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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Il re è nudo, ma ha la foglia di fico
ovvero c’era una volta il merito

di Cosimo De Nitto

Che tutta la buriana sul merito nascondesse e coprisse la volontà del governo di adottare politiche di tagli brutali alla scuola si poteva intuire dal non detto. La prima bozza attendibile di decreto fiscale fa saltare sulla sedia i leader sindacali e parlare di "Attacco alla scuola pubblica", "Scuola statale a rischio smantellamento" e "scelte pesantissime sulla scuola".

“Per tagliare gli sprechi nella pubblica amministrazione e avviare il meccanismo virtuoso del merito il governo Berlusconi avrebbe previsto per la scuola una cura da cavallo. Nei prossimi tre anni dovrebbero saltare qualcosa come 150 mila posti di lavoro (100 mila cattedre e 47 mila posti di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) per recuperare la cifra record di 8 miliardi di euro.” (repubblica.it)

“Il "Sole24 ore" ha parlato di "centomila insegnanti in meno, tra docenti di ruolo e supplenti, entro il 2011. E riduzione del 17% del personale tecnico e ausiliario (Ata), ovvero bidelli e "amministrativi". Un taglio che dovrebbe assicurare un risparmio di 4,6 miliardi nel prossimo triennio, il 30% dei quali, però ritornerebbe alla scuola dal 2010 sotto forma di aumenti alla professionalità degli insegnanti.

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Tra tagli vecchi (47 mila di Padoa Schioppa) e nuovi (143 mila) la scuola dovrebbe perdere 190 mila posti. Un totale che corrisponde a quasi il 20% dell'intera forza lavoro del sistema nazionale di istruzione.

Se il progetto Tremonti-Brunetta diventerà operativo, il ministro Gelmini non potrà limitarsi a tagliare qualche ramo secco, ma dovrà rivedere l'intera struttura ordinamentale (curricoli, monte ore di lezione, ecc.). ” (TuttoScuola)

Queste anticipazioni sono confermate dal ministro Gelmini nella sua intervista al Sole 24 Ore titolata significativamente “Gelmini: la riduzione degli insegnanti per una scuola più efficiente”.

Qui è reso più esplicito il paradigma meno insegnanti = più efficienza, il quale era già presente in modo più mediato e soft fin dai suoi primi interventi pubblici. Dimostrare con argomenti ed esempi concreti che aumentando gli alunni per classe, eliminando gli insegnanti di sostegno, riducendo la scuola dell’infanzia, abbattendo l’educazione degli adulti, riducendo i finanziamenti alle istituti scolastici si migliora l’efficienza e la qualità della scuola non sarà facile per il ministro, anche se dovesse dare una mancia a chi sopravvive in questo non senso pedagogico e didattico.

Ora il quadro si va delineando in tutta la sua drammatica realtà. La questione del merito è un volgare imbroglio che serve a coprire, la volontà vera, come una foglia di fico il re nudo; al di là dei toni educati e cortesi del ministro Gelmini tanto apprezzati (che si debba entusiasticamente apprezzare la buona educazione da parte di chi governa francamente mi sembra troppo. Le buone maniere sono dovute sempre e da parte di tutti, a partire ovviamente da chi ha il compito di governare il paese, e deve dare l’esempio).

Non solo è finito il tempo delle vacche grasse (ammesso che ci sia mai stato per la scuola), ma stanno per essere uccise le poche, magre e malandate vacche che sono rimaste.

Ormai si lavora per la deriva del sistema di istruzione e formazione del nostro paese: con buona pace degli obiettivi di Lisbona.

 


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