Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

Ricerca

 

Riflessioni sulla Collegialità

di Paola Capozzi

 

La scuola e l'autonomia: partecipazione e sistema di relazioni

L’identificazione tra organi collegiali e partecipazione democratica induce a riflettere sulla reale attuazione della collegialità e sulle cause che ne hanno determinato il fallimento funzionale. Infatti, al di là dei termini e delle intenzioni, gli Organi Collegiali della scuola non sono mai stati realmente sinonimo di partecipazione democratica; in sostanza la collegialità è fallita perché nella sua forma partecipativa non si è mai realizzata. Riflessione che, ben lungi dal dimostrare la debolezza di un sistema basato sulla partecipazione democratica, non dovrebbe semmai rafforzare la consapevolezza dell’importanza che tale partecipazione assume ai fini della effettiva realizzazione di un tale sistema?

Se il fallimento della collegialità è da attribuirsi alla mancata partecipazione delle diverse componenti elettive che avrebbero dovuto rappresentarla, ciò che è realmente fallito è l’effettivo coinvolgimento di tali componenti e la loro integrazione come soggetti attivi nel mondo della scuola. La fretta di seppellire gli attuali organismi collegiali in quanto istanza di partecipazione democratica, attraverso un progetto di riforma che colpisce proprio quegli equilibri di rappresentanza atti a garantire, almeno in teoria, la realizzazione di una partecipazione effettiva, tradisce il timore che la collegialità possa effettivamente attuarsi ed essere funzionale sull’onda di una maggiore consapevolezza delle singole componenti relativamente al ruolo che ciascuna di esse è chiamata a svolgere.

 

La stagione della democrazia nella scuola

Il nuovo governo della scuola che si vuole basato su una collegialità sistemica non esclude ma, al contrario, esalta l’importanza di un processo decisionale basato sulla partecipazione democratica di tutte le componenti direttamente coinvolte nel mondo della scuola (insegnanti, studenti, genitori, dirigenti, ATA,) chiamate a collaborare insieme per la funzionalità dei "gruppi stabili, istituzionali" (collegialità in senso formale, istituzionale).

Un tale livello stabile di collegialità istituzionale implica l’esistenza di un sistema che renda operativa e che faciliti la rete di relazioni verticali tra le varie gerarchie istituzionali (OO.CC. interni alle singole scuole ß à OO.CC. territoriali), nonchè le interazioni orizzontali tra le diverse componenti rappresentate nelle singole gerarchie istituzionale (dirigenti ß à docenti ß à studenti ß à genitori ß à ATA ).

A sua volta, ciò che De Bartolomei chiama "collegialità informale" "legata in primo luogo alla realizzazione di progetti e ai problemi che l’organizzazione-scuola dovrà affrontare", dovrebbe essere il risultato di una rete che integri (coordini) le attività del/i livello/i stabile/i di collegialità istituzionale con quelle delle componenti che, a vario titolo, l’autonomia scolastica, inserendo la scuola nel più ampio contesto della realtà e dello sviluppo territoriale, individua come potenziali partner di attività extracurriculari. In questo senso, la scuola è chiamata a svolgere un triplice ruolo: culturale, educativo e formativo.

Il ruolo culturale è più saldamente ancorato ai contenuti disciplinari di base e al loro sviluppo, ma anche all’eventuale scelta ed attuazione di particolari indirizzi intercurriculari: nell’ambito della collegialità esso si realizza principalmente attraverso la progettualità dei singoli docenti e in relazione alla loro capacità di costruire percorsi didattici comuni.

Il ruolo educativo trova nei POF (Piano dell'Offerta Formativa) e nell’introduzione di attività "parallele" extracurriculari (quasi a ribadire la conflittualità del rapporto tra il ruolo culturale della scuola e quello educativo!), il proprio principale strumento di realizzazione. E’ importante sottolineare che a tale livello le relazioni funzionali tra le componenti istituzionali (OO.CC.) e non- istituzionali del mondo della scuola (la "collegialità informale" ovvero la rete di rapporti con comitati, associazioni anche di fatto, organizzazioni, singoli individui etc), assumono un’importanza centrale nell’elaborazione degli indirizzi e nell’attuazione dei progetti educativi, in particolare per quanto riguarda i rapporti tra scuola e territorio nell’ambito dei molteplici aspetti che possono caratterizzare la situazione economica e sociale locale orientando le esigenze educative in una direzione piuttosto che nell’altra. In questo ambito la "famiglia" è chiamata a svolgere un ruolo centrale. In parte perché il suo ruolo educativo si sovrappone ampiamente a quello della scuola, così che qualsiasi progetto educativo che escluda i genitori è destinato a indebolirsi nel caso migliore se non, addirittura, a creare una condizione di conflitto tra rispettive "sfere di competenza"; in parte perché la famiglia, in quanto nucleo sociale fondante della comunità locale, vive ed interpreta le esigenze del territorio "direttamente", attraverso un esperienza quotidiana dei problemi. Essa rappresenta pertanto il raccordo più naturale tra la Scuola e i suoi dintorni, tra la Scuola e le esigenze della società nel suo complesso.

Il ruolo formativo si sovrappone ai precedenti in quanto investe, nelle sue diverse accezioni, tutte le componenti delle scuola. In questa sede ci interessa sottolineare però l’aspetto più direttamente connesso al discorso sulla collegialità. Ci si riferisce, cioè, alla necessità di individuare il contributo che la formazione può dare all’effettivo funzionamento degli organi collegiali ed al concreto adeguamento della scuola alle esigenze del territorio, potenziando la consapevolezza delle componenti più deboli nel sistema di partecipazione: i genitori e gli studenti. In particolare, i rappresentanti dei genitori negli OO.CC. interni e territoriali devono essere messi nella condizione di svolgere il proprio ruolo, gli devono essere forniti tutti gli strumenti necessari a chè tale ruolo non si limiti ad un patetico teatrino di rappresentanza formale quale quello cui normalmente assistiamo ed a cui abbiamo assistito nel corso degli anni. Come attuare questa formazione-informazione alla collegialità è un capitolo a parte, ma sulla sua necessità ai fini della realizzazione dell’autonomia scolastica non possono esserci dubbi.

 

Verso la riforma degli organi collegiali

Dalla scuola al territorio attraverso un reale coinvolgimento delle famiglie nel mondo della Scuola: che è, poi, coinvolgimento della società civile nella vita istituzionale (la "democrazia "sostanziale"!).

La partecipazione implica, di necessità, almeno due passaggi :

che il cittadino (la famiglia) sia consapevole di avere dei diritti e;

che sappia utilizzare gli strumenti (normativi) per l’esercizio di tali diritti.

La collegialità è in sostanza possibile là dove le componenti coinvolte siano consapevoli dei propri diritti-doveri, e là dove si definisca un’identificazione "sociale" di ruoli individuali.

A tale proposito andrebbero promosse e sostenute tutte le iniziative in grado di favorire lo sviluppo di una mentalità partecipativa, ovvero della capacità dei singoli di prendere iniziative in ambito sociale. D’altra parte, l’assenza di una sponda istituzionale all’iniziativa di singoli o gruppi di persone è, di per sé, un limite oggettivo all’evoluzione di queste iniziative, al loro radicamento sul territorio. Istituzione e società devono, quindi, necessariamente trovare un punto d’incontro, ideale ed organizzativo.

In primo luogo andrebbero potenziate e valorizzate le componenti rappresentative istituzionali (in particolare il ruolo dei rappresentanti dei genitori nei consigli di Circolo e di Istituto e nei consigli scolastici locali), di modo che esse assumano responsabilmente il ruolo di rappresentanza nella consapevolezza dei propri diritti-doveri. Il referente di tali componenti non è e non può essere il dirigente scolastico o il corpo docente; dev’essere la componente rappresentata, ovvero devono essere i genitori in quanto tali, in una forma che trova nel Comitato o nell’Associazione l’assetto più adeguato per l’espressione delle istanze di base.

Il Comitato dei Genitori non dovrebbe essere un organismo a costituzione facoltativa; dovrebbe essere parte degli organi collegiali a tutti gli effetti; dovrebbe avere nella Scuola una sede permanente nella quale riunirsi e grazie alla quale rendersi disponibile come interlocutore privilegiato delle famiglie per tutti quei problemi che esulano dalle competenze riconosciute alle altre componenti scolastiche. Le singole scuole dovrebbero favorire la creazione di uno "sportello per i genitori" costituito e gestito dai genitori stessi: formati ed informati, capaci di formare ed informare a loro volta, di indirizzare, di proporre, di concretizzare e di coadiuvare la Scuola in quanto parte di essa e, come tale, a tutti gli effetti riconosciuta .

E’ chiaro che la conquista di uno status e di uno spazio fisico istituzionalmente riconosciuti rappresentano un punto di arrivo che si è ben lungi dal considerare di facile acquisizione; tuttavia essi rappresentano anche presupposti di importanza strategica fondamentale ai fini di un percorso che porti alla partecipazione consapevole dei genitori al mondo della scuola: partecipazione attiva, s’intende. Là dove le iniziative autonome di pochi individui desiderosi di svolgere il proprio legittimo ruolo, si scontrano spesso con l'ostilità di docenti e dirigenti scolastici che avvertono nella partecipazione della componente genitoriale un’invasione dei propri ambiti di competenza. L’autonomia e la collegialità non possono che partire da una conquista di spazi di legittimizzazione, istituzionali e fisici, non vincolati al "decisionismo" di una componente privilegiata.

 

La scuola tra autonomia e aziendalismo: responsabilità sociale, amministrativa ed elettiva

Il termine "aziendalismo" fa riferimento ad un assetto di governo finalizzato all'efficienza gestionale di un'impresa. Poichè per l'impresa è vitale adattarsi rapidamente ad una domanda di mercato continuamente in evoluzione e proporre prodotti competitivi per invogliare i consumatori a comprarli, il termine scuola-azienda è usato spesso anche per evidenziare il rischio di una trasformazione in merce della cultura, dell'educazione e della formazione: con la scuola-azienda si consuma lo spazio esistente tra un accesso generalizzato e gratuito ad un'istruzione di qualità (l'istruzione come diritto ), accesso gestito attraverso una collegialità rappresentativa, e la tendenza sempre più accentuata verso una scuola in grado di generare, anche a costo di un forte ridimensionamento dei ruoli decisionali, una qualità culturale ed educativa che le permetta di competere sul mercato dell'istruzione. Tra questi due assetti a rappresentare anche paradigmi ideali ed ideologici molto differenti, la scuola dell'autonomia vive in bilico un equilibrio molto instabile. In quanto, mai come in questo caso, efficienza e qualità dell'insegnamento dipendono dalla consapevolezza ed dalla collaborazione di tutte le componenti coinvolte nel mondo della scuola. L'autonomia non si configura affatto come un esperimento fallito, ma come un percorso appena cominciato pur tra mille difficoltà.

Si è ampiamente sottolineato quanto la mancata attuazione dell'autonomia sia stata e continui ad essere influenzata dalla fragilità della partecipazione e dalla mancanza di consapevolezza delle componenti collegiali chiamate ad orientare le politiche scolastiche ancorandole allo sviluppo territoriale. Ma, detto questo, si deve anche sottolineare che in tal senso ha giocato un ruolo ancora più decisivo la somma di inadempienze accumulate da quanti sono chiamati ad amministrare la scuola. Come non si possono trascurare le responsabilità di tutti coloro che, tenuti a controllare l’effettiva attuazione di leggi e decreti, non si sono mostrati all'altezza del proprio compito istituzionale.

 

L'attuazione di un'autonomia scolastica partecipata e partecipativa

E’ necessario che si crei una rete dei Comitati in grado di adoperarsi a che l’esistenza dei comitati dei genitori all’interno della scuola venga legittimata; per affermare l’esigenza di uno spazio fisico nel quale operare, come base di partenza attraverso la quale definire e maturare un proprio ruolo attivo.

Possiamo anche delegare le istituzioni scolastiche perchè si impegnino in progetti volti alla crescita di questa stessa consapevolezza; lo si considera uno strumento necessario ed estremamente utile, ma non è sufficiente. Parallelamente vanno portate avanti due battaglie: la prima (legittimazione dello status dei comitati dei genitori e conquista di uno spazio fisico), attraverso uno sforzo congiunto delle realtà attive già operanti sul territorio; la seconda attraverso progetti, anche istituzionali, che coinvolgano e integrino maggiormente i genitori nella vita della scuola. Questo, se fatto insieme, potrebbe rappresentare quel famoso punto di raccordo tra iniziativa istituzionale e attività sociale, raccordo attraverso il quale realizzare un incontro ideale ed organizzativo auspicabile ai fini della realizzazione di obiettivi comuni ad entrambi.


La pagina
- Educazione&Scuola©