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Contributo per l’incontro
"LA RICERCA E’ L’ANIMA DELL’AUTONOMIA"
sperimentare i curricoli ma per quale scuola?
Incontro al Liceo "Mamiani" di Roma – V.le delle Milizie, 30
Lunedì 28 gennaio 2002, ore 15.00-19.30

di Maurizio Tiriticco

 

Mi sembra che, sul tema della scuola, la maggioranza sia allo sbando, che sia impastoiata dalle sue stesse contraddizioni e conflitti interni! A me sembra che alla controriforma non stiano lavorando solo "esperti" di destra, ma anche degli ignoranti incompetenti! I pasticci che stanno combinando sono così grossolani che non si riesce neanche più a capire quale linea politica culturale educativa abbiano e se ce l'abbiano! Ma il nemico, quando è allo sbando, diventa più pericoloso!

In questo frangente ci si apre uno spazio che noi dobbiamo assolutamente occupare! Che cosa proponiamo e quale scuola vogliamo? Per che cosa intendiamo batterci?

Mi sembra che, sul terreno della proposta, siamo ancora abbastanza carenti e divisi!

Molti di noi erano critici sulla riforma Berlinguer, non tanto sui contenuti quanto sui tempi di attuazione e sull’impianto normativo, per certi versi frettolosi i primi (ma tutti ne capivamo l’urgenza), per certi versi fumoso e generico il secondo. Per non dire di quell’onda anomala che...

Vorrei provare a puntualizzare, ORA, alcune questioni, senza alcuna pretesa di avanzare proposte organiche. Procedo per punti.

PUNTO ZERO - La vera patata bollente è ciò che spetta alle Regioni. Noi siamo tutti preoccupati – e giustamente – dei pericoli della formazione duale, ma in effetti questa già esiste, da quando, con la legislazione del '72 (e con la 845/78) in ottemperanza all'art. Cos. 117, la FP è stata affidata alle Regioni (con tutto ciò che è accaduto con le duplicazioni ben note con l'IP statale, alle quali ha posto un certo efficace rimedio il Progetto '92!). Il problema è allora di studiare come procedere per una reale ricomposizione di tale dualismo, senza nulla togliere alle Regioni, ma dando vita ad un reale Sistema di Formazione Integrata alla quale gli input fondamentali (finalità, obiettivi terminali, curricoli, standard di qualità) siano dati dal potere centrale (MIUR, Sistema Nazionale di Valutazione). Ma la modifica dell'art. Cos. 117 (di cui alla L. cos. 3/01, art. 3), con quelle circonlocuzioni sibilline (certi "legislatori" la sanno lunga e scrivono apposta in un pessimo italiano!), di cui si avvede anche Galli Della Loggia – "Il Corriere della Sera" del 14-1 -e con l'adozione di quella ambigua formula di "legislazione concorrente" (pur se prevista dalla dottrina) ha peggiorato le cose! E' chiaro allora che Bossi alzi la voce, e "giustamente" dal suo punto di vista devolutivo! E, quel che è più grave, è che la gente non capisce molto sulla differenza che corre tra istruzione e formazione (che poi è una "cosa" tutta italiana!). Pirani su "la Repubblica" del 14-1 continua a parlare di "scuole professionali"... ma dove vive?! E lo stesso Bottani deve incontrare l’ottimo preside (pardon! Dirigente!) Marco Masuelli del "Giulio" di Torino per "meravigliarsi" della nostra IP!

Il nodo di tutto è questa marmellata Stato vs Regione, istruzione vs formazione, nonché istruzione vs istruzione: perché c’è quella liceale di "ottimo" livello e quella tecnica di livello "medio"!!! Non sto scherzando!

PRIMO – Sarebbe opportuno che tutti i cittadini cominciassero la scuola obbligatoria all'età di 5 anni (la primissima ipotesi Berlinguer). E che i difensori ad oltranza del triennio della scuola dell'infanzia si adontino (ma... si dice proprio così?), ma - con tutto il rispetto che dobbiamo avere per la "delicatezza" di questa fascia di età -non possiamo più non pensare che a 5 anni i nostri bambini - ed anche quelli non comunitari - non siano in grado di cominciare ad imparare a leggere, scrivere e far di conto! Riterrei essenziale che si entrasse prima nel sistema di istruzione e che prima se ne uscisse. Per tutte le ragioni che conosciamo: la progressività del curricolo, i "nuclei fondanti", la pluridisciplinarità, la modularità...

PRIMO BIS - La scuola dell'infanzia non obbligatoria potrebbe avere inizio a 2 anni e mezzo di età.

SECONDO - Dopo 8 anni di scuola, a 13 anni, terminerebbe il primo livello dell'obbligo di istruzione con la certificazione delle competenze acquisite e con le prime indicazioni per l'orientamento (si implementa il portfolio, già avviato fin dagli anni precedenti).

SECONDO BIS - Negli 8 anni dovrebbero essere attivi "gruppi di studio" flessibili più che "classi di età" (è anche previsto dal Reg. Aut., art. 4, c. 2, d) e verrebbero così cancellate di fatto e di diritto le ripetenze. Dovrebbe anche cadere il concetto stesso di anno scolastico: il tempo scuola dovrebbe essere un continuum! Le scuole nella loro autonomia sviluppano curricoli ad hoc tarati sugli obiettivi generali e sugli standard di qualità che il Sistema di Valutazione nazionale dovrebbe indicare... e aggiornare ogni 2 o 3 anni!

SECONDO TER - Gli insegnanti, in relazione alle competenze che hanno acquisite nella formazione iniziale e sviluppate in quella continua, potrebbero o restare nel posto che occupano oppure "scorrere" indietro o in avanti!

TERZO - A 13 anni si entra nella secondaria, in un primo biennio con uno zoccolo fortemente unitario (le dimensioni linguistica, scientifico-matematica, storico-civile) ma articolato anche lungo percorsi flessibili formativi/orientativi (la comprensività, la flessibilità, la modularità verticale e orizzontale ce lo consentono). Dopo 2 anni, a 15 anni, si conclude il secondo livello dell'obbligo di istruzione (avremmo quell'obbligo di istruzione di 10 anni che abbiamo sempre auspicato) con la certificazione delle competenze acquisite (si incrementa ulteriormente il portfolio). Vale lo stesso ragionamento dei "gruppi di studio". Il ragionamento dovrebbe essere questo: Io società affido a Te scuola un bambino a 5 anni e Tu - operando in autonomia - me lo restituisci a 15 con l'impegno di garantirgli il "diritto all’apprendimento" e il "successo formativo" (Reg. Aut., art. 4, c. 1). Anche in questo caso le scuole nella loro autonomia sviluppano curricoli ad hoc tarati sugli obiettivi e sugli standard che il Sistema Nazionale di Valutazione ci dovrebbe dare e aggiornare ogni 2 o 3 anni!

TERZO BIS - A 15 anni si entra nel triennio secondario fino a 18 anni, strutturato per licei (siano 4 od 8 o 100 poco importa, purché dentro ci siano l'attuale istruzione tecnica e l'istruzione professionale MA QUESTO BOSSI NON LO VORRA' MAIIII!!!.

QUARTO - Esame di Stato finale (l'unico esame di Stato) secondo una formula più snella rispetto a quella che abbiamo e che miri veramente ad una certificazione delle competenze acquisite (sarei per una scelta tipo ISFOOL e recupererei le conoscenze e le capacità, difficilmente quantificabili e misurabili, alle competenze, sempre descrivibili).

QUINTO - Che cosa vedrei per la Regione? Questa essenzialmente dovrebbe fare tre cose, e non di poco conto: A) organizzare i suoi percorsi di FP dai 15 anni di età in poi; B) costituirsi come agenzia sul territorio per quanto riguarda il sostegno organizzativo all'alternanza scuola-lavoro per gli alunni di ogni tipo di scuola secondaria, relativa sia al percorso 13-15 anni sia al percorso 15-18 (nonché per il sistemi integrati di alternanza FTS, postdiploma, adulti, apprendistato); C) costituirsi come osservatorio promotore sostenitore ed orientativo dell'obbligo formativo. Rimangono, ovviamente, ferme le attribuzioni di cui al D,Lgs. 112/98, artt. 138 e 139; ed alla L. 196/97, art. 17. C’è un ampia zona in cui si possa esercitare la "legislazione concorrente".

SESTO - Onda anomala: la si può evitare avviando la riforma ed attendere che vada a regime, ma 13 anni di attesa sono troppi! Un rimedio c'è? Occorre studiare bene la cosa, anche in considerazione dell’ "onda strana" che si verificherebbe con l’anticipo dell’obbligo ai 5 anni di età.

SETTIMO - OO.CC. Esprimo una mia preoccupazione per l’istituzione del CdA, però non tanto per la questione della scuola azienda (mi sembra un falso problema) quando per la sua composizione ed i suoi strapoteri a fronte dell'impoverimento del collegio e della scomparsa (se ho letto bene la proposta: art. 6 del PDL) del consiglio di classe.


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