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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

ESSERE E AVERE[1]

di Sara Fornera

Si educa attraverso ciò che si dice, di più attraverso ciò che si fa, ancora e di più attraverso ciò che si è.
Ignazio di Antiochia

INDICE



Essere o avere?

Non voglio alludere ad un approccio ideologico o psicoanalitico di qualunque tipo, mi riferisco molto più semplicemente alle basi dell’apprendimento scolare; sono i verbi ausiliari dell’ apprendimento necessario a costruire ogni tipo di comunicazione, il primo e a volte faticoso passo verso l’apprendimento del linguaggio quindi della convivenza.

Quante volte ognuno di noi si è trovato davanti a questa scelta: essere o avere? Bisogna scegliere, ci è sempre stato detto.

Ma perché? È proprio necessaria questa scelta? Io credo che non sempre sia indispensabile…la mia esperienza personale me lo ha dimostrato: “essere e avere” a volte, in determinate circostanze e in alcuni contesti diventa possibile.

In questo mio articolo Vi voglio raccontare di come spesso sia possibile raggiungere, e soprattutto far raggiungere, essere e avere nel campo dell’insegnamento.

La tanto demonizzata pluriclasse

Per questioni contingenti sia alla particolare conformazione di alcune zone montane, che per il fenomeno della denatalità in alcune piccole realtà di paese, anche oggi, come in passato, esistono classi di piccole scuole che vedono raggruppati, secondo il solo criterio economico del numero, bambini di diverse fasce d’età: le pluriclassi.

Per quel che concerne l’offerta del servizio scolastico questo sembra creare enormi problemi di organizzazione e di conduzione delle attività didattiche. Partendo dal presupposto che ogni classe ha il suo programma, una pluriclasse richiederebbe una articolata gestione dei tempi con notevoli difficoltà per gli insegnanti ed una considerevole riduzione degli spazi di protagonismo degli allievi in ogni singola lezione. Inoltre:

  • nelle pluriclassi sono pochi i bambini e la socializzazione è più faticosa;
  • gli insegnanti devono rapportarsi e comunicare contemporaneamente con alunni di più classi diverse;
  • per mancanza di tempo il programma della singola classe deve “venire ristretto”.

Ad una prima analisi sembrerebbe che i problemi posti da una pluriclasse siano molto onerosi e certo in questo modo gli interventi didattici degli insegnanti sarebbero destinati a fallire, a tutto detrimento dei bambini che vivrebbero poco produttivamente lo spazio culturale offerto dalla scuola[2].

Sembrerebbe opportuno non far frequentare ai nostri figli una scuola che abbia pluriclassi, per assicurar loro così un diritto allo studio più puntuale, presente, costante.

E questo, devo essere sincera, l’ho pensato e creduto anche io, insegnante.

Poi c’è stato un incarico annuale, una supplenza in una pluriclasse con 14 alunni di prima e seconda elementare, in un piccolo paese del Canavese, in una di quelle realtà in cui il tempo sembra non aver fretta di trascorrere, ma rallentare per adattarsi alle stagioni, ai ritmi delle cose e delle persone.

I primi giorni di scuola

Il caos! E nel vero senso della parola.

Ero letteralmente incapace di gestire due classi, due lezioni, due programmi contemporaneamente. Non conoscendo i bambini non sapevo valutare il tempo necessario che avrebbero impiegato per svolgere i compiti, quindi non ero in grado di organizzarmi i tempi di lavoro. E così i “tempi morti” aumentavano sempre più ed io non sapevo come gestirli.

Era dunque necessario individuare gli errori organizzativi, rimodulare quindi modi e tempi dei miei interventi.

L’ errore più grande era stato quello di pensare di rapportarmi ai bambini come se appartenessero a due classi singole e separate. Cosa che non è possibile quando fisicamente lo spazio è uno solo.

La pluriclasse è una classe unica con bambini di età differenti. È questo il nocciolo della questione e il punto di inizio per riuscire a lavorare in modo costruttivo in una realtà così dinamica.

Come?

È innegabile che per l’insegnante il lavoro da svolgere sia esattamente il doppio, ma Vi assicuro che, una volta che lo si imposta correttamente, saranno doppie anche le gratificazioni…ed i risultati, anche se non voglio peccare di presunzione.

Mi sono rimboccata le maniche ed ho provato ad insegnare in un modo per me nuovo fino ad allora.

I due passi principali?

Innanzi tutto programmare tutto nei minimi dettagli è impossibile, ed il primo passo è accettarlo. Certo, conoscendo gli alunni impari a gestire i tempi di lavoro ma, in una pluriclasse, è indispensabile la capacità di improvvisazione perché, per quanto si cerchi di evitarlo, i “buchi” esistono. È normale…questo avviene in una classe normale, figuriamoci quando le classi sono due.

Il secondo passo consiste nell’usare questi “buchi”, far diventare la spiegazione che si dà ai più grandi uno stimolo per i più piccoli che, per spirito di emulazione, vorranno imparare, conoscere dai loro compagni. E la spiegazione ai piccoli diventerà un utile motivo di ripasso per i più grandi.

Ecco risolti i “tempi morti”, quelli in cui l’insegnante spiega ad una classe sola!

La lezione diventa più divertente, anche perché i protagonisti, gli alunni, sono diversi in tutto e per tutto: per esperienze, per bagaglio culturale, per età anagrafica e questo non fa che aumentare l’integrazione tra di loro, il confronto, il dialogo, la partecipazione, l’ascolto. E proprio l’ascolto è fondamentale: ci deve essere “ordine” in una pluriclasse, più che in una classe normale, altrimenti addio lezione divertente.

Vi assicuro che nel momento in cui i bambini capiscono questo, metà del lavoro è stata fatta e la strada che all’inizio era in salita diventa discesa!    

Essere e avere in una pluriclasse?[3]

Sì.

Pluriclasse: “croce e delizia[4]” dell’insegnante.       

Il perché della “croce” lo si sa, ma in questo articolo vi voglio ribadire che  vivere una multiclasse può diventare una vera e propria “delizia”.

Perchè:

  • gli alunni sono solitamente in numero ridotto, quindi gli insegnanti possono avviare in modo più agevole interventi individualizzati;
  • nella pluriclasse è possibile mettere in atto uno degli indicatori più importanti della nuova scuola dell’autonomia: la flessibilità;
  • gli alunni con difficoltà di apprendimento possono ottenere dei risultati anche attraverso il “tutoring”: i compagni delle classi superiori possono infatti aiutare i bambini più piccoli, e questo non fa che aiutare i bambini a crescere in modo maturo e consapevole;
  • tutti possono partecipare attivamente alla vita della scuola perché tutti possono essere ascoltati e interpellati;
  • ognuno ha la possibilità di dimostrare di avere interiorizzato ciò che ha ascoltato perché si ha più tempo per ascoltare ognuno;
  • tra alunni e insegnanti si crea un legame molto forte che ricalca l’atmosfera affettiva ed emotiva di una famiglia;
  • gli alunni imparano a lavorare in autonomia, ne sono praticamente costretti  anche perché se l’insegnante spiega un compito per esempio agli alunni di prima, quelli di seconda devono “fare da soli”. Secondo me questo è un aspetto importantissimo, che aiuta a far crescere in autonomia e far maturare il bambino.
  • si impara l’importanza dell’aspettare. Non si può avere tutto e subito. E questo vale in una classe come varrà poi nella nostra vita di tutti i giorni. Se la maestra parla con la classe seconda l’alunno di prima deve capire che “deve aspettare un attimino” prima di avere la risposta a quello che lui vuole.  

Via libera alla pluriclasse!

Senza dubbio.

Paradossalmente è sempre stato così. Tutte le classi possono essere considerate pluriclassi, a seconda dell’aspetto che si va a prendere come criterio di raggruppamento. E questo secondo me si dovrebbe mettere in atto in ogni classe.

Il bambino è sempre e comunque posto al centro della didattica, come è al centro del mondo, quel mondo che deve scoprire e conoscere anche grazie agli strumenti che noi adulti gli forniamo.

La scoperta, il gioco, la discussione, l’ascolto, la riflessione, la manualità, rendono produttivo il tempo passato a scuola perché i bambini imparano ad essere partecipi e protagonisti del loro apprendimento, imparano ad imparare.

Proprio la pluriclasse in tal caso è una garanzia di efficacia perché, istituzionalmente, è un gruppo di alunni molto limitato nel numero e pertanto ha nel suo interno tutti i presupposti per favorire al massimo l’individualizzazione dei processi di insegnamento – apprendimento.

 

Bibliografia

- Etre et Avoir, di Nicolas Philibert, Francia 2002.
- www.scuola.alto-adige.it
- (L. 5 giugno 1990, n.148, art. 1),
- www.lamaestra.it

Un ringraziamento particolare per la collaborazione e il supporto prestatomi alla Dott.ssa Rosalba Pennisi, dirigente scolastica del circolo di Azeglio (To).


 

[1] Per il titolo ho preso spunto dalla produzione cinematografica Etre et Avoir, di Nicolas Philibert, Francia 2002.

[3] Non dimentichiamo che la finalità generale della scuola elementare (L. 5 giugno 1990, n.148, art. 1), nell’ambito dell’istruzione obbligatoria, concorre alla formazione dell’uomo e del cittadino secondo i principi sanciti dalla Costituzione e nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità individuali, sociali e culturali. Essa si propone lo sviluppo della personalità del fanciullo promuovendone la prima alfabetizzazione culturale. 


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