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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

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UN TUFFO NELL’ANIMA

a cura di Tatiana Olivieri

 

PREMESSA

Nell’anno scolastico 2001-2002, a partire da gennaio, ho iniziato, nella classe 2^C1 di Cisano Bergamasco, un lavoro teso a migliorare il rapporto degli alunni:

-con se stessi;

-con i compagni;

-con i/le docenti;

-con l’ambiente-scuola.

“Un tuffo nell’anima” è uno dei tanti “titoli”, tutti splendidi, pensati dalla classe per questo lavoro durante un brainstorming.

Ho sempre creduto, specie dopo aver osservato altre esperienze di questo tipo fatte in alcune scuole italiane e d’oltralpe,nell’importanza di un metodo che mirasse non solo all’apprendimento cognitivo degli/delle alunni/e, ma anche alla soddisfazione dei loro bisogni emotivi: due obiettivi, questi, che sono tutt’altro che slegati, anzi si possono considerare strettamente interdipendenti. Se, infatti, ci allontaniamo dall’ottica, che francamente “funziona” ben poco, ormai (ma ha mai funzionato?), dell’apprendimento inteso solo come memorizzazione di contenuti,ci avviciniamo a quella di un apprendimento considerato come processo che comporta un modificarsi del modo di pensare, agire, sentire di chi apprende e che quindi punta molto su due fattori tradizionalmente poco indagati e considerati:

1)la motivazione ad apprendere;

2)il clima in cui si apprende.

Favorire il protagonismo degli/delle alunni/e nell’apprendimento e creare un clima positivo significa far entrare in gioco abilità come la confidenza, la comunicazione, la collaborazione, la cooperazione, promovendo in tal modo lo sviluppo personale e sociale degli/delle alunni/e, l’autostima,il benessere.

La classe diviene uno spazio magico, dove le energie circolano nella misura in cui circolano i sentimenti,ed in esso trovano un luogo privilegiato.

Al fine di favorire un rapporto migliore, gratificante e stimolante, con se stessi, con gli altri e quindi con ciò che studiano, vengono attivate delle strategie mirate alla creazione di un clima positivo.

 

MODELLI PER LA CREAZIONE DEL CLIMA

La messa in atto, cioè, di tutte quelle attività che portino gli/le alunni/e a lavorare in maniera empatica, stimolante, tranquilla con il/la docente e coi compagni. Il clima modifica la STRUTTURA dell’apprendimento, entrando a far parte delle attività didattiche vere e proprie con operazioni e contenuti condivisi.

Circle time

“Il tempo del cerchio” viene utilizzato come gruppo di discussione finalizzato al dibattito su vari argomenti, alla soluzione di problemi, al miglioramento della comunicazione tra i membri del gruppo. La classe, o il piccolo gruppo, viene fatta sedere in cerchio e guidata alla discussione dall’insegnante, che ne facilita la comunicazione, dopo aver stabilito insieme con gli alunni le regole per intervenire e discutere, allo scopo di rendere amichevole, tranquillo e collaborativo il clima della discussione.Utilizzare questa tecnica nelle attività didattiche serve a consolidare la conoscenza, la comunicazione, la cooperazione e a creare un clima sereno e di rispetto reciproco, in cui ognuno si possa sentire gratificato come individuo e come appartenente a un gruppo, sotto la guida attenta e non invasiva dell’insegnante.

Le lezioni di narrativa, la lettura cioè del libro “La rondine dell’anima”, di cui parlerò più avanti, avvengono tutte in cerchio, nella stanza “creata” dalla 2^C.

Il Brainstorming

Il termine inglese, letteralmente “tempesta di cervelli” si può tradurre in italiano come “idee a ruota libera” o “idee in libertà”: la sua caratteristica è quella, infatti, di permettere a ogni membro del gruppo di esprimere tutto ciò che gli viene in mente senza giudicare le proprie idee o quelle degli altri. Efficacissimo come metodo di problem solving, esso presuppone, appunto,in una prima fase, che ognuno possa dire le sue proposte senza che mai su queste vengano espressi commenti o giudizi . Subito dopo questa fase si opera una scelta, selezionando le idee e raccogliendo quelle che meglio esprimono il pensiero di tutti. A questo punto, le idee raccolte diventano patrimonio comune e condiviso e possono trasformarsi in cartellone, elaborato scritto o grafico.

Rilassamento e visualizzazione (immaginazione guidata)

Rilassamento

  • Esercizi di scarico e rilassamento;
  • Rilassamento con la musica;
  • Rilassamento sequenziale;
  • Plasmare materiali

Immaginazione guidata

Si aiuta il/la ragazzo/a a restare nello stato d’immaginazione, stimolandolo/a a osservare tutti i particolari visivi, olfattivi, tattili, ecc.. dell’immaginazione che sta vedendo: Questo tipo di attività, che per noi avviene nella stanza “creata” dalla seconda C, è stimolata dalla musica, dai colori rilassanti della stanza e da essenze profumate appositamente diffuse. Questo contribuisce a creare un’atmosfera “magica” e quasi sacra all’interno della stanza.

Esperienze di affidamento

Si tratta di far fare agli/alle alunni/e degli esercizi in cui entri in gioco la fiducia reciproca. Essi debbono far cadere, a turno, completamente le proprie difese e affidarsi ai propri compagni, i quali hanno il compito di non tradire questa fiducia e non abbandonare il compagno o i compagni che sono loro affidati. In questi esercizi è molto importante il contatto: attraverso esso gli/le alunni/e imparano il rispetto, la dolcezza, la delicatezza.

L’accordo

L’accordo è un esercizio che si fa ogni volta che si esce dalla “stanza della 2^C”: si tratta di accordare il proprio respiro e la propria voce su quella altrui, proprio come se si fosse un’orchestra che deve accordare gli strumenti. L’esercizio avviene in cerchio, abbracciando i compagni vicini ed è importante non soverchiare la voce degli altri, non rovinare l’armonia dell’accordo, ma emettere il suono in completa armonia con le voci degli altri.

Lavoro cooperativo in classe

Inizialmente abbiamo lavorato in cooperativa per fare dei riassunti di brani o per ricostruire, tramite il confronto di appunti, dei piccoli brani letti da me in classe. Per ora ho solo lavorato a coppie, in maniera, peraltro, molto soddisfacente, ma più avanti dedicherò tutta una sezione al Coperative Learning, che nel corso dell’anno assumerà sempre più importanza.

 

RICOSTRUZIONE DI UN BRANO

L’insegnante legge un brano, gli alunni sono divisi in coppie e ognuno di loro prende appunti sul brano, poi la coppia confronta gli appunti e, discutendo insieme, ricostruisce il brano letto dall’insegnante

Tempo: 20 minuti

Valutazione: può essere considerata una prova d’ascolto e di comprensione; si valuta l’attenzione dell’ascolto e la capacità di comprendere e restituire i passaggi di cui il brano è composto.Si valuta il lavoro eseguito individualmente con un giudizio e lo stesso si fa per il lavoro collettivo.

E’ importante controllare che il lavoro sia realmente cooperativo e non ci siano squilibri nella coppia; per questo è bene non formare coppie che presentino grossi dislivelli cognitivi: l’insegnante deve formare coppie quanto più possibile omogenee.

 

RIASSUNTO DI UN BRANO

Si distribuiscono tante fotocopie di un brano per quanti sono gli alunni; ognuno di loro sottolinea le parti che gli sembrano essenziali al riassunto, poi i membri della coppia si scambiano i fogli e confrontano le sottolineature. A questo punto, ognuno dei due abbozza un riassunto, poi li confrontano e discutono, si correggono vicendevolmente e arrivano all’elaborazione di un unico testo. I diversi testi vengono letti in classe e confrontati; si discutono le eventuali discordanze.

Tempo: un’ora (mezz’ora per arrivare all’elaborato)

Valutazione: vengono valutati sia il lavoro del singolo sia il lavoro cooperativo come prove di comprensione.

Durante lo svolgimento di questo tipo di attività si verificano i seguenti aspetti dell’interdipendenza positiva, essenziale per creare quel clima di fiducia, collaborazione, amicizia in cui gli alunni possano stare, e lavorare, bene:

1)   interdipendenza di scopo: tutti e due i membri del gruppo lavorano per raggiungere lo stesso obiettivo;

2)   interdipendenza di compito: i due alunni hanno lo stesso compito da svolgere, ma, nella seconda fase, ognuno deve aver svolto il proprio per permettere lo svolgimento del lavoro cooperativo;

3)   interdipendenza di materiali: ognuno ha bisogno del materiale dell’altro per portare a termine la consegna;

4)   interdipendenza di valutazione: la valutazione individuale condiziona quella collettiva.

Obiettivi sociali: capacità di lavorare col compagno che viene assegnato; lavorare a bassa voce, senza disturbare gli altri; accettare le osservazioni del compagno di coppia e degli altri compagni durante l’eventuale lettura degli elaborati; prendere decisioni in coppia.

Osservazioni: a volte l’insegnante, specie inizialmente, ha dovuto spiegare più di una volta la consegna, soprattutto perché lavoravano in modo nuovo e non c’erano abituati. In qualche caso è dovuta intervenire a sedare dei litigi tra i membri della coppia, poco disponibili ad accettare osservazioni l’uno dall’altro.

ESPERIENZE

LA STANZA DEL SORRISO

Cercavo un posto dove lavorare con la classe in questo modo, un luogo “magico” che avesse altre regole e altre caratteristiche rispetto alla classe pensata, con la sua divisione in banchi e cattedra, per delle lezioni frontali. Inizialmente ho utilizzato la palestra, ma, dopo un primo tentativo, mi sono resa conto che è un luogo troppo grande, freddo, dispersivo perché i ragazzi si sentano a loro agio.Allora ho parlato con il nostro Dirigente Scolastico, il prof. Agostino Garieri, chiedendo di utilizzare l’aula che attualmente veniva usata dagli insegnanti di sostegno. Ho anche chiesto al Dirigente di poter fare “trasformare” l’aula ai ragazzi, in modo da renderla un luogo di benessere e serenità, un luogo che piacesse loro. Per questo ho preso gessetti, tempere a dito, colori a cera, acquerelli e ho lasciato che la classe decidesse liberamente cosa fare dell’aula. Spontaneamente, si sono formati dei piccoli gruppi che hanno lavorato insieme a dei soggetti: ogni gruppo ha scelto i materiali più congeniali e si sono messi a disegnare direttamente sul muro, col sottofondo di alcuni cd di musica classica. Hanno disegnato arcobaleni, tramonti, paesaggi di montagna, alberi, acqua, rondini, cigni. A volte hanno fatto disegni astratti, scegliendo le forme più morbide, i toni più tenui e dolci per colorare“la stanza del sorriso”.

Alla fine, ci siamo spalmati le tempere sulle mani e abbiamo decorato tutta la parte inferiore dell’aula con le impronte delle nostre mani. Gli alunni erano entusiasti: dopo due giorni di lavoro, sporchi,anzi, grondanti tempera direi,e affaticati, ci siamo fermati a contemplare il nostro lavoro, quasi increduli di fronte a ciò che eravamo stati capaci di fare. Ho fatto poi fare agli alunni delle relazioni su quest’esperienza, ve ne propongo alcune.

 

 

Alice

 

DISEGNAMO I MURI

 

E’ stato bellissimo quando la prof. Ha detto che dovevamo pitturare una stanza…non mi sembrava vero!

Siamo andati nell’aula di sostegno e subito abbiamo cominciato a disegnare sui muri. Eravamo tutti quanti sui banchi in piedi(cosa che non si potrebbe fare), alcuni erano persino  su delle sedie “montate” sui tavoli, per arrivare più in alto possibile. Mentre disegnavamo la prof aveva messo una musica lagnosa, ma che a lei piaceva. Io e Samanta abbiamo fatto un bosco con lo sfondo rosa come il cielo al tramonto, e altri hanno fatto l’alba, altri ancora disegni astratti, sfumati in tutti i modi, poi abbiamo fatto le impronte delle mani con la tempera…è stato bellissimo!”

Tanto che oggi sono andata a prendere l’astuccio che avevo dimenticato in quell’aula e mi sono fermata a osservare quello che abbiamo fatto…

Chissà, se un giorno avrò figli, che faccia faranno quando racconterò loro quello che ho fatto insieme ai miei compagni??!!

 

Simone

 

PARADISO TERRENO 

 

Ieri, siccome la professoressa Tatiana ci farà fare gli esercizi di visualizzazione e la palestra è troppo dispersiva, faremo quest’attività nell’aula di sostegno e quindi abbiamo deciso di farla diventare di nostro gradimento.

Abbiamo quindi deciso che la parte superiore del muro l’avremmo colorata coi gessi, mentre la parte inferiore con le tempere.

Ieri mi sono divertito tantissimo, perché sapevo che poi quello che noi avremmo fatto sarebbe rimasto e che ogni volta che avremmo fatto visualizzazione, io avrei contribuito a far diventare per me e per gli altri l’aula rilassante e piacevole. Di sottofondo avevamo una musica che, a dire la verità faceva schifo, ma in quel momento mi sembrava molto rilassante, Io ho disegnato delle colline al tramonto e un disegno astratto che non so proprio come ho fatto a farlo: ho trovato un’ispirazione che non avevo mai avuto e ho cominciato a disegnare.

 

 

Ryan

 

Ieri pomeriggio, con la professoressa Olivieri Tatiana, siamo andati nell’aula di sostegno e abbiamo colorato con le tempere i muri. Però, non si poteva colorare solo con le tempere, ma anche con gessetti, pastelli a cera, pennarelli. La professoressa, quando stavamo colorando e disegnando, metteva nello stereo delle canzoni che erano un po’ rilassanti. All’inizio non ci piacevano, ma poi ci sono piaciute. Io ho disegnato un disegno astratto che non si riesce a capire, mentre alcuni dei miei compagni hanno fatto bellissimi paesaggi.

 

Federica

 

COME HO VISSUTO LE ESPERIENZE DI IERI:

 

(nella prima parte Federica parla dell’esperienza in palestra, fatta col piccolo gruppo della compresenza) Nel pomeriggio, mi sono divertita, è stato veramente “forte”, mi sembrava quasi di essere una di quelle teppistelle che si divertono a colorare i muri della scuola e pensavo anche alla reazione del Preside, perché non era credibile che lui ci avesse permesso questo. Mi sono sentita un po’ come il Ricasso del 2002, con la matita sull’orecchio destro e la fantasia sul muro.

 

Fulvio

 

LE SENSAZIONI DI IERI

 

(…) Come al solito, mi ero dimenticato che il venerdì c’è il tempo prolungato; tornato a scuola, la prof. aveva, ancora, una bella proposta: andare a colorare l’aula di sostegno. L’abbiamo colorata quasi tutta di colori diversi e alla fine abbiamo inzuppato le mani nelle tempere, poi abbiamo messo le mani sul muro per fare le impronte, che bell’idea! Quel giorno è stato proprio indimenticabile.

 

 

 

Da subito, abbiamo deciso cooperativamente alcune regole, a cui ne abbiamo aggiunte poi altre nel corso della lettura de”La rondine dell’anima”.Ecco le prime regole stabilite:

 

1)Nella stanza si entra soltanto scalzi;

2)Ogni volta che si entra e si esce dalla stanza si fa un piccolo inchino.

 

Queste regole servono e sottolineare il particolare carattere dell’aula, la sua “magia”: i ragazzi ne percepiscono l’importanza e si ricordano vicendevolmente, e ricordano agli adulti, il rispetto delle regole decise insieme.

 

 

LE COMPRESENZE NELLA STANZA DEL SORRISO

 

Il lunedì pomeriggio e il venerdì mattina lavoro alternativamente con tutti e due i gruppi di compresenza facendo loro fare esercizi di scarico, rilassamento, immaginazione guidata, affidamento.

 

PROGRAMMAZIONE DI UNA LEZIONE

Classe: 2^C (gruppo del lunedì)

N° alunni 8

 

Obiettivi:

 

Individuali

 

Scaricare le tensioni e l’aggressività;

Percepire il proprio corpo;

Provare uno stato di quiete;

Visualizzare un’esperienza gratificante, che susciti senso di pace e di benessere;

 

 

Sociali

 

Lavorare in silenzio, per non compromettere la riuscita dell’attività;

Rispettare la consegna tenendo conto delle esigenze dei compagni e della classe;

Accettare di essere toccati;

Affidarsi senza paura agli altri;

toccare gli altri con delicatezza;

non tradire la fiducia degli altri.

 

 

 

Il lavoro procede in questo modo :

 

SCARICO

 

I ragazzi, guidati dall’insegnante, fanno esercizi volti a scaricare l’aggressività, come, ad esempio, tirare calci e pugni, gridando, a un tappetino messo contro una delle pareti: è importante che sia l’insegnante a dare il via e lo stop allo scarico.

 

IMMAGINAZIONE GUIDATA

 

Dopo essersi scaricati i ragazzi si sdraiano a occhi chiusi sui tappetini, l’insegnante accende un incenso, mette della musica rilassante e inizia a parlare con voce calma e suadente. L’attenzione dei ragazzi viene portata sulle singole parti del corpo(VANNO TUTTE NOMINATE) che vengono fatte rilassare(AD OGNI RESPIRO IL MIO CORPO E’ SEMPRE PIU’ PESANTE E RILASSATO: E’ RILASSATA LA NUCA, SONO PESANTI E RILASSATI GLI OCCHI, ECC…), poi l’insegnante, anche partendo da una lettura o da un’esperienza quotidiana, inizia a raccontare una situazione. Ad esempio:

ci troviamo al mare, sulla spiaggia e guardiamo l’acqua, indecisi se fare o meno il bagno: l’acqua è azzurra, limpida, invitante, il cielo è terso, il sole ci scalda la pelle. Mettiamo un piede in acqua, è un po’ fredda, sentiamo dei piccoli brividi, piacevoli, in tutto il nostro corpo; l’acqua è fresca e pulita, entriamo fino al ginocchio. All’inizio sentiamo un po’ di freddo, ma poi decidiamo di entrare e camminiamo nell’acqua fino al ginocchio e poi fino alle cosce. Sentiamo la carezza dell’acqua sulle nostre gambe, ci tuffiamo. Adesso l’acqua avvolge i nostri capelli, la nostra testa, gli occhi, le orecchie, le guance, il naso, la bocca, il mento: l’acqua è fresca e ci da una sensazione di benessere e protezione. La sentiamo avvolgerci il collo,le spalle, le braccia, le mani, la sentiamo tra le dita. L’acqua ci avvolge e ci accarezza fresca, limpida, pura e noi stiamo bene. L’acqua avvolge il nostro torace, la schiena, la pancia; l’acqua avvolge e rinfresca il nostro bacino, i glutei, le gambe, i piedi. Nuotiamo nell’acqua: essa è tutt’intorno a noi e noi stiamo immersi nel mare puro, fresco, limpido, calmo. Ci giriamo nell’acqua, facciamo gli spruzzi, galleggiamo, ci lasciamo cadere sul fondo come sassi e torniamo in superficie. Facciamo il morto: l’acqua è sotto di noi, ci avvolge le orecchie, non sentiamo nulla se non il rumore dolce dell’acqua e ci lasciamo cullare dal dondolio del mare che accarezza il nostro corpo. Stiamo bene: siamo rilassati, pesanti, abbandonati. Il sole ci scalda: lo sentiamo sul viso, sugli occhi, ecc….(nominare TUTTE LE PARTI DEL CORPO). Alla fine usciamo e ci sdraiamo sul telo ad asciugarci: sentiamo il calore del sole sul nostro corpo, su tutto il corpo e noi ci sentiamo bene: siamo pesanti, rilassati e ci abbandoniamo al calore del sole..

E così via. Alla fine facciamo muovere ai ragazzi le mani, i piedi, facciamo loro aprire gli occhi e li lasciamo muoversi per la stanza.

Se si vuole, si può far parlare, in cerchio, a turno, ad ognuno delle proprie sensazioni o emozioni, magari solo le prime volte.

 

AFFIDAMENTO

 

Dopo l’esercizio di visualizzazione possiamo passare a far fare ai ragazzi degli esercizi di affidamento. Uno molto semplice è questo:

Si mettono i ragazzi a gruppi di tre: i gruppi si formano liberamente, mentre l’insegnante assegna i posti in modo da mettere vicini, nel caso che i gruppi non risultassero eterogenei (maschi e femmine), questo per equilibrare le relazioni prossemiche; fa inoltre in modo che non capitino vicini i ragazzi più irrequieti.

Uno dei ragazzi si mette al centro, completamente rilassato e con gli occhi chiusi, gli altri due se lo devono passare, delicatamente, come se si passassero una palla di cristallo fragilissimo; i due tengono sempre le mani davanti a sé e le gambe piegate per sostenere il peso del compagno e il loro compito è di non farlo mai cadere o sentire insicuro.

L’esercizio si svolge in silenzio, con il sottofondo di musica rilassante. L’insegnante interviene per spiegare bene a tutti l’esercizio e prova con ognuno dei gruppi.

 

ACCORDO

 

Alla fine dell’ora ci si mette in piedi, in cerchio (la musica dev’essere spenta) abbracciandosi, con le mani appoggiate sulla schiena degli altri. Si chiudono gli occhi e si iniziano a fare respiri profondi, all’unisono, poi, dopo un po’ di respiri silenziosi all’espirazione corrisponde a un mormorio, successivamente un suono e così via finché, con suono sempre più grandi, non si passerà a un grido, per tornare, poi, per gradi, a un mormorio e, infine, a un respiro silenzioso, L’insegnante con la sua voce guiderà i passaggi: l’esercizio dura circa 20 minuti e solo quando è finito ci si scioglie dall’abbraccio.

 

 

 

OSSERVAZIONI

 

Dopo tre incontri strutturati in questo modo, con minime variazioni negli esercizi, ho notato alcune cose:

i ragazzi amano l’immaginazione guidata e seguono alla lettera e senza obiezioni ogni indicazione dell’insegnante. Alcuni, i più irrequieti, fanno più fatica degli altri a rilassarsi: li si può aiutare massaggiando dolcemente loro le parti del corpo che vengono nominate o, se aprono gli occhi, sorridere e invitarli, con dei gesti, a chiudere gli occhi e a fare silenzio.

Anche gli esercizi di scarico sono molto spontanei per loro, ma quasi mai vogliono gridare: all’inizio si può permettere che non producano suoni, ma gradualmente li si deve abituare a farlo.

L’affidamento è difficilissimo all’inizio e devono essere coscienti:

-dell’importanza della delicatezza;

-dell’importanza di non far mai sentire insicuri i compagni.

Su queste due cose l’insegnante deve insistere molto.

L’accordo, a parte qualche risatina iniziale e qualche imbarazzo, ora è divenuto una pratica amatissima e che eseguono con grande attenzione: quando si è creata una disarmonia, hanno tutti dichiarato di averla sentita come fastidiosa e irritante, per questo hanno ripreso autonomamente i compagni che erano stati meno seri nel fare l’accordo, responsabilizzandoli.

 

 

Vi sottopongo ora alcune relazioni scritte dai ragazzi dopo la prima esperienza di questo tipo.

 

Stefano

 

Ieri mattina a scuola, nell’ora della prof. Olivieri, siamo andati in palestra solo con i calzini e dovevamo fare degli esercizi di rilassamento. All’inizio abbiamo cominciato a battere i piedi per terra con tutta la nostra forza. Poi dovevamo chiudere gli occhi e immaginare di essere degli alberi, facendo dei respiri profondi. Dopo ci siamo sdraiati a terra e la prof. Ci diceva cose rilassanti: io mi stavo per addormentare, ma dopo un po’ ho sentito che la prof. Parlava normalmente e ho aperto gli occhi: l’esercizio era finito. Mi sono alzato e ero intontito: si vede che mi ero rilassato troppo. A quel punto abbiamo fatto un esercizio da tre, uno davanti, uno dietro e uno in mezzo. Quello in mezzo faceva l’albero e gli altri due lo spingevano: per quello in mezzo è una cosa molto bella. Alla fine tutti dovevamo stare in cerchio e ognuno aveva le mani dietro alla schiena degli altri. Dovevamo dire “aaaaaa” sempre più forte; io a farlo troppo forte non riuscivo perché mi veniva da ridere.

 

Elisa

 

LE MIE SENSAZIONI

 

Ieri abbiamo fatto con la mia prof., Tatiana Olivieri, la visualizzazione, un rilassamento che ci aiuterà a venire a scuola con più voglia. Mi sono divertita molto, perché c’era una musica fantastica e allo stesso tempo triste e per questo ho pianto. Mi sono rilassata molto e non vedo l’ora che arrivi venerdì diciotto.

 

Ilary

 

RELAZIONE SULLA VISUALIZZAZIONE

 

Ieri pomeriggio, nell’aula dove abbiamo fatto visualizzazione, appena entrata c’era un profumo d’incenso che mi è piaciuto molto. Il primo esercizio era molto “divertente”, perché dovevamo pestare i piedi e far uscire tutta la nostra rabbia, mi è servito per sfogarmi.

Il secondo esercizio era quello di sdraiarsi e immaginare di essere pesanti, con tutte le parti del corpo attaccate alla superficie di appoggio, ma mi è piaciuto molto quando lei ha detto di immaginare che tutte le nostre malattie e i nostri mali fossero delle macchie nere e che ad ogni respiro si facevano sempre più chiare e poi sparivano. Mi è sembrato di sentirmi meglio; poi, quando dovevo riaprire gli occhi non volevo, perché stavo bene con me stessa. Il terzo esercizio era quello di inventare dei suoni accompagnati dai gesti: era carino, ma non mi è servito a molto. Il quarto esercizio era quello dell’affidamento: io non ero molto “sciolta”, per paura che quello/a dietro di me mi lasciasse cadere, soprattutto quando dietro c’era Gabriele che non mi prendeva delicatamente, ma mi spingeva troppo forte. Ma quando dietro c’era lei io mi sentivo più sicura.

L’ultimo esercizio era molto bello perché si urlava partendo da piano a forte, solo che c’era qualcuno che urlava troppo forte o con una voce stridula e deconcentrava gli altri. Poi dava fastidio la voce di un’altra professoressa che urlava: sarebbe stato meglio se l’avessimo fatto nella 2^ ora del pomeriggio, perché quando sono tornata ero tipo”stordita” e fare un’ora di matematica è stato uno strazio. Mi è piaciuta molto questa esperienza!!

 

Samanta

 

IN PALESTRA

 

La mattina del 13/01/02 e stata divertentissima!

Mentre i compagni facevano francese noi ci siamo rilassati in palestra: io mi sono sentita meglio, mi piace fare cose “anormali” all’interno della scuola. Quando sono tornata a casa mi sentivo diversa, come se di pomeriggio, invece di tornare a scuola, stessi andando in un posto diverso, senza i prof. antipatici e odiosi che non fanno altro che spiegare, ma un posto rilassante, dove la prof. di lettere ci lascia sfogare (nei momenti in cui lo ritiene opportuno).

Anche oggi mi sento come se non fossi a scuola.

 

Matteo

 

Ieri pomeriggio io, Simi e Nicolò siamo arrivati alle due e abbiamo aiutato la prof a sistemare i tavoli.

La proci ha detto di andare a prendere i tappetini, ma quando siamo scesi la bidella ci ha visti e ci ha chiesto cosa volevamo. Allora io e Simi abbiamo detto che ci servivano i tappetini e lei ci ha urlato:

“sono sola, non posso fare tutto io!!!”. Stavamo per entrare in palestra quando:

“è bagnato, non potete entrare”

Io e Simi siamo tornati su a dirlo alla prof, intanto Nico era andato a prendere il registratore.

Simi aveva portato l’incenso, quando è suonata la campanella siamo tornati in classe e la prof. ha chiamato quelli che facevano visualizzazione.

 Prima di entrare abbiamo tolto le scarpe e quando siamo entrati abbiamo fatto un saluto.

C’era un odore di incenso e come inizio abbiamo fatto un esercizio di scaricamento battendo i piedi; poi ci ha fatti distendere, ci ha fatto chiudere gli occhi e ci diceva delle cose tipo che eravamo al mare, mettevamo il piede nell’acqua tiepida, cose di questo tipo: mi sono rilassato molto in quel momento.

Poi abbiamo fatto un altro esercizio che consisteva nel fare gesti sempre più grandi accompagnati da rumori sempre più grossi, poi abbiamo fatto un esercizio di affidamento. L’ultimo esercizio era d’intonazione e ci hanno sentito tutti. Comunque, mi sono molto rilassato.

 

Federica

 

Ieri mi sono divertita tantissimo in palestra, perché finalmente mi sono rilassata come si deve: mi sembrava quasi che la mia anima uscisse dal mio corpo e s’immergesse in un altro mondo, quasi paradisiaco.

 

Simone

 

Ieri io e il mio piccolo gruppo siamo andati a fare visualizzazione nell’aula di sostegno da noi trasformata.

Per entrare ci siamo dovuti togliere le scarpe e ci siamo dovuti inchinare, uno per uno, in completo silenzio.

Come sottofondo avevamo un brano di musica classica composto da Schuman e vi era anche il profumo dell’incenso che avevamo acceso.

Poi la prof. Tatiana ci ha detto di metterci al centro della stanza e di battere i piedi più forte che potevamo, per scaricare la tensione.

Successivamente a quest’esercizio ci ha fatti distanziare e ci ha detto di chiudere gli occhi. Mentre avevamo gli occhi chiusi lei ci diceva che eravamo alberi e che c’era una leggera brezza che ci accarezzava i capelli, le braccia, il fusto, le gambe: so che può sembrare strano, ma ero veramente rilassato e mi sembrava che ci fosse davvero quel bel venticello fresco e lieve.

Poi siamo passati a sdraiarci a occhi chiusi e la prof. ci diceva che eravamo al mare. A me, mentre ce lo raccontava, veniva in mente quando ero al mare coi miei amici in Sardegna e nella mente avevo le immagini e mi sembrava di esserci veramente. Poi, quando mi sono alzato, mi sentivo talmente strano e rilassato che mi sembrava di cadere per terra. Dopo, abbiamo fatto un esercizio strano in cui bisognava uno alla volta fare un gesto abbinato a un suono e man mano che si andava avanti essi erano sempre più forti e complessi.

Poi abbiamo fatto l’esercizio che io ho preferito, cioè l’affidamento. Uno di noi si metteva in piedi a occhi chiusi fra altri due compagni che lo spingevano delicatamente e io, a fare quest’esercizio, fin dall’inizio non ho avuto problemi e mi facevo spingere senza paura e mi lasciavo andare molle molle. Poi abbiamo fatto, come ultimo esercizio, l’accordo e quando due miei compagni urlavano e stonavano tutti gli altri mi davano fastidio dentro e li avrei quasi picchiati.

 

 

LA RONDINE DELL’ANIMA

 

 

E’ questo il titolo di un libro che abbiamo adottato come libro di narrativa. Si tratta di una fiaba di un’autrice israeliana, M.Snunit, edita da Rizzoli. Di seguito, sono riportate alcune lezioni in cui l’insegnante ha letto le parole del libro e ha annotato le riflessioni fatte, con il metodo del Circle Time, dai ragazzi con l’insegnante nel ruolo di facilitatore.

 

Prima parte

 

 

“Nel fondo profondo dentro il corpo

abita l’anima.

nessuno ancora l’ha vista

eppure tutti sanno che esiste.

Esiste, senza ombra di dubbio.

E tutti sanno, anche,

che cosa c’è dentro di lei…

 

Dentro l’anima nel suo bel mezzo sta lì,

ritta su una sola zampetta una rondine.

La rondine!

Il suo nome è rondine dell’anima….

E’ lei che sente tutto quel che noi sentiamo.

 

Quando qualcuno ci fa del male

La Rondine dell’anima

vaga

mogia

mogia

nel

nostro

corpo,

di qua,

di

per ogni angolo,

con il peso di pesanti patimenti”.

 

 

La parte sottolineata è stata al centro della discussione del cerchio, che si è interrogato su ciò che ci fa male e sui sentimenti che turbano la rondine, ovvero la nostra anima. Dal brainstorming compiuto, questo è quanto è emerso.

Le cose che ci fanno male:

 

LE OFFESE;

QUANDO QUALCUNO NON CI VUOLE PIU’ BENE;

QUANDO SI E’ LASCIATI;

QUANDO NON SI E’ ASCOLTATI;

I RIMORSI;

L’ESSERE INCOLPATI INGIUSTAMENTE;

LA DERISIONE;

QUANDO TI FANNO SENTIRE DIVERSO;

LE DELUSIONI (specie quelle scolastiche)

 

Che cosa prova la rondine:

 

Quando veniamo offesi la rondine prova rabbia, aggressività, chiusura, isolamento, tristezza, ma non è sempre uguale, le offese ti fanno più male se sono dette da qualcuno cui vuoi bene;

Quando qualcuno non ci vuole più bene la rondine è malinconica, si sente sola, abbandonata, delusa, impotente e inutile;

Quando qualcuno ci lasciala rondine si sente tradita, svuotata, debole, fragile, non amata e le vengono un sacco di sensi di colpa;

Quando non ci ascoltano la rondine si sente una nullità, sente di non contare, on si sente rispettata, prova rabbia;

Quando abbiamo dei rimorsi la rondine prova dolore, senso di irrimediabilità, si sente cattiva e per questo soffre, prova disagio, non ha più stime di sé;

Quando veniamo incolpati ingiustamente la rondine si sente un capro espiatorio, sente l’ingiustizia, prova rabbia e frustrazione;

Quando ci deridono la rondine si sente avvilita, triste, le vengono tanti dubbi su di sé, si isola, si arrabbia, è ferita dagli altri, prova tanto dolore;

Quando ti fanno sentire diverso/a ci si chiede se si è diversi sul serio, che cosa non va in noi, la rondine si sente sbagliata e sa che non è giusto;

Quando proviamo delle delusioni la rondine si sente stupida, inadeguata, ha paura di non farcela mai.

 

 

Seconda parte

 

Quando qualcuno ci vuole bene saltella,

la Rondine dell’anima saltella,

fa piccoli balzi d’allegria,

avanti e indietro,

su e giù”.

 

Il volersi bene, secondo la classe, vuol dire:

avere fiducia, credere in qualcuno

dare affetto, l’affetto si esprime soprattutto con coccole, baci e parole.

I gesti e le parole dell’affetto sono: dire ti voglio bene, dire voglio starti vicino, dire qualunque cosa se detta con dolcezza e a bassa voce, i sorrisi, quando ti ascoltano, quando non urlano, quando non ti trattano male, quando ti aiutano nelle situazioni difficili; si possono anche dare schiaffi per affetto, ma non fanno bene all’anima. L’affetto qualcuno lo esprime anche con regali, facendo dei sacrifici per te, aiutandoti nelle cose in cui non riesci, rispettando le tue opinioni, non ferendoti, non prendendoti in giro. Il rispetto è una forma d’affetto e si esprime evitando le cose brutte agli altri, non spettegolando, non parlando mentre gli altri parlano, avendo riguardo per gli altri, aiutando chi è in difficoltà.

 

Terza parte

 

“Quando qualcuno ci chiama per nome la Rondine dell’anima sta bene attenta al suono della voce di chi chiama: vuol riconoscere quale sia la natura del suo richiamo”.

Riflettiamo sul potere delle parole, sia per il loro significato, sia per come vengono pronunciate. Dico alla classe che le parole possono creare, ma anche distruggere. Li faccio sedere a gambe incrociate e a occhi chiusi. Inizio a parlare parole che creano. Li faccio pensare a qualcosa di bello, al mare, ad es.

Immagino di stare tutti quanti, d’estate, a rotolarci sulla sabbia, poi di entrare in acqua e di giocare a spruzzarci con l’acqua; parlo di fare il bagno, uscire e poi andare a prendere un gelato in un chioschetto sulla spiaggia. Finito il gelato andiamo a goderci il sole, sdraiati, poi giochiamo a pallavolo, facciamo una pista per le biglie, ci divertiamo. Il mare d’estate è allegro, sembra che si diverta anche lui. Cambio improvvisamente tono, urlo, li sgrido. “Basta!Siete degli stupidi, io non posso lavorare così!”

Rimangono sconcertati, aprono gli occhi e mi guardano interrogativi, seri.

Chiedo che effetto abbia fatto loro.

A: “ha disturbato un bel sogno”

N: “ha distrutto quello che stavo pensando”

S: “mi sono spaventato, stavo giocando sulla spiaggia e improvvisamente ho sentito gridare”

G: “mi sono spaventato”

L: “mi sono spaventato, stavo giocando a pallavolo sulla spiaggia e mi ha disturbato”

Fu: “be’, io ero in montagna e stavo raccogliendo un porcino gigante, quando ho sentito –basta!-e mi è caduto il porcino e ho visto tanti puntini blu”

N: “stavo giocando a biglie quando ha urlato: ho provato spavento, più che altro”

R: “ho pensato che ero in mare e mi aveva punto un insetto in acqua”

St: “stavo giocando a biglie ed ero in vantaggio quando ha urlato mi sono spaventato”

S: “mi è sembrato quasi di cadere dal materassino in cui stavo tutto rilassato”

M.C.: “quando ha urlato ero tranquilla e ho preso un grosso spavento”

A: “tutti camminavamo calmi in riva al mare, era quasi il tramonto: quando ha urlato è sparito tutto”

E:“mi ricordavo dei materassini e del mare, ma poi mi sono spaventata”

F: “non è stato un bell’impatto essere passata velocemente dalla riva a qua. La sensazione è stata un po’ di sorpresa”

 

Chiedo ai ragazzi di cercare di ricreare una situazione di dolcezza e serenità, raccontando a tutti qualcosa di bello, prende la parola G.

 

G.:

“Siamo in un’isola bellissima che si chiama Curacao. Stiamo in un albergo e ci siamo svegliati al sorgere del sole, poi siamo andati in piscina, c’era l’acqua limpida e c’era anche l’idromassaggio. Il mare era azzurro, era una bella baia; abbiamo fatto una pista per le biglie trascinando Matteo e poi abbiamo giocato a pallavolo. Poi eravamo con i materassini e ho dovuto salvare Luca che era caduto in acqua e non sapeva nuotare bene. Poi ho detto a Simone che non doveva spaventarsi perché c’erano dei pesci tropicali: eravamo sul mare dei carabi, infatti. Abbiamo noleggiato un canotto e fatto, fino a sera, un giro di tutta l’isola. Dopo siamo andati in discoteca e Luca ha ballato con una. Poi io ho noleggiato l’attrezzatura da sub e abbiamo visto i pesci palla”.

F.: “ chiudete gli occhi, dovete pensare di essere in un bel posto in montagna con aria fresca e pura. Camminate sopra un ponte, sotto sentite l’acqua fresca e pura, la bevete e vi rinfresca. Camminate senza scarpe e sentite l’erba fresca sotto i piedi..(poi inizia a dire sciocchezze per far ridere i compagni)

Insegnante: “ Si vede che le parole possono distruggere, anche se ridere può essere una reazione allo spavento, la mia rondine è arrabbiata ora, perché sente che non c’è rispetto per il lavoro che stiamo facendo. Non urlo, ma sono totalmente disarmonica, ho cambiato completamente umore. F. ha disturbato il lavoro e mi ha creato malumore: adesso sto usando parole molto dure” (PAUSA)

“Adesso, per calmarmi provo a rivivere una notte della scorsa estate, quando, con gli amici, ho dormito in spiaggia. Abbiamo portato le chitarre, i sacchi a pelo, qualcosa da mangiare e da bere. Poi abbiamo guardato il mare, calmo calmo, e c’è venuto in mente di fare il bagno. Ci siamo tolti dai sacchi a pelo, ci siamo spogliati e ci siamo tuffati. C’era la luna alta nel cielo e tuffarsi nel mare, in cui si specchiava, era come tuffarsi nel cielo stellato. L’acqua era calda, sapete che di notte è calda perché trattiene il calore del giorno. Siamo saliti sugli scogli e ci tuffavamo da lì. Quando siamo usciti ci siamo asciugati alla bell’e meglio e ci siamo rinfilati nei sacchi a pelo”.

Prende la parola St.:

devo dire siete o sei?”

Ins.: “Di’ io ero”

St.: “siete in montagna e sentite…”

N. : “mancano cinque minuti”

S.: “questo è un intervento distruttivo”

St.: “trovate un fiume, è limpido, allora decidete di entrare. Vi spogliate ed entrate fino al collo e vedete i pesci che luccicano e decidete di entrare tutti in acqua, anche con la testa. Decidete di bere: vi sentite bene, sentite l’acqua che vi entra in corpo e i pesci che si strofinano su tutto il corpo. Poi sentite i sassi scivolosi sotto i piedi”.

S. : “Io prima ho sognato che ero ai Carabi, l’acqua era calda. Nuotando si sentivano i pesci piccolini che facevano un sottile solletico, più avanti si vedevano le conchiglie. Mi sono buttato dagli scogli, c’erano, andando avanti, delle alghe sottili, rosse e colorate che facevano il solletico”.

A: “Eravamo tutti in una casa al mare, il cielo era rosa e tendeva al blu notte. Qualcuno aveva noleggiato un film comico. C’erano tanti divani comodi, qualcuno aveva i pop corn, qualcuno le coperte e si stava quasi per addormentare. Questa notte era lunghissima e abbiamo riso, un po’ per il film un po’ perché eravamo rilassati”.

N.: Io ho sognato che facevamo una partita di basket: eravamo andati a N.Y. per giocare questa partita. Matti si era rotto un ginocchio ed è entrato G. Nel 1° tempo perdevamo, nel 2°, grazie ai punti di Gabri, abbiamo finito in parità. Dopo siamo andati al cinema e abbiamo visto il Signore Degli Anelli e c’era anche Matti che non si era fatto niente di grave”.

 

 

 

LE REGOLE DELLA STANZA

 

Dopo l’unità sul potere creativo o distruttivo delle parole, ho riparlato con la classe delle regole della Stanza: i ragazzi sentono quello delle regole come un problema molto forte, perché quotidianamente vedono adulti e altri ragazzi entrare nella Stanza con le scarpe o senza fare il saluto. Inizialmente avrebbero voluto chiuderla a chiave, ma poi, dopo che li ho invitati a riflettere sul significato di un simile gesto (chiusura, senso di possesso, rifiuto nei confronti degli altri, ecc..) hanno optato per mettere fuori della porta un cartello che ricordi, a se stessi e agli altri, quali sono le regole da rispettare per e entrare e stare nella Stanza. Abbiamo fatto un Brainstorming per decidere, innanzi tutto, il nome da dare al “nostro” posto: il nome che abbiamo scelto è…..

Poi abbiamo iniziato a discutere le regole e alle due per entrare abbiamo aggiunto quelle per RIMANERE nella Stanza:

 

1)    Non gridare, non offendere, insultare, deridere gli altri;

2)    Ascoltare gli altri quando parlano;

3)    Usare solo parole dolci, creative, che accarezzano l’anima;

4)    Rispettare le cose, le persone, i riti che ci sono nella Stanza;

5)    Quando si passa lì davanti o si è in un’aula vicina, parlare a bassa voce per non disturbare chi lavora nella Stanza.

 

Le regole sono state scritte in un cartellone appeso alla porta della stanza, in modo che tutti siano al corrente di come ci si comporta nella Soul Room.

Soul Room è il nome che la classe, dopo un brainstorming, ha deciso di dare alla Stanza: non a caso è in inglese, visto che i ragazzi volevano accentuare il carattere magico della Stanza, attraverso una parola evocativa soprattutto dal punto di vista sonoro. Inoltre, la parola inglese, di cui non tutti conoscono il significato, fa sentire gli elementi della classe come degli “iniziati” che condividono un “segreto”.

 

GLI ANIMALI

 

Nelle ore di compresenza, coi piccoli gruppi, dopo qualche tempo ho sperimentato un “gioco” che piace molto alla classe, tanto da essere uno dei momenti più attesi, ora, delle lezioni nella Soul Room: io racconto una storia, ambientata nella savana, o nella foresta amazzonica, in una fattoria, sulle rive di un fiume( ai ragazzi, però, piacciono di più i luoghi “esotici”): descrivo i sassi e le piante e tutte le specie di animali che vivono in quell’ambiente: loro, seguendo il racconto, devono rappresentare i soggetti di volta in volta nominati. E’ divertentissimo per loro gattonare, strisciare, rotolarsi, imitando i gesti e i versi degli animali. Generalmente, in questo gioco, maschi e femmine si separano e i maschi tendono a giocare rumorosamente, saltandosi addosso, rincorrendosi, simulando lotte per il controllo del territorio, mentre le ragazze preferiscono lavorare in maniera più tranquilla. E’, questa, per loro, un’esperienza di psicomotricità straordinaria, nella quale si sentono liberi di esprimersi, pur guidati dalla voce dell’insegnante.

Un’esperienza molto amata è quella della “storia del mondo” di cui riporto il racconto.

 

“All’inizio dei tempi, quando ancora la terra ancora era un pianeta privo di forme di vita c’erano solo enormi distese di terra e d’acqua e pietre e natura inanimata, ma un giorno, sull’acqua, si formò una strana specie vivente, che ancora non era né vegetale né animale, l’ameba. Essa era un organismo unicellulare, simile a una muffa, che vegetava sulla superficie dell’acqua, senza occhi, né braccia, né pinne, ma era il primo organismo vivente.passarono centinaia di anni, come sapete la vita di un pianeta non ha i tempi brevi della vita umana e la nostra Terra era ancora un pianeta in fasce: dopo alcune centinaia di anni, nacquero i primi  pesci, delle specie di girini minuscoli che si muovevano a scatti. Da questi, dopo un grande tempo nacquero i primi esseri anfibi, una specie di primordiali rane, che iniziarono ad esplorare la terraferma. Alcuni di questi esseri anfibi rimasero tali, altri, invece, persero la capacità di stare sia in acqua che sulla terraferma e si svilupparono come rettili: i primi serpenti popolarono il nostro pianeta, strisciando in lungo e in largo sulle terre emerse.Alcuni rettili si svilupparono in maniera abnorme originando i dinosauri, enormi lucertoloni dall’aspetto feroce, ma spesso assolutamente vegetariani.Tra le altre specie, nei millenni, si svilupparono quelle dei mammiferi: c’erano, ad esempio, i felini, simili a dei primordiali leoni: essi si muovevano in maniera sciolta e snodata, morbidi e silenziosi, sempre all’erta alla ricerca di una preda. C’erano i primi lupi, dei canidi veloci, che si muovevano in branco, guidati da un capo; c’erano delle specie di miti cerbiatti, timidi e paurosi, con le orecchie sempre tese per udire segnali di pericolo:essi brucavano tranquilli fino all’arrivo, nelle vicinanze, di qualche predatore, allora si dileguavano in tutta fretta, agili e veloci. C’erano anche un sacco di scimmioni che camminavano a 4 zampe, vivevano in gruppo spulciandosi e mangiando foglie. A un certo punto una specie di questi scimmioni iniziò a usare il pollice per afferrare gli oggetti e poi a mettersi a due zampe, in piedi: era nato l’essere umano. A dire il vero i primi uomini avevano ben poco a che fare con noi: erano selvaggi, avevano un cervello non troppo sviluppato, ma pian piano si evolvettero, iniziarono a comunicare tra loro con il suono della loro voce, fecero delle scoperte, come gli utensili ricavati lavorando le pietre, il fuoco; fino al punto che giunsero a costruirsi delle abitazioni, ebbero un linguaggio assai più articolato e iniziarono ad essere dei gruppi stanziali organizzati. Fu così che l’uomo divenne “sapiens sapiens”, cioè ciò che siamo noi.

 

 

CONOSCI TE STESSO?

 

Prendendo spunto dal libro di antologia abbiamo iniziato a lavorare sulla conoscenza di sé. Abbiamo letto e commentato i brani proposti e abbiamo analizzato noi stessi, i nostri vissuti, i nostri comportamenti e gli atteggiamenti, drammatizzandoli, anche, nella Soul Room. Alla fine dell'anno ognuno aprirà i "cassetti della propria anima" in uno psicodramma dove gli alunni impersoneranno il proprio Sé, la propria Rondine dell'anima.

 

 

 

 

 

 

PROGETTO PER IL RECUPERO DI ABILITA’

 

Quanto detto a proposito dell’apprendimento in generale vale particolarmente quando ci troviamo a trattare con alunni che presentano problemi cognitivi e/o comportamentali. Questi ragazzi, nella maggiorparte dei casi, sviluppano anche delle forme d’ansia e di stress legate all’esperienza scolastica, tanto da soffrire di manifestazioni somatiche, a volte, o forme di apatia che rasentano la depressione. Nella mia classe io ho due casi di ragazzi che mostrano enormi difficoltà di apprendimento;entrambi bocciati, sono diventati insicuri (alla richiesta di paragonarsi a un animale, ad esempio, si sono visti come un asino l’uno e come una mosca l’altro), si disistimano, si ritengono incapaci(e da un sociogramma condotto sulla classe risulta che questa è anche l’opinione dei loro compagni), tanto che uno dei due da qualche mese soffre addirittura di alopecia. Questo ragazzo è nato prematuro, il parto è stato difficile, ha vissuto in incubatrice le prime settimane di vita; all’asilo non era ancora lateralizzato ed era molto in ritardo, a livello manuale, rispetto al fratello, di un anno più piccolo. A scuola vive continuamente in uno stato di tensione, non si concentra, non memorizza praticamente nulla, è frustrato dai brutti voti, perennemente ansioso e preoccupato delle reazioni dei genitori ai suoi insuccessi scolastici. L’altro ragazzo sembra, invece, vivere in un’altra dimensione: non ascolta, non prende appunti, non fa i compiti, non interviene mai. Muto, a testa bassa, preso in giro da tutti, non reagisce ad alcun tipo di sollecitazione, a parte qualche volta. Su questi due ragazzi ho deciso di intervenire con un progetto di recupero basato sull’idea di centralità dello sviluppo di capacità personali e sociali, in primis l’autostima da una parte e la creazione di legami di fiducia reciproca con i compagni dall’altra. Il progetto, che si svolgerà in 15 incontri da un’ora ciascuno, prevede il recupero innanzi tutto di un rapporto più sereno con la scuola e con se stessi: inizialmente farò quasi soltanto esercizi di

Rilassamento;

Percezione di sé (sentire le parti del corpo, disegnarle, massaggiarle, massaggio reciproco, ecc…);

Contatto con la realtà (visualizzazione);

Psicomotricità (danza, senso e suono, ecc..)

 

Dopo aver fatto questo lavoro inizierò a dividere le ore in 2 parti: nella prima i ragazzi eseguiranno sempre esercizi di rilassamento, nella seconda, invece, giochi, o esercizi, di memoria e concentrazione, le abilità, cioè, che intendo recuperare. Userò i blocchi logici, i puzzle di frasi, i brani da ricostruire, da completare e così via: nel frattempo, farò fare ai ragazzi molti lavori cooperativi in classe in modo da migliorare la loro situazione sociale nel gruppo-classe (maggiore accettazione da parte degli altri), facilitare l’apprendimento, creare un clima positivo, di libertà e creatività all’interno della classe.

Tempi: 15 ore in 15 giovedì (dalle14,15 alle 15,15)

Alunni: 2

Luogo: la stanza del sorriso

 

Obiettivi cognitivi: miglioramento delle capacità di:

concentrazione;

memoria;

restituzione di contenuti.

Obiettivi scolastici: percepire il sé fisico (sentire le parti del corpo) ed emotivo (ascoltare le proprie sensazioni e le proprie emozioni), migliorare l’autostima, muoversi liberamente e con scioltezza.

Obiettivi sociali: vincere l’ansia e la timidezza, integrarsi col gruppo, vivere quindi la scuola in maniera più serena e gratificante.

 

 



1 Si tratta di una classe di 14 elementi, 6 femmine e 8 maschi, con 2 ripetenti e una bimba audiolesa.


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