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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

LA DOCUMENTAZIONE SCOLASTICA: UNO SGUARDO AL DI LA' DELLE NOSTRE FRONTIERE

di Andrea Torrente

 

Lo sviluppo delle reti di comunicazione, i nuovi bisogni di formazione richiedono delle importanti evoluzioni nei sistemi educativi. Le istanze internazionali sottolineano ormai regolarmente la necessità della messa in funzione di sistemi educativi che permettono non soltanto una formazione iniziale dei giovani, ma anche una formazione lungo tutto il corso della vita. In questo contesto, le biblioteche ed i centri-risorse rivestono un’importanza fondamentale.

La Conferenza Generale dell’UNESCO, tenutasi nel mese di Novembre 1999, ha approvato un “Manifesto della Biblioteca Scolastica” in cui si legge, fra l’altro, “… la biblioteca scolastica fa parte integrante del processo educativo e deve adempiere le sue funzioni elaborando una corretta politica di acquisti, utilizzando programmi funzionali al suo più proficuo sfruttamento, selezionando ed acquisendo le risorse necessarie, assicurando l’accesso materiale ed intellettuale alle fonti d’informazione appropriate, offrendo degli strumenti didattici ed impiegando personale qualificato.”.

La questione della documentazione è, ormai, strettamente legata a quella dello sviluppo dell’uso delle tecnologie della comunicazione e più particolarmente di Internet. Così, il rapporto dell’UNESCO, redatto in occasione del Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione, pone la questione dell’accesso generalizzato alle “risorse informative ed intellettuali” e sottolinea i gravi squilibri fra i cosiddetti Paesi sviluppati e gli altri. (cfr. Guttman Cyntia, “L’education dans et pour la société de l’information”, pubblicazione dell’UNESCO anno 2003).

Un’altra questione che interessa prioritariamente le istanze internazionali è quella delle prestazioni dei diversi sistemi scolastici.

Le valutazioni formano ormai l’oggetto d’attenzione da parte dei responsabili dei diversi sistemi educativi. Infatti, un’inchiesta come PISA (Programme for International Students Assessment), realizzata in trentadue Paesi, tenta di sapere se “le scuole preparano gli alunni a partecipare pienamente alla vita nell’attuale società”. Essa esamina in particolare “quali sono le strutture e le pratiche pedagogiche che ottimizzano le possibilità di successo per gli alunni appartenenti a strati sociali sfavoriti” e cerca di determinare “l’impatto sui risultati degli alunni e della qualità delle risorse di cui essi dispongono”.

E’ importante sottolineare che “il fondamento di PISA è un modello dinamico di apprendimento, nel quale le nuove conoscenze ed i saper-fare necessari per riuscire ad adattarsi in un mondo in continuo mutamento, sono acquisiti in maniera continua da ciascun individuo …. PISA misura non soltanto le conoscenze ed i saper-fare degli alunni, ma pone anche delle domande sulle loro strategie, sugli interessi che essi privilegiano e sui diversi tipi di situazioni di apprendimento che sono più confacenti al loro stile”.

In qual maniera i diversi Paesi applicano queste raccomandazioni? Sarebbe particolarmente interessante condurre uno studio comparativo su questo tema, ma i materiali che possono permettere la sua realizzazione non sono dappertutto ben costituiti. Per alcuni Paesi, forse i più avanzati in proposito, si dispone di tutta una serie di elementi. Così, ad esempio, per la Francia il rapporto dell’Ispettorato Generale dell’Educazione Nazionale (I.G.E.N) sulle politiche documentaristiche ha redatto uno stato dei luoghi dello sviluppo della documentazione negli istituti scolastici francesi.

Per l’Inghilterra, la valutazione dell’Office for Standards in Education (Ofsted) consente di comprendere con precisione il ruolo delle biblioteche e, quando esistono, dei Centri di Documentazione d’Istituto negli istituti scolastici.

In questi Paesi ci si può avvalere di professionisti del settore, i quali, sovente, sono riuniti in associazioni strutturate.

Per altri Paesi si dispone soltanto di elementi di conoscenza che derivano da fonti di informazione eterogenee le quali, comunque, ci consentono di distinguere tre situazioni:

§         Paesi nei quali funzionano da molto tempo i Centri di Documentazione d’Istituto, che inglobano sempre più spesso la biblioteca scolastica, i quali sono ritenuti un luogo di apprendimento privilegiato (Paesi a forte tradizione documentaristica);

§         Paesi che hanno preso coscienza del problema, ma che non hanno i necessari mezzi finanziari (Paesi che hanno progetti ambiziosi);

§         Paesi che lasciano queste questioni ad un livello locale di decisione o di opportunità.

Paesi a forte tradizione documentaristica

Questa prima categoria di Paesi è caratterizzata da una ferma volontà di disporre non soltanto di uno spazio-biblioteca all’interno della struttura scolastica, ma anche di un Centro di Documentazione d’Istituto, gestito da un corpo di professionisti del settore. Esistono delle reti di documentaristi, le quali sono attive particolarmente sotto forma associativa. I poteri pubblici, quelli locali in particolare, finanziano e seguono con attenzione gli sviluppi e l’efficacia dell’attività di documentazione nelle scuole.

Abbiamo scelto di esaminare la situazione dell’Inghilterra, del cantone di Ginevra e del Québec, paesi nei quali esiste un impegno storico molto forte e che sono a stadi diversi della loro evoluzione. Ho omesso di trattare della situazione della Francia, che pure ha una tradizione documentaristica molto forte, poiché è stata oggetto di un mio studio pubblicato sulla rivista Scuola & Amministrazione un quinquennio addietro.

L’Inghilterra

In Inghilterra le libraries sono un importante elemento della vita delle scuole. Charles Clarke, Segretario di Stato per l’Istruzione, sottolinea il ruolo della biblioteca impiegando il termine cuore della scuola e precisando che si tratta dapprima di apprendimento per l’allievo: “The school library is the heart of a school, which itself has learning at its core”.

Nel suo lavoro di valutazione l’Office for Standards in Education (Ofsted) distingue la qualità dell’insegnamento propriamente detto – quality of teaching – la maniera in cui gli alunni apprendono – how well pupils learn – il lavoro degli alunni – the quality of assessment of pupils’work.

Il protocollo utilizzato dagli Ispettori (www.ofsted.gov.uk/publications/docs/hb2003/sechb03/hmi1360-13.html#01) evoca il ruolo della library attraverso il lavoro degli alunni: molta attenzione deve essere portata allo sviluppo delle capacità di lavoro autonomo e collaborativo “…. When working alone, they focus on the task in hand and are productive when closely supervised and when working independently, for example in the library”.

Un’appendice di questo protocollo (Appendix D: Inspecting School Libraries and Learning Resource Centres: www.ofsted.gov.uk/publications/docs/update36/update36-08.htm) invita gli Ispettori a non lasciar pensare che essi considerano la library come periferica, ciò condurrebbe sicuramente a delle delusioni: “… this causes disappointment to librarians and teachers with responsibility for libraries when their contribution is effective”.

Ma, al contrario, essi devono fare riferimento alla library in ogni punto del loro rapporto, allorquando vi è in impatto significativo (positivo o negativo che sia) sugli apprendimenti e sulla qualità dell’educazione, e nel contempo approfondire il suo ruolo in maniera specifica. Viene proposto un insieme di useful questions in un contesto da Progetto d’Istituto: come la library e il librarian contribuiscono al lavoro collettivo per le finalità comuni a tutta la scuola “… bringing together whole-school issues?”

Infatti, i rapporti – consultati via Internet – si riferiscono essenzialmente al primo punto; essi menzionano la biblioteca, seguendo gli items, e privilegiano essenzialmente quattro aspetti:

-      L’accoglienza e la situazione: “The library is welcoming and well located at the centre of the school… It is welcoming and provides an attractive environment, calculated to encourage reading for pleasure as well as for information.” (www.ofsted.gov.uk/reports/122/122091.htm )

-      Il sostegno apportato alla lettura: qualche istituto ha messo a punto delle lezioni di biblioteca “The school has instituted specific library lessons to encourage and develop reading skills.”  (www.ofsted.gov.uk/reports/122/122101.pdf)

-      L’invito all’esercizio di responsabilità da parte degli alunni: “Opportunities are given to pupils to take responsibility in school, for exemple, by acting as house captains, by working as monitors in library, etc.” (www.ofsted.gov.uk/reports/122/122080.pdf )

-      L’accesso possibile alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in biblioteca. Altre osservazioni sono relative alla qualità del fondo documentario, per sottolinearne alcune lacune library stock needs updating”, “there is no media studies journal available in the library.” (www..ofsted.gov.uk/reports/122/122054.pdf) oppure per mostrare le relazioni fra una biblioteca principale e le biblioteche settoriali (matematica, biologia, chimica, ecc.). In un rapporto ( Chichester High School for girls, Maggio 2000, in www.ofsted.gov.uk/reposrts/126/126063pdf ), si rileva la nozione di learning resource centre che ha come base la library ed è utilizzato sia durante che al di fuori del tempo scolastico.

Secondo una brochure di promozione dell’azione documentaria, dal titolo “School Libraries – Making a Difference”, numerose libraries avrebbero preso questo nome o quello di “Open Learning Center” (O.L.C).

(www.schoollibrariesadvocacy.org.uk/toolkit/making_a_difference.pdf).                                

Per quanto riguarda i responsabili delle libraries, la loro denominazione sembra stia per evolvere da school librarians a learning resource centre menagers per tradurre con maggiore chiarezza le funzioni di animazione e di  pilotaggio e per insistere sul ruolo del centro negli apprendimenti degli allievi. (www.lisjobnet.org.uk/jobseek/school.pdf)

Le visite effettuate dal corpo ispettivo nel Northamptonshire confermano che gli alunni hanno agevole accesso alle risorse attraverso le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, che sono dappertutto. Inoltre, nelle scuole sono state create delle “open study areas”, ossia degli spazi aperti in cui gli alunni possono andare a lavorare sia in gruppo che individualmente. Tre tecnici ed un website manager assicurano il funzionamento tecnico delle strumentazioni. L’assistenza è completata da un gruppo di sostegno composto da una ventina di genitori volontari.

In altre realtà locali l’organizzazione è per poli disciplinari: un insieme di aule di matematica, ad esempio, è dotato di uno spazio di lavoro specifico detto egualmente open area.

Dall’esame delle diverse esperienze didattiche condotte in diverse scuole, si evince la preoccupazione di favorire negli alunni lo sviluppo dell’autonomia, coinvolgendo gli insegnanti nell’analisi delle difficoltà incontrate dagli alunni medesimi.

Sarebbe, quindi, opportuno riflettere su questa nozione di lavoro autonomo degli alunni nel più vasto quadro di elaborazione di una politica d’istituto.

I nuovi Centri di Documentazione d’Istituto potrebbero consentire di dare agli alunni il senso del lavoro individuale o di gruppo, della vita collettiva ed associativa, della responsabilità e dell’impegno personali.

La Svizzera

In Svizzera, secondo Madeleine Duparc, presidente del gruppo dei bibliotecari-documentalisti della Scuola Secondaria post-obbligo del Cantone di Ginevra, i Cantoni di Ginevra e del Tessin si sono dotati di una rete di Biblioteche e di Centri di Documentazione Scolastica, chiamati Servizi di Informazione e di Documentazione (S.I.D), il cui funzionamento è particolarmente soddisfacente. In maniera più generale, ella stima la situazione come assai soddisfacente per l’insieme della Svizzera a livello di scolarità dai 16 ai 19 anni, mentre apparirebbe ineguale per il livello di scolarità dai 12 ai 15 anni. Tutte le Scuole Secondarie di primo e secondo grado del Cantone di Ginevra dispongono di una Biblioteca Scolastica e di personale specializzato. (cfr. Duparc, Madeleine “La Suisse, bonne élève en C.D.I” in Bibliothèques, n° 11-12 Décembre 2003)

In una scuola secondaria di secondo grado, post-obbligo, c’è normalmente un Centro di Documentazione costituito da un vasto spazio principale e da parecchie aule annesse. Il fondo documentario è, generalmente, abbastanza ricco e viene utilizzato sia dagli insegnanti che dagli alunni.

I documentalisti non sono degli insegnanti, ma hanno uno statuto di professionisti della documentazione. Nel Cantone di Ginevra esistono tre gradi di documentalisti:

v     Bibliotecario – Documentalista;

v     Bibliotecario – Documentalista responsabile di un’unità documentaristica;

v     Bibliotecario – Documentalista, responsabile della biblioteca, qualora ci siano almeno cinque documentalisti. Attualmente questo grado non è presente nelle scuole, poiché non vi sono strutture tanto grandi.

Gli interventi pedagogici dei documentalisti si effettuano a richiesta degli insegnanti e per un lavoro ben preciso. Di solito è fornito aiuto agli studenti dopo un certo tempo di ricerca da parte loro. In alcuni momenti, possono essere accolte anche intere classi, particolarmente al primo anno per un’iniziazione e al terzo anno per i lavori dell’esame di “Maturité” (equivalente al Baccalauréat francese).

Un punto forte di questa organizzazione sembra essere il lavoro in rete, in particolare per la qualità dell’assistenza informatica. E’ utile sottolineare una reale prossimità fra quest’organizzazione e quella della vicina Francia. Le riflessioni pedagogiche si congiungono, come pure sono abbastanza simili la formazione alla ricerca d’informazioni ed alla produzione di un lavoro personale che gli alunni devono presentare al loro esame di Maturité.

Il Québec

Il Québec ha contribuito alla nascita del modello francese di Centro di Documentazione d’Istituto. Infatti, si sa che sin dall’inizio degli anni settanta il Québec disponeva già di biblioteche scolastiche ben integrate. Oggi, la formazione all’informazione nel Québec è consolidata in maniera forte, forse più che in Francia, poiché essa è considerata competenza trasversale da acquisire, essendo la responsabilità di tale formazione affidata ai docenti di tutte le discipline.

Malgrado ciò, la situazione delle biblioteche scolastiche è giudicata allarmante da diversi responsabili. Nel 2002 è stata creata una “Coalition pour les bibliothèques scolaires” e nel Marzo del 2004 è stata pubblicata una memoria dal titolo “Briller parmi les meilleurs avec la bibliothèque scolaire” nella quale si ricorda, da un lato, il ruolo essenziale della biblioteca come ambiente d apprendimento stimolante per gli alunni e luogo di scoperta di risorse pedagogiche per i docenti; d’altra parte constata, con la fredda aridità dei numeri, la diminuzione degli addetti (da 125 professionisti nel 1992 ad una quarantina nel 2004).

Dei lavori condotti in partenariato fra la Francia ed il Québec hanno fatto avanzare la riflessione sulle pratiche di formazione degli alunni alla ricerca documentaristica. Il programma “Formanet” (www.ebsi.umontreal.ca/formanet/) ha permesso degli scambi regolari fra documentaristi del Québec e della Francia ed è andato al di la del semplice confronto di pratiche documentarie, preconizzando delle strategie di lavoro. Sarebbe anche auspicabile una ripresa egli scambi sotto l’angolo visuale della “valutazione delle competenze informatiche o del resettaggio dei Centri di Documentazione d’Istituto”.

Paesi che hanno progetti ambiziosi

Una seconda categoria di paesi può esser presa in esame grazie alla sua percezione globale dell’importanza delle biblioteche nella riuscita scolastica degli alunni e come elemento di trasformazione del sistema educativo nazionale. Si tratta chiaramente di affrontare delle sfide educative e di adattare il sistema ai cambiamenti rapidissimi della società. Le biblioteche scolastiche sono considerate come degli spazi di formazione, di cultura, di risorse e sono degli strumenti moderni e privilegiati per una buona integrazione nella società dell’informazione.

La creazione di un corpo di professionisti ad hoc è ritenuta un elemento fondamentale. In alcuni casi, questi programmi beneficiano di aiuti esterni. Ad esempio, la Francia accorda il suo sostegno esportando le sue competenze in materia di formazione.

La Romania

In questa nazione, da cinque anni, è stato lanciato un programma di creazione dei Centri di Documentazione d’Istituto in un contesto di riforma generale dell’insegnamento in ambiente rurale.

Un programma denominato “Educazione all’informazione in ambiente rurale sfavorito” (www.culture-france.ro/fra/interior_presentation_reseau_mission.htm) è stato messo in funzione. La Francia apporta un aiuto, a diversi livelli e particolarmente in materia di formazione.

L’Ecole Superieure de l’Education Nazionale (E.S.E.N) é direttamente coinvolta in questa operazione per la formazione degli Ispettori e dei Capi d’Istituto, mentre l’Institut Universitarie de Formation des Maitres (I.U.F.M) di Reims interviene per la formazione dei documentaristi. (www.esen.education.fr/relations_inter/promotion.phtml)

Per Colette Ring, responsabile del Centro Risorse dell’E.S.E.N, la quale è intervenuta a diverse riprese in questo programma, “l’implantation des C.D.I amorce dans les établissements roumains une dimension vie scolaire jusque-là inconnue. Per lei “la réussite du projet, à ce jour, est réelle, elle repose prioritairement sur l’importance qui a été donne à la formation des cadres concernant la mise en oeuvre d’une politique documentaire au sein d’un établissement scolaire”.

Con l’aiuto della Banca Mondiale, alla fine del 2004 sono ben 700 i Centri di Documentazione d’Istituto realizzati, mentre si prevede che alla fine del 2007 il loro numero arriverà a ben 2500.

Jacques Faugeroux, esperto presso il Ministero dell’Educazione e della Ricerca rumeno, capo del progetto all’Ambasciata di Francia a Bucarest, considera come acquisizione essenziale che “la modification récente de la loi de l’enseignement intègre le C.D.I et le Statut de professeur-documentaliste” e ci vede un elemento forte per “l’adaptation du système èducatif roumain aux standards européens, à l’orée de l’entrée de la Roumanie dans l’Union Européenne”, oltre che un sensibile rafforzamento della francofonia.

Il Mali

Anche nel Mali, da circa un triennio, si segnala a livello nazionale un progetto di cooperazione bilaterale chiamato “Sostegno alla filiera del libro”. Lo sviluppo delle Biblioteche Scolastiche è un aspetto importante del programma che s' inserisce in una rifondazione del sistema educativo del Mali. Per Modibo Bah, responsabile dell’Ufficio Biblioteche Scolastiche del Mali, il progetto segue le diverse azioni condotte negli ultimi vent’anni in materia di sostegno alla lettura pubblica. Egli, inoltre, insiste molto sulla necessità della formazione. Al momento attuale, la maggior parte del personale del Mali ha seguito una formazione lunga in Francia, sulla base di un protocollo predisposto allo scopo. Parallelamente, è stato creato un appoggio sul posto grazie all’invio di un documentarista francese. Modibo Bah nutre il proposito di proporre al suo governo l’attuazione di una vera politica documentaristica che si faccia carico sia della formazione del personale sia della formazione degli utenti. Questo piano ambizioso può trarre partito dalla cooperazione con altri paesi nel corso degli anni, come quella fra il Lycée Guez-de-Balzac di Angoulème ed il Lycée Cabral di Ségou; grazie a degli scambi si sono potute realizzare delle azioni interessanti in materia di sviluppo dell’educazione all’informazione.

Il Portogallo

In Portogallo, il programma Lanciare la Rete di Biblioteche Scolastiche è stato definito nel 1995 seguito di un rapporto sul livello di lettura dei bambini portoghesi che dimostrava l’esistenza di uno stretto rapporto fra l’accessibilità a degli spazi di lettura e il livello della capacità di leggere da parte degli allievi. L’obiettivo da perseguire è che ogni biblioteca diventi un centro di iniziative, centro che sarà inserito nella vita della scuola e che sarà aperto alla fruizione da parte della comunità locale. (cfr. Atti del Seminario Internazionale “Concevoir les établissements scolaires dans une société de communication: bibliothèques et Centres de Documentation” , Lisbona, Giugno 1999, OCDE).

Secondo Maria Teresa Calçada, coordinatrice di questa rete presso il Ministero dell’Educazione, 1400 scuole fanno parte della Rete, di cui circa 800 sono Scuole Secondarie di primo e di secondo grado, cioè pari al 60% delle scuole di questo livello. L’obiettivo del programma della Rete è di raggiungere il 100% di queste scuole.

Questi centri-Risorse sono animati da degli insegnanti scelti dalla direzione della scuola in funzione delle loro competenze; il Ministero dell’Educazione accorda ai docenti che lavorano in biblioteca, chiamati anche professori-coordinatori, un orario settimanale di 22 ore. Per questo personale ancora non è prevista una qualificazione specifica obbligatoria, ma essa è, comunque, raccomandata. A questo scopo sono organizzate delle azioni di formazione continua.

Quando la qualificazione sarà obbligatoria ed il reclutamento debitamente regolamentato, i professori-coordinatori dovranno prendere il titolo di professori-bibliotecari, che sembra più adatto alle realtà del lavoro da effettuare.

Paesi dove l’iniziativa di sviluppo resta locale

La terza categoria raggruppa dei paesi che lasciano lo sviluppo delle biblioteche scolastiche o dei Centri di Documentazione all’iniziativa locale. La nozione di politica documentaristica è inesistente a livello nazionale e, di conseguenza, la presa di coscienza del suo impatto sulla riuscita scolastica non esiste.

Tuttavia, si trovano pressoché dappertutto degli insegnanti, dei capi d’istituto, dei responsabili di collettività territoriali che sviluppano dei progetti su dei territori meno vasti dell’ambito nazionale.

Molto spesso, queste operazioni si realizzano coniugando un appello a degli insegnanti di buona volontà o con un servizio di documentazione incluso nel loro servizio, un intervento di genitori o ancora di professionisti delle biblioteche, in genere reclutati localmente.

Il Belgio

In Belgio, alcuni istituti incominciano a dotarsi di Centri di Documentazione d’Istituto alla francese. E’ ad esempio il caso dell’Institut “Frans Fischer” a Schaerbeeck, nei sobborghi di Bruxelles. Dopo parecchie visite in Francia, il capo d’istituto e gli insegnanti sono stati convinti dell’interesse che un Centro di Documentazione integrato )nel loro istituto poteva presentare per i loro alunni. E’ stato attrezzato un vasto spazio, è stato costituito un fondo documentario e sono state installate delle strumentazioni informatiche adatte alla bisogna.

Per l’apertura a tempo pieno del Centro, sono state reclutate due persone e la formazione è stata organizzata dal Centre Régional de Documentation Pédagogique (C.R.D.P) di Lille. Questo Centro di Documentazione parte con un partenariato con la Biblioteca Municipale e con l’obiettivo di interconnessione dei cataloghi.

La Spagna

In Spagna, secondo un Ispettore, le biblioteche scolastiche sono un argomento praticamente dimenticato, malgrado alcune regioni ne facciano un chiaro obiettivo, circa una ventina di anni addietro.

Così, nella comunità di Valencia, una Legge del 1986 prescrive che sarà promossa la creazione di biblioteche scolastiche, ma nella realtà poco o nulla è stato fatto.

In alcune regioni, alcune equipe hanno creato dei Centri Risorse assai somiglianti ai C.D.I, infatti, nei Paesi Baschi il centro solastico di Almen a Mondragon si è dotato di un Centro di Informazione e Documentazione (Informazio eta Dokumentazio Zentrua) che funziona con un solo documentarista. Da sottolineare che il Centre Régional de Documentation Pédagogique (C.R.D.P) dell’Aquitania ha contribuito alla formazione del personale.

In Andalusia, dove le tecnologie dell’informazione e della comunicazione beneficiano di un programma strutturato (Rete Averroes), pochi istituti hanno una visione moderna della biblioteca scolastica/centro-risorse, che resta allo stadio di un armadio in una stanza. Allorquando essa esiste e funziona come spazio di lavoro per gli alunni, la responsabilità la responsabilità della struttura è affidata ad un professor de guardia.

La visita di numerosi siti WEB d’istituto conferma con testi ed immagini la visione molto limitata del ruolo della biblioteca, ivi compresi gli istituti molto moderni. (cfr. IES Gaviota, Almeria, www.juntadeandalucia.es/averroes/-14008068/nuestra biblioteca.htm)

La Germania

In Germania, il concetto di biblioteca scolastica, luogo di lettura o di apprendimento, non è presente, come non lo è il concetto di vita scolastica. Ho letto il rapporto di un collega che aveva visitato il Gymnasium di Sarrebruck frequentato da circa 800 alunni di età compresa fra gli 11 e i 18 anni, provenienti tutti da ambienti medio-alti. La sua immagine è quella di un istituto che annette un’importanza estrema allo studio delle scienze. La nozione di biblioteca riveste per il capo d’istituto parecchie dimensioni senza rapporto alcuno con il Centro di Documentazione d’Istituto. Infatti, si scopre in sala professori una documentazione destinata ai soli insegnanti, documentazione che appare poco recente e non gestita. Vi è una biblioteca destinata agli alunni, essa è ospitata in ambienti angusti, con dei mobili vecchi ed una scarsa dotazione libraria. La lettura sul posto è impossibile, l’apertura è assicurata al momento dell’interclasse, grazie ad un docente volontario. In genere alunni e docenti possono servirsi della Biblioteca Municipale, ovviamente in orario non scolastico.

Conclusioni

Questo esame, certamente non esaustivo, traduce delle concezioni differenziate dell’azione pedagogica. La tendenza dominante è verso la crescita del posto accordato all’azione documentaria nei sistemi educativi: essa risulta, da una parte, dalla necessità di un migliore utilizzo delle risorse disponibili nell’attività dell’alunno, dall’altra dall’obbligo di migliorare le prestazioni dei sistemi educativi, essendo questi due elementi legati strettamente.

L’efficacia delle strutture documentarie sembra dovuta alla sinergia fra la volontà politica, presa ad un livello elevato, nazionale o regionale, secondo l’organizzazione dei paesi in materia educativa, e da una determinazione locale che consente una piena integrazione dei mezzi impegnati nell’azione educativa e pedagogica.

Sarebbe particolarmente interessante uno sviluppo della cooperazione internazionale, particolarmente per apprezzare l’impatto delle politiche documentaristiche esplicite o implicite.


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