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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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La scuola media prossima ventura
Commento alle "Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati
nella scuola secondaria di 1° grado"

di Fabio Barina
docente di scuola media

 

La valutazione di un piano di riforma dell’architettura scolastica non può ridursi alla semplice osservazione della ripartizione oraria tra le diverse discipline. Tuttavia la comparazione tra ciò che è e ciò che sarà aiuta a comprendere lo spirito del riformatore e, soprattutto, le conseguenze delle trasformazioni in atto nell’assetto della scuola media.

 

PRIMO

Rispetto ai Nuovi Programmi del ’79, ossia al testo legislativo che definisce la struttura vigente, le "Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Secondaria di 1° grado" del gennaio 2003 apportano le seguenti modifiche all’orario settimanale delle singole discipline.

-         2 ore in meno di Italiano nelle classi 1a e 2 a (1 in 3 a);

-         1 ora in meno di Matematica, di Scienze, di Educazione Tecnica;

-         1 ora in meno fra Storia, Ed. Civica e Geografia in 3 a;

-         1 ora in meno della seconda Lingua Straniera rispetto al modello largamente diffuso del Bilinguismo;

-         L’introduzione di 6 Educazioni (Educazione alla cittadinanza, Educazione stradale, Educazione ambientale, Educazione alla salute, Educazione alimentare, Educazione all’affettività) comprese sotto il nome di Educazione alla Convivenza Civile e distribuite nell’arco del triennio (ovvero 2 per anno?) senza una precisa indicazione riguardo alla loro collocazione.

-         La possibile programmazione di 6 ore settimanali (risultanti dalla suddivisione del monte ore annuo di 200 ore) in termini di «offerta formativa aggiuntiva» da impiegarsi «sia nella prospettiva del recupero sia in quella dello sviluppo e dell’eccellenza».

Le altre discipline rimangono invariate.

Di fatto quindi risultano più materie (12) e meno ore (27 settimanali). Appaiono disattese le aspettative di chi prevedeva più lingue (oggi le ore settimanali sono 6 nel modello del Bilinguismo a fronte delle future 5), più materie “di base”, più informatica.

Va precisato inoltre che solo in apparenza l’orario sarà quello “lungo” di 33 ore settimanali di lezione: le 200 ore annue a disposizione «possono» infatti essere aggiunte «a scelta delle famiglie e dei preadolescenti con l’assistenza dei tutor».

Il “ curriculi cor", cioè i compiti formativi fondamentali dell’istituzione scolastica, sembra essere un complesso sistema di materie (12 più 6 educazioni) all’interno delle quali è difficile individuare discipline “prevalenti”. Matematica, ad esempio, avrà lo stesso monte ore di Musica, Arte e Immagine, Attività Fisica e Sportiva, Storia, Geografia Scienze, Tecnologia e informatica. La capacità di coordinamento, coerenza e coesione tra i diversi percorsi didattici e formativa costituirà il vero punto di forza o di debolezza dei singoli consigli di classe.

Perché?

Indubbiamente l’intenzione di ampliare l’Offerta Formativa della scuola media ha dovuto cedere il passo alle esigenze di bilancio mascherate dalla necessità di ridurre le ore di scuola degli alunni (attualmente di 30 nel Tempo Normale, 33 nel Bilinguismo e 36 nel Tempo Prolungato).

Ma sul piano pedagogico e didattico si sentiva veramente l’esigenza di ridurre il tempo-scuola dei ragazzi e di lasciar loro maggiore spazio per le attività extrascolastiche pomeridiane? Davvero alla generazione della play station full time, delle navigazioni in rete senza controllo degli adulti, del cellulare utile anche a passarsi i compiti servono più libertà, più tempo libero oltre la scuola e, comunque, molteplici esperienze al di fuori di preciso ed organico percorso educativo? D’altronde anche volendo ad esempio ipotizzare un investimento di tutte le 200 ore annue “facoltative” in corsi sportivi organizzati dalla scuola, risulterebbe umiliante il confronto tra la migliore attrezzatura sportiva scolastica italiana ed una qualsiasi palestra privata cittadina.

Va anche rilevato che l’obbligo della frequenza di 825 ore annue, se obiettivamente pone un limite alle assenze sistematiche che non di rado si verificano soprattutto nell’anno terminale della media (attualmente non è prevista la ripetenza per “assenteismo”) di fatto riduce l’orario settimanale «obbligatorio» a sole 25 ore di lezione.

Si aggiunga infine che tale attività dovrà essere individualizzata, come le Indicazioni sottolineano anche attraverso la creazione di un Portfolio delle competenze individuali (certificativo formativo o digitale che sia) «con precise annotazioni sia dei docenti, sia dei genitori, sia (se necessario) dei preadolescenti» e «compilato ed aggiornato dal docente coordinatore-tutor, in collaborazione con tutte le figure che si fanno carico dell’educazione e degli apprendimenti di ciascun allievo, a partire dai genitori e dagli stessi studenti»; oltre alla confusione dei ruoli, risulta incontestabile la necessità di un forte tutoraggio, che predisponga interventi differenziati e molto motivanti, con un incontestabile dispendio di tempo e di energie didattiche ed organizzative[1].

 

SECONDO.

Vi saranno dunque più materie con meno ore.

Indiscutibile è l’assenza di alcune idee-guida che avevano caratterizzato la campagna elettorale della Casa delle Libertà in campagna elettorale:

Più inglese? No: le ore di insegnamento della lingue inglese sono rimaste invariate a fronte di un incontestabile aumento del numero di alunni per classe. Anzi rispetto al modello del tempo Prolungato attualmente in vigore scompaiono le 2 ore di compresenza.(D’altronde anche la seconda Lingua Europea, ridotta a 2 ore settimanali, si riduce quasi ad un corso serale di lingua straniera organizzato al Consiglio di Quartiere. Con tutto il rispetto del caso).

Più informatica? No: le attuali 3 ore di Educazione Tecnica si riducono alle 2 della nuova Tecnologia e Informatica.

Più materie di base? Nemmeno, considerate le riduzioni orarie subite da Italiano, Matematica, Scienze.

Più impresa? Forse, nel senso che vi sarà maggiore secondo le più ferree logiche del mercato una forte «contrattazione» tra scuola e famiglie sulle 200 ore annue. Non è poi così difficile ipotizzare un’accelerazione delle negoziazioni tra le scuole – sempre più pressate dalla necessità di mantenere l’attuale bacino di utenza – e le famiglie che di volta in volta in cambio dell’iscrizione dei propri figli chiederanno più Informatica o più Lingue Straniere. In questo senso la competizione tra le scuole finalizzata al successo formativo[2] preconizzata dall’ex ministro Berlinguer potrà obiettivamente essere collocata in un’ottica di mercato. (O forse qualche immigrato extracomunitario riuscirà a contrattare un corso di mediazione linguistica?). E se tale obiettivo era giustificato con l’esigenza di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica[3], è altrettanto vero che il ruolo del contesto sociale e culturale della famiglia risulta ancor oggi determinante nella carriera scolastica degli studenti italiani[4].

 

TERZO

Appare curioso il raffronto con la proposta dei Cicli Berlingueriani del 2001 (Regolamento, recante norme in materia di curricoli della scuola di base, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n.275” del febbraio 2001).

Oggi come allora si discute di un proposta che prevede una progressiva riduzione delle ore di lezione (addirittura si pensò di ridurre le attuali 7 ore curricolari di Italiano a 4); anche Berlinguer-De Mauro, lanciarono l'idea di “fare meno scuola” delineando un tempo-scuola in cui solo la Matematica e le Scienze potevano godere di un effettivo incremento orario. In sintesi: i 2 principali progetti di riforma degli ordinamenti scolastici sembrano muovere entrambi nella medesima direzione della riduzione della presenza a scuola dei ragazzi, semmai integrata dalla “disponibilità” dell’utenza a partecipare ad eventuali attività aggiuntive. Si veda a riguardo la tabella allegata in appendice.

E non è forse un caso che i teorici dei due ultimi progetti riformatori della scuola si siano recentemente alleati in un accorato appello (definito anche come «Autodafé bipartisan»[5]) alla Politica affinché vari la Riforma degli ordinamenti scolastici al di là delle divergenze pedagogiche e ideologiche[6]. In entrambi traspare evidente una sostanziale aspirazione, anche al di là delle affermazioni che sembrano negarla, ad essere ascoltati dal Principe. O da chi il Principe ha già accolto a corte.[7]

 

QUARTO

Il biennio valutativo pone seri problemi di ordine didattico educativo ed organizzativo.

1.      Di ordine didattico. Data la ripetenza di ogni alunno che abbia 2 o più debiti formativi come è ipotizzabile di recuperare tutti gli alunni se vi saranno così poche ore a disposizione? E mentre oggi si possono licenziare dalla terza media studenti con molte “Non sufficienze” (ammettendo quindi l’impossibilità di un intervento di recupero efficace con gli strumenti a disposizione della scuola e mandando un chiaro messaggio ai colleghi che eventualmente si trovassero iscritti tali alunni ad un ordine scolastico superiore) in futuro ciò non sarà più praticabile. Tutti coloro che avranno almeno 2 debiti (formativi e comportamentali) saranno inesorabilmente fermati.

2.      Di ordine educativo. L’introduzione del biennio valutativo costituirà per gli studenti la garanzia di un’immunità totale per tutto il primo anno, la garanzia che non vi sarà alcun motivo per studiare: sarà sufficiente un po’ più di impegno nel secondo anno per superare due anni in un colpo solo (2 in uno, questo sì che è mercato), ma senza aver lavorato per due. E quand’anche vi sarà “bocciatura” verrà ripetuto soltanto l’ultimo anno. Non il primo. Oggi, dopo la consegna delle schede di valutazione del 1° quadrimestre vi è sempre qualche alunno che “si rassegna” alla bocciatura: a volte la demotivazione lo porta ad abbandonare ogni tentativo di recupero a fronte di molte o gravi insufficienze, frequentando passivamente le lezioni, rinunciando ad ogni tentativo di autocorrezione, spesso creando problemi di ordine disciplinare all'interno della classe. È ovvio che se la ripetenza sarà biennale tale atteggiamento assumerà una dimensione più ampia data la consapevolezza che comunque non vi sarà bocciatura. Ovvero taluni andranno “in vacanza” per un anno e mezzo. Apparirebbe più produttivo invece operare in senso opposto.[8] Se devono ripetere meglio ripetere un quadrimestre che un anno. E inoltre, con quali ragionevoli strumenti si potrà attivare un percorso di recupero relativo a carenze accumulate nei 2 anni precedenti? Insomma il biennio valutativo è il «lasciapassare inequivocabile ad uno studio ad anni alterni dove si consente che tutto ciò che si insegna durante un intero anno scolastico venga completamente ignorato».[9]

3.      Di ordine organizzativo. Come ha rilevato acutamente il collega Cucciniello[10], ciò avrà effetti devastanti in termini di gestione delle classi poiché le bocciature, oggi diluibili nel triennio, saranno di fatto suddivise in 2 anni e verranno a gravare soprattutto sul secondo anno: che risulterà perciò dalla somma degli alunni entranti dalla prima più i ripetenti della seconda (non dimenticando che la scuola media costituisce, oggi come domani, il primo livello scolastico in cui si opera la forma di selezione scolastica.) Davvero un «bel capolavoro di ingegneria scolastica».

Appare evidente che ancora una volta i luminari universitari chiamati a veicolare le sistemazioni ingegneristiche della scuola risultano del tutto estranei ai soggetti dell’apprendimento e della formazione scolastica, ossia i docenti. [11]

Ultima considerazione.

Da anni insegno nella scuola media. Negli ultimi 10 anni ho cambiato 5 scuole. Quest’anno, alla consegna delle schede di valutazione nella mia seconda media perfettamente simile a tante altre classi della provincia, ho riscontrato che su 21 alunni ben 12 hanno maturato 2 o più insufficienze tra le diverse discipline, senza considerare le valutazioni di ordine comportamentale. Quanti di questi potrebbero oggi rischiare l’anno?

La Bozza di Decreto Ministeriale relativa Organici del personale docente per l’anno scolastico 2003/2004  pubblicata l’11.2.2003, propone «l’accorpamento delle classi nel caso di diminuzione degli alunni e il divieto di sdoppiamento e di nuova istituzione di classi e di indirizzi dopo il 1° settembre». Qualcuno sarà tentato – o magari spinto - a “sanare” tutte le insufficienze al fine di evitare devastanti ripercussioni nelle future classi seconde composte da 33 o più alunni?

 

 

RAFFRONTO DELL'ORARIO SETTIMANALE DELLE SINGOLE DISCIPLINE
NELL'ULTIMO BIENNIO DELLA SCUOLA MEDIA SECONDO I PROGRAMMI DEL '79,
I CICLI DI BERLINGUER DEL 2001 E LE INDICAZIONI DELLA MORATTI DEL 2003

 

DISCIPLINE

NUOVI PROGRAMMI 1979

CICLI

BERLINGUER 2001

INDICAZIONI

MORATTI  2003

Programmi

1979

Indicazioni

2003

2a

Media

3a

Media

6° anno

Scuola di Base

7° anno

Scuola di Base

2a

Media

3a

Media

Italiano

7

6

3,9

3,9

5

5

Prima Lingua

Europea Moderna

3

3

2

2

3

3

Seconda Lingua

Europea Moderna

3

(solo al BL)

3

(solo al BL)

1,2

1,2

2

2

Storia,

Geografia,

Ed. Civica

/

4

5

3,3

3,3

/

/

/

Storia

/

/

/

/

2

2

/

Geografia

/

/

/

/

2

2

S.M.C.F.N.

/

6

6

/

/

/

/

/

Matematica

/

/

3,6

3,6

2

2

/

Scienze

/

/

2,7

2,7

2

2

Ed. Tecnica

Tecnologia e Informatica

3

3

2

2

2

2

Ed. Artistica

Arte e

Immagine

2

2

1,6

1,6

2

2

Ed. Musicale

Musica

2

2

1,6

1,6

2

2

Ed. Fisica

Attività Fisica e Sportiva

2

2

1,8

1,8

2

2

I.R.Cattolica/Ora Alternativa

1

1

1

1

1

1

/

6 Educazioni

/

/

/

/

?

?

Orario Aggiuntivo

6

(solo al TP)

6

(solo al TP)

6,1

(Curricolo Locale)

6,1

(Curricolo Locale)

6,06

6,06

TOTALE

30 al TN, 33 al BL, 36 al TP

30,8

30,8

27 + 6 ?

27 + 6 ?

Il confronto è stato realizzato sui dati ricavati dal "Regolamento, recante norme in materia di curricoli della scuola di base, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n.275” (28/2/2001) e dalle "Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Secondaria di 1° grado" del gennaio 2003.

Manca il riscontro dell’attuale 1° anno di scuola media poiché risultava assente nella proposta della Riforma Berlinguer.

Per i Nuovi Programmi del ’79 sono state considerate oltre alle ore del modulo a Tempo Normale anche quelle del Bilinguismo (BL) e quelle di compresenza del Tempo Prolungato (TP). Per i cicli berlingueriani è stata calcolata la media settimanale dividendo il monte ore annuale per 33 settimane. Lo stesso è stato fatto per le 200 ore annue che secondo le Indicazioni del 2003 «possono» essere aggiunte «a scelta delle famiglie e dei preadolescenti con l’assistenza dei tutor».

 



[1] Non uno, ma due Il portfolio certificativo e il portfolio formativo di Tiziana Pedrizzi, ricercatrice IRRE Lombardia e responsabile del progetto “Standard, certificazioni e portfolio”, documento apparso recentemente sul sito dell’A.D.I. (http://www.bdp.it/adi/Portfolio/ancora_portfolio.htm)

[2] D.P.R. n. 275 dell’ 8 marzo 1999, Regolamento sull’autonomia organizzativa e didattica delle istituzioni scolastiche, art. 2, c. 2.

[3] In Italia, nella fascia di età compresa tra 25 e 34 anni, solo il 57 per cento ha conseguito un diploma di scuola secondaria, contro una media OCSE del 74% (in Francia è del 78%, in Germania dell’85%, negli Stati Uniti dell’88% e in Giappone del 94% - fonte Oecd 2002, Education at a glance, Paris, tab.A1.2).

[4] Come ha acutamente osservato Daniele Checchi in un articolo circolato recentemente in rete (Riforma dei cicli e immobilità sociale, http://www.lavoce.info del 18-02-2003)

[5] Tiriticco E, “Autodafé bipartisan” (in http://www.edscuola.it/archivio/ped/autodafe_bipartisan.htm).

[6] Bertagna G.  Maragliano R., Il pendolo delle maggioranze ci distruggerà, "Reset", n. 75, gennaio-febbraio 2003, pp. 58-62

[7] Picone P., Sapere SULLA scuola e sapere DELLA scuola, Educazione&Scuola, 5/2/2003

[8] Come lo stesso Bertagna ha riconosciuto «Negli ultimi vent’anni, tutte  le ricerche di psicologia, sociologia ed economia dell’educazione hanno dimostrato che la causa principale dei fallimenti scolastici non è, in genere, la scuola, ma l’extrascuola, in particolare l’ambiente sociale e familiare di provenienza degli alunni.», Rapporto finale del Gruppo Ristretto di Lavoro costituito  con D.m. 18 luglio 2001, n. 672, p. 16.

[9] Osservazioni critiche sul progetto di introduzione del “biennio valutativo”, Documento dell’Associazione Nazionale Docenti e altri 12 gennaio 2003

[10] Cucciniello Antonio, Seconda Media: cronaca di un massacro, Fuoriregistro, 10/02/2003

[11] Picone P., 5/2/2003


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