sindacato avviene tramite una delega liberamente sottoscritta e che si può liberamente disdettare. L'iscrizione al sindacato è libera e volontaria e non è motivata da altri interessi che non siano la libertà di associazione garantita dalla Costituzione repubblicana. Con questo referendum i promotori fanno un'operazione con il chiaro intento di colpire l'associazionismo sindacale.

 

Finanziamento pubblico dei partiti

Il finanziamento pubblico non era già stato abrogato?

Sì, con un referendum del 1993 il 90,3% degli elettori lo aveva abrogato. Ma di fatto è stato reintrodotto con il meccanismo del quattro per mille.

Cos'è il quattro per mille?

Con la denuncia dei redditi si poteva devolvere a favore dei partiti il quattro per mille delle proprie imposte. Un meccanismo analogo a quello dell’otto per mille per la Chiesa Cattolica. In questo modo sono stati raccolti 160 miliardi nel 1997 e 110 nel 1998.

Adesso è cambiato qualcosa?

Dall'anno scorso è stato eliminato il meccanismo del quattro per mille, ma in compenso sono stati aumentati di molto i rimborsi per le spese sostenute dai partiti nelle campagne elettorali.

A quanto ammontava prima il rimborso elettorale?

Fino all'anno scorso venivano versate ai partiti 800 lire per abitante per le elezioni europee, 1200 per le elezioni regionali, 1600 per le elezioni di Camera e Senato.

Di quanto sono aumentati i rimborsi elettorali con la nuova legge?

L'importo è stato aumentato a 4.000 lire sia per le elezioni di Camera e Senato sia per le elezioni regionali, a 3.400 lire per le elezioni europee. Il prelievo adesso non è più a carico di ogni abitante, ma di ogni elettore, anche di quelli che non votano.

In totale quanto ci vengono a costare i vari rimborsi elettorali di questi anni?

170 miliardi per le elezioni europee del 1999, 200 miliardi per le elezioni regionali di quest'anno, 400 miliardi fra Camera e Senato per le elezioni politiche del 2001. Sono circa 770 miliardi in tre anni.

Cosa si propone di ottenere il referendum?

Di abrogare la legge che prevede i rimborsi elettorali in modo tale che i partiti non pesino più sul bilancio dello stato, ma si adattino a raccogliere finanziamenti privati e, soprattutto, volontari.

Per i referendum non sono previsti rimborsi elettorali?

Sono previsti a favore dei comitati promotori 500 milioni per ciascun referendum fino ad un massimo di 5 miliardi all'anno. A condizione però che il referendum raggiunga il quorum. Per quest'anno la cifra sarebbe di 3,5 miliardi. Ovviamente anche questi rimborsi sarebbero abrogati dal referendum.

Le ragioni del No

Secondo gli avversari del referendum il quesito anziché cercare di dare modo a tutti i soggetti politici di poter avere le risorse indispensabili per promuovere l'iniziativa politica, peggiora ulteriormente le cose, togliendo qualsiasi possibilità di finanziamento pubblico alle forze politiche che rappresentano gl'interessi dei soggetti più deboli, di quei soggetti, cioè, non in grado di finanziare la politica.

In pratica si rimprovera ai referendari di essere in contrasto con quanto previsto dall'art. 3 comma 2 della Costituzione italiana che dice: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto al libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

 

Astenersi dal referendum si può?

Secondo l'articolo 48 della Costituzione l'esercizio del diritto di voto è un dovere civico. Tuttavia l'articolo 75 chiarisce che il referendum non è valido se non partecipa al voto la maggioranza degli aventi diritto. Dal che si evince che è un diritto del cittadino astenersi dal voto referendario. Non si tratta semplicemente di astensionismo, ma del legittimo intento di far mancare il quorum al referendum e quindi di invalidarlo. Anche il Presidente della Repubblica, in una sua recente dichiarazione, pur manifestando l'intenzione di votare, ha chiarito che è un comportamento perfettamente democratico anche quello di chi decide di astenersi.

Si potrebbe, a questo punto sollevare un altro problema. Dato il tasso di astensione dal voto che è in continua crescita è verosimile che in futuro (come è già stato nel recente passato) sia impossibile o molto difficile raggiungere il quorum. Quindi il referendum diverrebbe uno strumento inutile. Perché, a questo punto, non abrogare il quorum e rendere valido in referendum indipendentemente dal numero dei partecipanti al voto?