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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Conflitto permanente

di STEFANO STEFANEL

 

La scuola italiana sta vivendo un momento molto difficile. I risultati Ocse Pisa continuano a essere negativi; le prove Invalsi sono diventate momento di scontro e non di confronto, con i Sindacati che cavillano su cosa si deve o non si deve fare e nessuno che avvii un approfondito dibattito su quanto queste prove ci dicono; gli attacchi costanti del Ministro dell’Istruzione e del Presidente del Consiglio alla scuola statale (anche se loro continuano a dire “pubblica”, non ricordandosi che del sistema pubblico già fanno parte le scuole statali e quelle paritarie o parificate); la diminuzione oggettiva delle risorse e degli organici; l’aumento del conflitto tra vari soggetti che si occupano di scuola e l’intromissione della magistratura nella gestione delle scuole. La situazione è resa ancora più difficile dall’applicazione del d.lgs 150/2009, perché sta venendo al pettine la questione dell’organizzazione del lavoro nelle scuole, di competenza dei dirigenti scolastici, ma invasa da molto tempo dalla contrattazione d’istituto. Questo è un punto molto importante dell’attuale passaggio storico della scuola italiana, in quanto sempre di più il servizio scolastico da erogare collide con tutti i diritti contenuti nell’opera omnia dei contratti in vigore. Più ci si avvicina al nuovo anno scolastico e più diventa necessario stabilire con chiarezza chi deve organizzare il lavoro e entro quali limiti.

Riassumerei i termini del conflitto attraverso una elencazione dei testi e delle sentenze più noti:

-      la Circolare n° 7 del 13 maggio 2010 del Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri esclude la possibilità di contrattare i commi dell’art. n° 6 del CCNL del 29 novembre relativi all’organizzazione del lavoro;

-      la Circolare n° 7 del 5 aprile 2011 conferma l’applicabilità del d.lgs 150/2011 senza attendere ulteriori tornate contrattuali;

-      la nota n° 1438 del 27 gennaio 2011 a firma del Direttore generale Luciano Chiappetta invita a contrattare tutto ciò che è previsto dall’articolo 6;

-      la sentenza n° 280/2011 del 14 marzo 2011 del Giudice del lavoro di Venezia  assolve un Dirigente scolastico dall’accusa di comportamento antisindacale per aver derubricato a informativa i commi h), i) ed m) dell’articolo 6;

-      la sentenza n. 3553 del 22 marzo 2011 del giudice del lavoro di Catanzaro ritiene corretta da “degradazione” di citati commi a materia di informazione preventiva;

-      la sentenza n° 417/10 del Tribunale di Perugia considera applicabile senza attendere un’ulteriore tornata contrattuale il d.lgs 150/2009;

-      la sentenza n° 14 del 21 marzo 2011 del giudice del lavoro di Bologna nel condannare per comportamento antisindacale alcuni dirigenti scolastici per non aver voluto contrattare i citati commi, precisa come quanto contenuto nei citati commi “sono materie di confine tra l’ambito della concreta organizzazione del lavoro, ambito escluso dalla contrattazione e l’ambito dell’effetto che le scelte organizzative esercitano sulle condizioni di lavoro degli addetti, ambito che invece è compreso nella contrattazione collettiva”; inoltre detta sentenza precisa anche che “in tali materie, il momento negoziale serve a rendere trasparenti i criteri e le modalità, intesi come criteri e modalità generali, dell’attuazione delle decisioni organizzative, in modo da evitare che le decisioni sull’organizzazione scolastica, di pertinenza del Dirigente scolastico, rechino un indiretto pregiudizio ai diritti e alle situazioni giuridiche soggettive direttamente inerenti il rapporto di lavoro”.

 

MATERIA INGARBUGLIATA

La complessità della materia prevede in primo luogo una decisione univoca del dirigente scolastico, così come precisa il Giudice del lavoro di Venezia: “il Dirigente era tenuto a fornire la propria interpretazione circa l’ambito temporale di applicazione del d.lgs 150/2009”. Questa decisione – che nessuno avrebbe voglia di prendere – è priva del supporto dell’ Amministrazione scolastica (che con una nota contrasta una circolare della Funzione pubblica e varie sentenze di tribunali) e non può attendere alcun supporto dalle Organizzazioni sindacali, tese a contrastare l’erosione del proprio potere contrattuale anche attraverso azioni giurisdizionali dirette contro i dirigenti scolastici. E’ molto interessante constatare come il Ministero della Funzione Pubblica con le due circolari n° 7 del maggio 2010 e dell’aprile 2011 non solo faccia finta di non sapere quello che molti sindacati vanno dicendo in giro, ma non tiene neppure in minimo conto – magari per contrastarlo apertamente - quello che scrive un Direttore generale di un Ministero che gestisce oltre un milione di dipendenti statali.

Anche i commentatori sono divisi: l’avvocato Lorenzo Capaldo dell’Avvocatura dello Stato di Trieste, ad esempio, è in linea con la Funzione Pubblica[1], mentre altri autorevoli commentatori continuano a ribattere con insistenza che per applicare il decreto bisogna attendere una nuova tornata contrattuale nazionale.[2]. Tra questi si distingue Francesco Nuzzaci, che con veemenza continua a sostenere una tesi sostenuta solo in alcune sospensive del 2010 e mai più riproposta nel 2011 da alcuno, secondo cui bisogna attendere la prossima tornata contrattuale nazionale per applicare il decreto. Nuzzaci attacca Anp probabilmente per la sua appartenenza a DirPresidi, ma forse sarebbe il caso cominciasse anche a commentare le sentenze che sopra cito. I sindacati dei Dirigenti scolastici sull’argomento hanno posizioni contrapposte: Anp è per un’applicazione immediata e totale del decreto, la Cgil e la Uil vorrebbero continuare come se il decreto non esistesse.

A quasi nessuno pare interessare il merito della questione: se cioè in una pubblica amministrazione, che ha un dirigente con responsabilità per il servizio erogato, l’organizzazione del lavoro debba essere contrattata o semplicemente comunicata. E’ una questione non da poco, anche perché tutto il meccanismo della contrattazione e del piano di lavoro degli ata passa attraverso un Dsga, che vede la sua figura professionale ingigantita dal Contratto, ma non dalla legge. La previsione iniziale del d.lgs 165/2011 era che competesse al dirigente come organizzare il lavoro, ma poi il Contratto collettivo ha eroso col passare del tempo questa idea iniziale facendo intervenire la contrattazione in qualsiasi settore. Si è arrivati ad una sorta di accordo tra le parti, per cui si contrattava tutto in modo che le scuole dovessero muoversi in modo rigido rispettando l’anzianità e i mansionari, senza grossi slanci e con un’idea del servizio comunque sottomessa ai diritti dei lavoratori e non alle esigenze dell’utenza. Il dibattito attuale però dovrebbe tenere conto di quello che dice il giudice di Bologna, che condanna per comportamento antisindacale alcuni dirigenti scolastici che non hanno voluto contrattare parti dell’art. 6, ma che afferma chiaramente come l’organizzazione del lavoro sia di competenza dirigenziale. Ripeto le testuali parole scritte in sentenza: “concreta organizzazione del lavoro, ambito escluso dalla contrattazione” e ribadisco che queste parole vengono pronunciate da un Giudice che condanna per comportamento antisindacale e che non solleva mai questioni di tempistica. Questo fatto dimostra come neppure la vecchia contrattazione dell’articolo 6 del CCNL del 29 novembre 2007 poteva entrare nell’organizzazione del lavoro e che i criteri potevano solo indicare compensi e metodologie di gestione, non la gestione diretta. Mi sfugge perché sia così difficile ammetterlo, per tutti, sia per coloro che traggono vantaggio da questo, sia per coloro che traggono oggettivo svantaggio da questo e sanno di dover agire in futuro attraverso una modifica legislativa. Tra l’altro ribadisco che neppure il giudice di Bologna mette in dubbio che il decreto sia applicabile da subito e non debba attendere ulteriori contrattazioni collettive. Per cui chi si aggrappa al perenne rinvio dovrebbe farsene una ragione.

Ritenere che l’aumento di conflittualità tra Sindacato e Miur possa migliorare la scuola è un’idea molto singolare, così come singolare è l’intervento di un Direttore generale del Miur a contrastare quanto definisce tramite circolare un Ministro della Repubblica. Quello che sorprende e non poco in tutta la questione è che i giudici vengono chiamati in causa per dirimere la questione solo perché non si vuole discutere a nessun livello la sostanza del problema:

-      quali sono le questioni solo organizzative;

-      quali sono le questioni organizzative che hanno una ricaduta sullo status del lavoratore.

 

SCONTRO FRONTALE

Non comprendo perché faccia tanto piacere uno Stato che perde continuamente davanti ai giudici (graduatorie dei precari, indennizzi ai precari non assunti, piano dei tagli, ecc.) quasi non fosse evidente che non è il Ministro che direttamente scrive le leggi, ma sono i Dirigenti del Ministero che lo fanno e dunque sarebbe auspicabile che le norme fossero scritte in modo chiaro e fossero applicabili senza dubbi. Oggi invece le norme e tutti i documenti ministeriali sono farraginosi, complicati, scritti in modo da creare motivi di impugnativa. Segnalo ai sindacati solo questo: anche se il Governo cambiasse e la linea politica mutasse i Direttori e i Dirigenti del Miur rimarrebbero sempre gli stessi e dunque il problema è che chi Governa ha diritto di indicare la proprie direttive che qualcuno poi trasforma o dovrebbe trasformare in italiano leggibile e in norme a prova di ricorso. Non è così, ma tutti sembrano contenti.

In un interessante documento del marzo 2011 la Flc-Cgil ha indicato alcuni punti deboli del sistema scolastico italiano, praticamente tutti condivisibili. Ciò che non condivido è il senso di soddisfazione per un Miur sempre alle corde e in perenne emergenza. Non può esserci traslazione tra il desiderio che il Ministro venga cambiato e la gioia per una macchina amministrativa che non funziona. Il documento della Flc-Cgil[3] parla di “molestie burocratiche”, ma non pensa ad annoverare tra queste anche quelle cui i sindacati sottopongono le scuole con vessanti richieste, pressioni, minacce. La cartina di tornasole sono gli organici: tutti i Dirigenti scolastico vorrebbero un organico ampio e funzionale e vivono male tagli, perdite di docenti, perdite di classi. I sindacati dovrebbero considerare i dirigenti scolastici come i primi alleati nella lotta contro i tagli. E invece li considerano i primi nemici, quasi che per compiacere il Miur vengano nascosti alunni, disabili, classi. Una vera follia, laddove spesso solo un’organizzazione del lavoro flessibile e ben gestita dal Dirigente scolastico impedisce tagli distruttivi.

La partita, qui come altrove, si gioca sul Contratto collettivo e sulle sue ricadute sul potere dei sindacati. Le opposte tifoserie si schierano su questa lunghezza d’onda, con un sindacato che non vuole arretrare sullo strumento del Contratto collettivo che diventa il fondamento della propria esistenza. Davvero si può ancora pensare che le scuole siano governate meglio attraverso un Contratto collettivo onnicomprensivo e vago, pieno di rimandi, con diritti dei lavoratori chiari e doveri sfumati, con un’attenzione a definire profili ormai fuori dal tempo e non più sostenibili? Le scuole per dare un buon servizio hanno bisogno della flessibilità degli ata, ma se tutto passa anche dalla volontarietà si raggiunge la paralisi organizzativa, non la flessibilità necessaria. Le posizioni politiche sono importanti e così pure le declinazioni dei vari poteri, ma il conflitto non aiuta nessuno, né docenti, né alunni, né famiglie. Esiste in Italia un cupio dissolvi generale, che da un lato enfatizza i tagli orizzontali come necessari (mentre i tagli orizzontali tagliano ad alcuni il superfluo ad altri il necessario), dall’altro vorrebbe gestire una crisi mondiale attraverso variabili indipendenti (occupazione e salari). Tutto questo alla fine produce solo conflitto senza soluzioni, demandando ai giudici l’interpretazione autentica sul futuro della scuola, un’aberrazione da qualsiasi punto di vista lo si guardi. Ma se anche un Giudice bolognese, condannando alcuni dirigenti scolastici per comportamento antisindacale, scrive che l’organizzazione del lavoro non si contratta, perché ci sono in giro gli ostinati che vogliono continuare a contrattarla? Non c’è risposta al desiderio di vincerla ad ogni costo, anche lasciando sul terreno solo macerie.


[1] La contrattazione integrativa d’istituto: il punto sulla questione dell’applicabilità del d.lgs 150/2009, su “Dirigere la scuola”, n° 3, marzo 2011.

[2] Francesco Nuzzaci, Il mestiere del sindacato, su www.edscuola.it del 12 aprile 2011. Nuzzaci sull’argomento è intervenuto più volte.

[3] L’iniziativa della FLC contro le molestie burocratiche, scaricabile dal sito www.flcgil.it nella link: http://1.flcgil.stgy.it/files/pdf/20110322/documento-flc-cgil-proposte-contro-le-molestie-burocratiche.pdf.

 


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