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Solo il pensiero può generare nuove realtà

di Gabriele Boselli

"Una vera riforma nasce dal pensiero. Una riforma è veramente tale se esprime un’idea, se rappresenta un atto di cultura. Nella scuola, solo le idee possono curvare l’orizzonte degli eventi….. Addita l’essenziale quella scuola che avvicina il soggetto al pensiero pensante, al sapere che apre ".

Potrebbero essere parole di Giovanni Gentile, il geniale autore dell’unica riforma della scuola nata dal pensiero negli ultimi ottant’anni; tuttora il magistero gentiliano rappresenta un punto di luce che né Bottai, né Washburne, né Berlinguer né Moratti hanno potuto o potranno coprire.

Sono invece parole che traggo da un documento di ispettori della materna del febbraio 2002 pubblicato da Educazione&Scuola.

Al di là delle fibrillazioni di superficie e delle contrastanti volontà dei governi che si succedono, la scuola della nostra nazione –di cui questi ispettori hanno saputo farsi degni interpreti- è dunque in continuità profonda con il meglio del suo passato e sa guardare i giorni che verranno; sa distogliersi dalla cronaca e confrontarsi con la Storia.

Sa essere scuola dello Stato e lo Stato non coincide completamente con nessuno dei governi che transitano sulla scena: poco prima di essere assassinato, il filosofo di Castelvetrano scriveva in "Genesi e struttura della società" che lo Stato è lo Spirito in atto, non il potere.

Lo Stato nella sua essenza culturale si esprime principalmente attraverso la scuola. Il potere passa, lo spirito resta e si leva sempre più in alto. Solo lo Spirito con le sue produzioni è degno di essere additato al pensiero dei giovani. Per Loro, solo riforme che nascano dal pensiero.

Già altri prima dell’attuale ministro pensarono di riformare la scuola partendo dalle strutture ordinamentali, anziché dalle radici culturali e dai vettori di pensiero. Hanno fallito.

Per non continuare a fallire si tratta ora –per tutti- di lavorare, con calma, per offrire fondazioni di alta cultura ai processi riformatori in atto, collegarli dal perenne fulcro idealistico alle teorie fenomenologiche, alla t. della complessità, agli sviluppi delle scienze del mondo fisico e delle nuove teorie matematiche e dell’informazione.

Di richiamare alle fonti tradizionali del pensare: alla teologia, alla filosofia, alla pedagogia.

Questo è l’essenziale, non le ingegnerie curriculari o di ciclo cui abbiamo assistito (la scuola vera non vi ha mai autenticamente partecipato) negli ultimi vent’anni.

Solo muovendo dal cielo della conoscenza, dalla terra degli eventi e da una scuola che sappia di venir da lontano e di dover portare lontanissimo, il pensiero delle nuove generazioni potrà creare il nuovo mondo, il proprio mondo.


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