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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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PADRONANZA DELL’INFORMAZIONE? EDUCAZIONE ALL’INFORMAZIONE? CULTURA DELL’INFORMAZIONE?

di Andrea Torrente

 

Perché è così difficile definire in maniera chiara ed univoca il concetto di padronanza dell’informazione? Perché si ritrova questa difficoltà negli altri Paesi, nelle altre lingue? Forse ciò è dovuto ad un’ambiguità del concetto, ad un’imprecisione nelle definizioni, a dei limiti semantici?

Proverò, in maniera molto modesta, a portare alcuni elementi di riflessione sui diversi termini che riguardano la padronanza dell’informazione, le traduzioni e le definizioni di questa parola, come pure la loro portata.

 

Definizioni e contesto della cultura

Numerosi scritti ripropongono l’emergenza della nozione di padronanza dell’informazione nelle biblioteche e nei centri di documentazione.

A partire dagli anni ’80, le denominazioni evolvono e nessuna sembra raccogliere l’unanimità dei consensi presso i professionisti dell’informazione. Una sola certezza in quest’oceano di domande, il riferimento implicito o esplicito al concetto americano di Information Literacy. Sfortunatamente la sua traduzione è difficile, poiché in tale espressione sono sottesi dei presupposti culturali poco esportabili nelle diverse lingue ed è sicuramente più costruttivo ricordare il significato dei termini padronanza dell’informazione, competenze in informazione e cultura dell’informazione.

L’American Library Association definisce la cultura dell’informazione come “l’insieme delle competenze che permettono di riconoscere l’esistenza di un bisogno di informazione, di identificare l’informazione adeguata, di trovarla, di valutarla e di sfruttarla in relazione ad una data situazione, in una prospettiva di soluzione di un problema. Essere competente nell’uso dell’informazione significa che si sa comprendere, quando emerge un bisogno di informazione e che si è capaci di trovare l’informazione adeguata, di valutarla e di sfruttarla”.

Secondo C. Panijel-Bonvalot si chiama padronanza dell’informazione “un insieme di competenze intellettuali e strumentali che permettono di porre in opera un processo di raccolta, di valutazione, di trattamento, di produzione e di comunicazione dell’informazione. La padronanza dell’informazione, quindi, include le competenze necessarie per riconoscere i bisogni d’informazione e per localizzare, valutare, applicare e creare un’informazione in un dato contesto culturale e sociale; supera le attuali tecnologie per inglobare la formazione, il pensiero critico e le tecniche d’interpretazione fra le frontiere professionali e rinforzare gli individui e le comunità”.

Al di là delle definizioni precedentemente riportate, di cui la più conosciuta ed utilizzata nel mondo è quella dell’American Library Association, conviene menzionare alcuni testi meno noti che danno alla cultura dell’informazione il suo posto nella società attuale.

 

Fondamenti della padronanza dell’informazione

In un brillante articolo del 1996, Jeremy Shapiro e Shelley Hugues definivano la padronanza dell’informazione paragonandola alle Arti Liberali in epoca medioevale. “La cultura dell’informazione dovrebbe essere concepita come le Nuove Arti Liberali che andrebbero dalla padronanza dell’uso dei computer e dell’accesso all’informazione fino ad una riflessione critica sulla natura dell’informazione, sulla sua infrastruttura tecnica e sui suoi contesti ed impatti culturali, sociali ed anche filosofici. Tanto essenziale per la formazione intellettuale dell’uomo che vive nella società dell’informazione quanto ha potuto esserlo il trio Grammatica, Logica e Retorica per la persona educata in epoca medioevale”.

Quest’articolo, già un po’ datato, esprime un’idea semplice e chiara e colloca il concetto di padronanza dell’informazione al suo livello più elevato. In esso si analizza bene la portata reale e gli obiettivi dell’educazione alla padronanza dell’informazione. Si tratta di formare gli utenti ad un uso critico dell’informazione e quest’uso va di pari passo con la padronanza delle tecnologie dell’informazione. Le competenze così acquisite devono essere sviluppate lungo tutto l’arco della vita, partendo, ovviamente, da una base metodologica ben strutturata.

Un altro autore fondamentale nella riflessione sulla nozione di informazione e sulla sua portata è Christine Bruce la quale, in un articolo dal titolo “Information Literacy Programs: an International Review” in Student Learning in the information age, edito da Patricia Senn Breivik (Phoenix, Arizona: Oryx Press, 1998), sostiene che “La cultura – o padronanza – dell’informazione può essere considerata come l’uso delle tecnologie dell’informazione; come una combinazione di competenze tecnologiche ed informatiche; come l’acquisizione di modelli mentali di sistemi d’informazione; come un percorso; come un insieme di competenze, attitudini e conoscenze; come saper apprendere; come un’associazione di modi di sperimentare l’uso dell’informazione”.

La medesima autrice, nel volume “The seven faces of information literacy” (Adelaide, Auslib Press, 1997, ormai esaurito), distingue ben sette facce o concezioni differenti della padronanza dell’informazione. Il concetto, comunque, è ben ontano da una visione meccanica o strumentale, in quanto la sesta e la settima concezione analizzate sono la padronanza dell’informazione intesa come “estensione del sapere” o come “acquisizione della saggezza” (wisdom conception).  

Ma, al di là delle definizioni più frequenti e al di là di una visione limitativa della nozione, mi sembra importante accettare queste due visioni che costituiscono un ideale e non sono confinate allo stretto quadro biblioteconomico o documentaristico.

 

Censimento dei termini più frequentemente utilizzati

La terminologia varia e parecchie espressioni sono utilizzate senza che sia sempre facile conoscere ciò che le differenzia. Così, parecchi campi semantici designano un oggetto complesso, dal contenuto fluttuante.

 

L’Informazione

Il primo campo semantico è centrato attorno alla nozione di informazione completata da un altro termine. Si veda, a tal proposito, l’eccellente e sintetica analisi di C. Panijel-Bonvalot nell’articolo “La formation documentaire des étudiants en France”, in B.B.F. 2005, n° 6, pagg. 16-22.

·         Il termine “uso dell’informazione” è utilizzato, ad esempio, da P. Bernhard che ha lavorato sul concetto di Information Literacy e sulla sua traduzione. Anche D. Mittermeyer ha utilizzato tale termine nel suo lavoro “Les connaissances en recherche informationnelle: résultats d’une enquète auprès les étudiants dans les Universités québéçoises”.

·         Il termine “padronanza dell’informazione” è sempre più spesso preferito ad “uso”, che sembra essere più restrittivo. “Padronanza” sottintende un elemento metodologico più importante di “uso”. Questo termine è sovente utilizzato dall’U.N.E.S.C.O in diverse traduzioni.

·         Il termine “educazione all’informazione” è stato usato per lanciare un’attività importante ed unificatrice all’epoca delle Assise per l’Educazione all’Informazione, che hanno visto nel 2003 la partecipazione di un grandissimo numero di docenti. La nozione di educazione indicava la volontà degli organizzatori di nominare il soggetto in una maniera ampia e dinamica.

·         Sempre attorno alla nozione di informazione, si ritrova “competenze dell’informazione”, particolarmente diffusa negli ambienti universitari del Québéc. Il termine “competenze” è, talvolta, percepito come troppo limitato, vicino al termine inglese “skills”, e può essere assimilato a delle conoscenze strumentali più che metodologiche.

·         “Cultura dell’informazione” comprende parecchie nozioni e potrebbe essere qualificata come “concetto-ombrello, poiché una cultura dell’informazione necessita delle conoscenze strumentali, ma soprattutto metodologiche, economiche, giuridiche, etiche. Possedere una cultura dell’informazione significa conoscere i  media, l’informatica, la ricerca documentaristica e possedere ben altre competenze ancora.

L’analisi di quanto sopra detto comporta la seguente constatazione: il termine “informazione” è polisemico. Esso dà origine a diverse teorie nel campo delle scienze dell’informazione e, più prosaicamente, non sarà assolutamente inteso alla stessa maniera da un bibliotecario o documentarista, da un giornalista, da un agente finanziario o da un cittadino che legge un giornale o guarda il telegiornale. Esso deve essere ulteriormente precisato. Se “uso” rinvia ad una pratica di tipo “strumentale”, il termine “padronanza” implica un insieme di attività, una metodologia ed una pratica intellettuale più completa del tipo di quella preconizzata nelle norme di altri paesi. (si vedano le Edizioni degli Standard Americani dell’Association of College and  Research Libraries). Il termine “competenze” o “skills” nei paesi anglosassoni, è stato abbandonato poiché considerato riduttivo. Infine, “cultura dell’informazione” è una nozione più larga, che ingloba i campi sociali, politici, culturali e filosofici.

 

Qualche commento sulle traduzioni

E’ pressoché impossibile in un articolo sul concetto di padronanza dell’informazione non affrontare la questione della traduzione del termine Information Literacy” Questo concetto americano è utilizzato dal 1989, è stato largamente esportato, tradotto, adattato dappertutto nel mondo.

Come è stato sottolineato in svariati articoli di eminenti studiosi, “literacy” è un termine culturalmente connotato, per nulla equivalente ad alfabetizzazione. Esso riveste un senso più largo in America, ciò rende difficile la sua trasposizione in altri universi culturali. Gli Americani parlano anche di “Media Literacy”, “Computer Literacy”, “Visual Literacy”. (si vedano anche le definizioni del National Forum on Information Literacy).

Infine, soprattutto gli Stati Uniti hanno sviluppato un concetto parapioggia. Ad esempio nell’articolo dal titolo “21st Century learning and Information Literacy”, in Change, Marzo-Aprile 2005, pag. 23, quadro 1, Information Literacy umbrella, P. Breivik sostiene che la “padronanza dell’informazione” comprende la padronanza dell’informatica, dell’uso della biblioteca, dei media, delle reti, di Internet, ecc. Detta padronanza deve svilupparsi lungo tutto l’arco della vita, in stretto legame con la formazione continua e con i bisogni di informazione, che siano essi professionali o personali. E’ doveroso, anche, sottolineare che è di fondamentale importanza “apprendere ad apprendere” e ciò va ben oltre l’apprendimento strumentale della ricerca documentaristica.

 

Conclusioni

L’argomento di cui ci siamo occupati è complesso e meriterebbe sicuramente uno sviluppo ulteriore, ma esso è anche proteiforme. Se è relativamente agevole censire le espressioni afferenti ed un certo numero di definizioni, è assai più difficile delimitare la sua portata come pure le relazioni che esso può o deve avere con gli altri concetti vicini. Infine, non si può neppure dimenticare il contesto politico ed economico nel quale esso si esercita, in una “società della conoscenza” secondo il titolo di una recente opera dell’U.N.E.S.C.O, nella quale è posto l’accento sul sapere, sulla formazione lungo tutto l’arco della vita, in un’ottica educativa alla cittadinanza ma egualmente nella prospettiva di sviluppo economico. La sfida reale è, al di là delle definizioni, pervenire ad applicare e a far riconoscere la necessità dello sviluppo di capacità di analisi critica degli alunni e dei cittadini.

La padronanza dell’informazione é uno degli elementi-chiave di quest’apprendimento, esso non è il solo e non deve restare isolato. 


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