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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

II Circolo Didattico “G.Mazzini” Frattamaggiore –Napoli_

Anno Scolastico 2004/2005

 

Docente: Pina Montesarchio

 

Laboratorio di Pratiche Filosofiche con bambine e bambini

 

Discutendo s’impara

 

Quali sono le regole della conversazione? E le regole della discussione in gruppo? Rispettare il proprio turno, argomentare le proprie idee, ribattere, cogliere il punto di vista dell’altro, comprendere i messaggi non verbali, sono elementi importanti per lo sviluppo delle competenze linguistiche relazionali.

Quale il ruolo delle emozioni ogni volta che dobbiamo fare scelte e prendere decisioni? Le scelte e le decisioni sono i confini principali del giudizio. Il ruolo dell’emozione è così importante per il pensiero che sarebbe difficile separare l’una dall’altro.

Questo tipo di pensiero, quando ha a che fare con ciò che è importante, è orientamento al valore e senza di esso, il pensiero di livello superiore è privo della componente valoriale. Se esso non include il giudizio di valore rischia di trattare i suoi contenuti in modo apatico, con indifferenza e senza impegno e questo implica che finirebbe per essere diffidente anche verso la stessa ricerca.

Il progetto di filosofia con i bambini “Discutendo s’impara” muove da queste considerazioni introduttive, ritenendo l’educazione al dialogo e all’affettività condizioni importanti per una possibile convivenza civile tra gli uomini.

 

 

Destinatari:

  • alunni di Scuola Primaria Classe Terza Sez. C-D, n° alunni 46

Finalità

  • Far acquisire tempestivamente un habitus di razionalità filosofica che permetta al bambino di porsi in modo critico e creativo nei confronti del mondo e della conoscenza.

Obiettivi Generali

  • creare una comunità di ricerca;
  • attivare e incrementare abilità cognitive complesse;
  • sviluppare la competenza comunicativa;
  • sviluppare atteggiamenti democratici.

Abilità Cognitive

  • di ragionamento (induttivo, deduttivo, analogico);
  • investigative o di ricerca (osservazione, descrizione e narrazione);
  • di elaborazione concettuale (definizione, classificazione);
  • di traduzione (comprensione, ascolto, scrittura).

Attività Mentali

  • stati affettivi;
  • stati affettivo-cognitivi;
  • atti cognitivi e matacognitivi.

Disposizioni mentali

  • meravigliarsi;
  • essere critici;
  • essere inventivi;
  • essere inquisitivi;
  • rispettare gli altri;
  • cercare alternative;
  • cooperare intellettualmente.

Contenuti

  • racconti articolati in forma dialogica (materiale narrativo);
  • esercizi, piani di discussione, attività (materiale esercitativi).

Tempi

  • 4h settimanali in orario curriculare nelle sezioni C-D
Tipo di gruppo e consistenza numerica
  • n. 12 alunni

Spazi da utilizzare

  • Spazi attrezzati all’interno dell’aula: disposizione circolare dei banchi.

Tempi di svolgimento previsti:

  • inizio attività

lunedì 10.30-12.30

giovedì 11.30-13.30

 

Attività:

  • gli alunni saranno chiamati ad argomentare, discutere, confrontarsi con gli altrui punti di vista.
  • all’espressione orale si accompagnerà quella scritta.
  • lavori di rappresentazione grafica dei temi di discussione in una elaborazione originale dei bambini,
  • privilegiando una didattica metacognitiva, si avvieranno gli alunni ad una valutazione che sappia ripercorrere i momenti di ricerca e sia, quindi, formativa.

 

Materiale

L’avvio e lo sviluppo del progetto richiede le seguenti risorse:

  • n.1 lavagna fogli mobili
  • blocchi da 20 fogli sottoparato
  • n.6 marcatori Pentel, nero e rosso
  • matite
  • pastelli giotto
  • fogli A4
  • cartelloni bristol di vario colore
  • colla vinavil
  • n.12 forbicine

 

Metodologia

Dopo la lettura del testo-stimolo si chiederà agli alunni di formulare domande relative ai problemi o alle suggestioni emergenti dal testo.

Sarà importante non discriminare le domande ma accoglierle tutte allo stesso modo, registrandole sulla lavagna ed indicando accanto a ciascuna il nome della persona che le ha formulate.

Una volta registrate e raccolte le domande che costituiscono il progetto operativo per la sessione, cioè gli interrogativi che stimolano ed attivano la ricerca, si passerà ad analizzarle allo scopo di:

  • individuare uno o più temi o filoni di indagine;
  • individuare e chiarire gli interessi euristici e cognitivi del gruppo in una determinata fase del suo processo di crescita e di lavoro.

Il piano di discussione individua ed indica il nucleo di interesse euristico e cognitivo su cui andrà ad indirizzarsi la sessione di lavoro e intorno cui verterà il dialogo.

 

Valutazione

La valutazione prenderà in esame le singole sessioni curando di osservare la conduzione dell’insegnante e la partecipazione degli alunni.

Le competenze acquisite da parte degli alunni riguarderanno l’accertamento in tutte le discipline poiché un percorso filosofico apporta sicuramente contributi in quanto a competenze linguistiche, logico-matematiche, storico-socio-geografiche, musicali, artistiche.

 

 

 

 

 

Frattamaggiore, 25 settembre 2004

Un dettato impegna gli alunni nella trascrizione del brano di Elfie[1] sul quaderno.

 

Ciao,

mi piacerebbe conoscere i vostri nomi ma ho paura di chiederveli.

Forse se vi dico il mio nome mi direte il vostro. Il mio nome è Elfie.

Difficilmente chiedo qualcosa a qualcuno. Non so perché, non ho nessuna buona ragione, ho solo paura di farlo. Ho paura perché la gente potrebbe scoprire che non so niente. Vedete questo è il mio segreto. Sinceramente, non so nulla.

Ad eccezione del fatto, certamente, che questa è l’unica cosa che so.

Segue la lettura ad alta voce. Una lettura attenta, che impara a leggere anche le virgole e i punti in un clima di silenzio e di ascolto.

Infine, la spiegazione del brano letto.

I bambini tratteggiano, senza difficoltà, la figura di Elfie di cui risulta chiara la timidezza e l’insicurezza nel rapportarsi ai suoi coetanei.

Chiedo agli alunni se, dopo aver così esaurientemente spiegato il brano, pur qualcosa ancora rimane non spiegato.[2]

 

Antonio: Perché Elfie è timida?

Ilena: Perché Elfie ha paura?

Vincenzo: Perché Elfie fa qualcosa che non ha una buona ragione?

Samuele: Perché Elfie dice che non sa nulla?

Antonio: Perché Elfie nasconde un segreto?

 

I bambini si impegnano nel rilevare dalle domande i seguenti temi di discussione:

  • la timidezza,
  • la paura,
  • le buone ragioni,
  • il non sapere,
  • i segreti.

 

La scelta del tema di discussione viene così motivata[3]:

Samuele: Scelgo di discutere “la paura” perché è un problema, perché se uno ha paura gli altri lo prendono in giro.

Maria: Io scelgo di discutere “la timidezza perché se un bambino è timido non chiede spiegazioni alla maestra.

Valentina: Se ho un segreto che è solo mio non lo devo dire.

 

Gli alunni, dal confronto delle diverse posizioni, mostrano un interesse particolare per i segreti.

La difficoltà di tenere un segreto, la voglia di dirlo agli altri s’accompagna poi alla paura di essere traditi.

 

Piano di discussione: i segreti.

Si può tenere un segreto?

Vincenzo: Se ci riesci, si.

Cosa vuol dire se ci riesci?

Samuele: se lo riesci a mantenere in te.

Antonio: Quando hai un segreto lo devi mantenere per te, lo devi dire solo ai tuoi compagni, agli estranei no.

Un amico sa tenere un tuo segreto?

Vittoria: Se hai un segreto non lo devi dire sennò non è più un segreto.

 

La lezione termina con la valutazione.

Saper rilevare gli errori rappresenta un momento importante sul piano della formazione.

Ascolto….tutti hanno ascoltato tutti? I bambini disegnano un sole tra le nuvole.

La partecipazione….uguale giudizio.

Il tema della discussione è stato approfondito? Ancora altro restava da dire, ma il tempo ha tagliato spazio agli interventi degli altri alunni[4].

E l’insegnante? I bambini disegnano un sole che splende.

 

Il docente, nel suo ruolo di facilitatore del processo dialogico ha il compito di mettere a fuoco questioni e problematiche che appaiono indistinte o confuse, sollecitare chiarificazioni, esempi, argomentazioni, definire criteri, favorire l’autonomia di pensiero.

La sua voce si inserisce nel dialogo tra i bambini come mano che sorregge, che aiuta, che da forza:

  • il tuo punto di vista è divergente rispetto a quanto si sta sostenendo, tuttavia…potrebbe essere che…
  • tu prima hai sostenuto che…forse potresti aiutare il gruppo…il compagno…a riflettere su ciò…?
  • potremmo esprimere questa idea in un altro modo?
  • è proprio questo che intendevi dire?
  • non è del tutto chiaro cosa si intende per…puoi spiegarlo meglio?
  • come giustifichi questa affermazione?
  • come sei arrivato ad affermare questo?
  • che cos’è la giustizia, (il bene, il male, la verità) ?
  • prima lui aveva detto che…possiamo tenere presente anche questo intervento?
  • a questo punto possiamo dire che, dopo essere partiti dalla domanda X, siamo arrivati a definire…e quindi abbiamo stabilito che…

Leggo, nella valutazione che i bambini hanno espresso sul lavoro di conduzione dell’insegnante, l’entusiasmo di aver vissuto un tempo interamente dedicato al dialogo.

La valutazione sulla mia conduzione della sessione di lavoro è molto più severa.


 

[1] M.Lipman, Elfie, Liguori Editore 1999 pag.17

[2] Socrate non ha lasciato nulla di scritto. Nel Fedro, Platone giustifica questa scelta facendogli dire quanto segue:

L'alfabeto ingenera oblio nelle anime di chi lo imparerà: essi cesseranno di esercitare la memoria perché fidandosi dello scritto richiameranno le cose alla mente non più dall'interno di se stessi, ma dal di fuori, attraverso segni estranei: ciò che tu hai trovato non è una ricetta per la memoria, ma per richiamare alla mente. Nè tu offri vera sapienza ai tuoi scolari, ma ne dai solo l'apparenza, perché essi, grazie a te, potendo avere notizie di moltissime cose senza insegnamento, si crederanno d'essere dottissimi, mentre per la maggior parte non sapranno nulla; con loro sarà una sofferenza discorrere, imbottiti di opinioni invece che sapienti. C’é un aspetto strano che in realtà accomuna scrittura e pittura . Le immagini dipinte ti stanno davanti come se fossero vive , ma se chiedi loro qualcosa , tacciono solennemente .Lo stesso vale pure per i discorsi : potresti avere l' impressione che parlino , quasi abbiano la capacità di pensare , ma se chiedi loro qualcuno dei concetti che hanno espresso , con l' intenzione di capirlo , essi danno una sola risposta e sempre la stessa . Una volta che sia stato scritto poi , ogni discorso circola ovunque , allo stesso modo fra chi capisce , come pure fra chi non ha nulla a che fare e non sa a chi deve parlare e a chi no . E se é maltrattato e offeso ingiustamente ha sempre bisogno dell' aiuto dell' autore , perchè non é capace nè di difendersi nè di aiutarsi da solo. Fedro, 275 a-b

Il testo, sia esso un racconto, un brano musicale o un dipinto, svela il suo significato se interrogato. La domanda è: il testo risponde a chi e come?

Il testo nella comunità di ricerca risponde agli interlocutori nei modi in cui è stato interrogato e risponde in modo sempre nuovo perché problemi sempre nuovi è possibile far emergere.

 

[3] La metodologia qui seguita è quella relativa all’uso del curricolo di Philosophy for Children, progetto educativo nato negli USA negli anni settanta ad opera di Matthew Lipman del Montclaire State College del New Jersey e diffuso in tutto il mondo con l’istituzione di numerosi centri di studio e sperimentazione del programma. Il progetto educativo è costituito da una serie di racconti in forma dialogica in cui i protagonisti, bambini, adolescenti, adulti, animali, dialogano sui problemi e questioni di natura filosofica: il valore della vita, il pensiero, il rapporto mente-corpo, la verità, la giustizia, emergenti dalla loro esperienza. Ogni racconto è corredato da un manuale per il docente in cui sono indicate direttive metodologiche per l’approfondimento del lavoro educativo con piani di discussione, esercizi, attività stimolo. La finalità generale è l’educazione al pensiero logico e al tempo stesso alla riflessione sulla propria esperienza e sul comportamento individuale e sociale.

Dopo la lettura del testo-stimolo (generalmente si tratta di un brano di un racconto del curricolo) si chiede agli alunni di formulare domande relative ai problemi o alle suggestioni emergenti dal testo.

Nell’agenda si registrano e si raccolgono le domande, cioè gli interrogativi che stimolano ed attivano la ricerca per analizzarle allo scopo di: individuare uno o più temi o filoni di indagine. Sulla scorta dell’individuazione dei temi di indagine e/o degli orientamenti euristici si passa infine alla redazione del piano di discussione che individua ed indica il nucleo di interesse euristico e cognitivo su cui andrà ad indirizzarsi la sessione di lavoro e intorno cui verterà il dialogo. In quanto le domande sono analizzate e riformulate con la partecipazione ed il contributo di tutti i componenti del gruppo in questa fase non è più necessario indicare i nomi dei diversi soggetti, ma piuttosto è importante sottolineare come il piano di discussione sia il prodotto di una attività di pensiero e di ricerca condivisa.

 

[4] Afferma Gadamer, “Un dialogo è qualcosa in cui si capita, in cui si viene coinvolti, del quale non si sa mai prima cosa ne salterà fuori, e che si interrompe non senza violenza, perché c’è sempre ancora d’altro ancora da dire. Ogni parola ne desidera una successiva; anche la cosiddetta ultima parola, che in verità non esiste”.


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