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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

VIVA I TECNICI, ABBASSO I LICEI!
La crisi di iscrizioni negli Istituti Tecnici

 

E’ noto che da alcuni anni le iscrizioni ai Tecnici sono in costante diminuzione a differenza dei Licei, in aumento, e delle professionali, sostanzialmente stazionarie. Sulle cause di tale fenomeno si è discusso a lungo. Colpa della Riforma Moratti, (mai attuata fra l’altro), e della paura della “licealizzazione” che ne sarebbe derivata, come dice qualcuno? Ma il calo è cominciato già a metà degli anni 90, dai tempi di Berlinguer e forse già prima e, a quanto è dato sapere sta continuando nonostante la L. 40/2007 che ha eliminato il “rischio”.  Colpa della cultura italiana impregnata di “umanesimo letterario” e poco attenta al valore della scienza e della tecnica? L’idealismo è stato e in parte ancora impera dai tempi di Croce e Gentile, eppure nel dopoguerra abbiamo avuto la grande stagione del pensiero anglosassone e della cultura marxista, molto attenti alla “cultura  tecnologico” (i famosi politecnici in URSS da una parte e il pragmatismo americano dall’altra).

E se andassimo a ricercare le cause la di fuori della Scuola, come è stato fatto giustamente nel corso della manifestazione per presentare i nuovi Tecnici al CNEL alcune settimane fa?. Colpa della crisi della grande industria italiana, si è detto, che, a differenza degli anni 60/80, ha subito un arretramento nello sviluppo del proprio ruolo propulsivo nell’economia italiana? Oppure gli Istituti tecnici, come è stato autorevolmente ancora affermato, non hanno saputo adeguare la loro offerta formativa alle mutate condizioni del lavoro nella piccola-media impresa, che costituisce l’ossatura portante del tessuto economico italiano?

Intanto è partita da alcuni mesi una vera  e propria campagna per ridare ai Tecnici l’”antico splendore”. 

Giusta la “valorizzazione” dei Tecnici, mi sento di affermare, purché questo avvenga all’interno di una rivisitazione di tutta la Scuola secondaria superiore, e quindi anche (stavo per dire “a partire”) dai Licei. Altrimenti il rischio di ritornare alla “due culture”, come ha giustamente sottolineato Tiriticco nei suoi molteplici interventi, è reale.

 

I TECNICI TRA PASSATO E FUTURO

Tra gli anni 80 e 90 nei Tecnici si ebbe la stagione delle sperimentazioni, per lo più “assistite”, vale  a dire promosse dalla Direzione Tecnica e soprattutto Professionale (il “mitico” Direttore Martinez) del Ministero e accettata favorevolmente dalle Scuole. Parlo dei vari Progetti nazionali: Mercurio, Ambra, Sirio e su tutti il “Brocca” che si diffuse a macchia d’olio in pochi anni, coinvolgendo sia i Licei che i Tecnici e persino le Professionali (vedi Progetto “Michelangelo” per gli Istituti d’arte). Fu una stagione per certi versi interessante e vivace. Molti Istituti Tecnici facevano a gara a “licealizzarsi” almeno nel nome e nei curricoli, per acquisire un po’ …. di nobiltà: nacquero così i Licei economici, i Licei tecnologici che furono poi riassorbiti dalla L. 53. Le Magistrali furono soppresse nel 1997 e diventarono tutte Licei (psicopedagogici, linguistici, Sociali ecc.), mentre i Licei tradizionali erano in caduta libera quanto a iscrizioni, soprattutto il Classico. Eppure anche qui si sviluppò un ampio movimento di sperimentazioni, per lo più autonome (vedi la Rivista “Sensate esperienze” negli anni 70/80) e che confluirono per la maggior parte nel “Brocca”. Licei e Tecnici lavorarono fianco a fianco, con apporti positivi da entrambe le parti per la costruzione di “curricoli” unitari specie nel Biennio.in vista dell’auspicata Riforma delle superiori preannunciata 30 anni prima a Frascati. Poi venne il “gelo” a partire dal 94: se le sperimentazioni continuarono, direi “si trascinarono”, anche se è importante ricordare alla fine degli anni 90 il cosiddetto Biennio dell’autonomia e il progetto 2000. Intanto partiva la proposta Berlinguer che doveva approdare alla L. 30/2000 (mai partita) e che “aboliva” Tecnici e Licei riconducendoli tutti a “Istituti”

Chi ricorda l’affermazione provocatoria di Berlinguer, che arrivò ad accusare il Liceo Classico di aver “corrotto” gli italiani? (ma le intenzioni erano altre, come è noto).

L’aumento delle iscrizioni ai Licei ripartì all’inizio del nuovo secolo e qui si innescò la vera e propria battaglia sulla Riforma Moratti, con lo scontro tra il Ministro e il suo massimo consigliere Bertagna con la Confindustria e i Sindacati, uniti nell’opposizione alla L. 53 e schierati a difesa della istruzione tecnica e professionale a rischio, oltre che di licealizzazione, anche  di regionalizzazione. Infine ecco la L. 40/2007 del Ministro Fioroni e il rilancio della “identità” degli Istituti tecnici per la salvaguardia e lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica. Fu insediata allora la Commissione De Toni, che produsse quel voluminoso dossier che sta alla base del nuovo Progetto di riforma fatto proprio dal neo Ministro Gelmini.

Nel frattempo tuttavia sempre ad opera del Ministro Fioroni furono emanate le Linee guida per l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, linee guida sul cui destino non è chiaro dove vadano a concretizzarsi, nonostante l’avvio della sperimentazione iniziata già nell’anno passato e di cui si attendono i risultati (ma dubito li avremo!)

Linee guida per l’innalzamento dell’obbligo, Riforma dei Tecnici sulla base delle proposte della Commissione De Toni, Riforma dei Licei che, a parte la riduzione delle ore, ricalcano quella elaborata dalla Moratti con il D. Lgl. 226 con una sostanziosa novità, costituita dai Licei artistici e musicali (ma cosa ne sarà degli Istituti d’arte?): un bel groviglio dal quale non si capisce come se ne uscirà.

 

FRASCATI ADDIO?

Intanto una cosa è chiara. Dopo decenni di discussione e di dibattiti sulla riforma delle superiori, dibattito iniziato già negli anni 60, il risultato è la sconfessione di quello che è sempre stato un principio accettato universalmente e cioè che occorreva superare la dicotomia (anzi la tricotomia) tra Licei, Tecnici e professionali,  superando l’impianto gentiliano che di quella dicotomia era l’espressione culturale e filosofica di fondo. Dalle famose 10 Tesi di Frascati (1970!) alle numerose proposte di riforma degli anni 70 e 80 (alcune approvate da un ramo del Parlamento) fino al Brocca, si riteneva che andasse superato il divario fra una Scuola di tipo teorico a carattere non terminale (i Licei) e una scuola professionalizzante con un diploma spendibile immediatamente nel mercato del lavoro. Il Brocca aveva inventato l’espressione innovativa di una scuola superiore pre-professionalizzante con un’area comune e degli indirizzi (ben 17) comprendente sia i Licei che gli Istituti tecnici. La L. 30/200 di Berlinguer si atteneva ancora a questo principio, sopprimendo solo il nome Liceo con Istituto e rinviando il problema delle professionali

Con la L. 53, come è noto, si prevedeva un unico sistema con due canali, ma l’impianto era unitario tanto è vero che fu elaborato un PECUP unico per l’istruzione superiore. Certo rimanevano molte incertezze e ambiguità specie per il settore liceale, la cui impostazione culturale con il Documento di Fiuggi del 2004, non si discostava dal vecchio Liceo gentiliano e questo nonostante tutti gli sforzi di Bertagna di rassicurare circa l’unitarietà del percorso superiore.

A questo punto sono partite le bordate veementi verso la “canalizzazione precoce”, una dicotomia di classe (da parte della sinistra, soprattutto sindacale) e l’accusa di licealizzazione spinta che avrebbe snaturato l’identità degli istituti tecnici (specie da parte della Confindustria) o il declassamento degli stessi istituti nel passaggio alle Regioni. Sappiamo come andò a finire e la L. 40, come si è detto, ha risolto (?) il problema, nel senso che ha ripristinato la dicotomia, anzi la “tricotomia” (che sembrava stesse per essere superata e che non ha nulla a che fare con il “taglio dei capelli, come l’etimologia potrebbe far pensare)     

Intanto aver mantenuto in piedi l’istruzione professionale statale accanto all’istruzione tecnica statale nonostante il Titolo V è un vero e proprio non senso, specie dopo la stagione delle sperimentazioni del Progetto 2000; ma non tanto e non solo per il vulnus giuridico, su cui dovrà avrebbe dovuto pronunciarsi la Corte costituzionale (ma la Lombardia, come si sa ha rinunciato al ricorso avendo ottenuto dalla Gelmini quanto richiedeva) , quanto per il fatto che a questo punto diventa estremamente impegnativo trovare una giustificazione sul piano culturale e pedagogico-didattico della distinzione, per non parlare della difficoltà a far convivere le due Scuole . Infatti nel frattempo lo Schema di piano programmatico applicativo dell’art. 64 del DL 112/2008 preannuncia che gli indirizzi che resteranno in capo all’istruzione professionale saranno solo quelli che non hanno un corrispettivo nel settore tecnico!! Aspettiamo il  Regolamento delle Professionali e il dimensionamento della rete scolastica e ne vedremo delle belle.

Sul piano più propriamente culturale e didattico, come si sa, la Commissione De Toni ha cercato di trovare una giustificazione alla separazione e c’è riuscita con una acrobazia intellettuale (high tech e ……) ma come dice giustamente Valentino “La separazione dei due percorsi, tecnico e professionale, secondo variabili riconducibili alla tecnologia/metodologia per l'istruzione tecnica e settore/filiera per l'istruzione professionale,appare alquanto fumosa e astratta” (Scuolaoggi) il quale aggiunge nello stesso articolo che in questo modo l’Istruzione Tecnica e Professionale viene “scorporata” dal Sistema dei Licei caratterizzandosi in funzione “di un rapido inserimento dello studente diplomato nel mondo del lavoro”, oltre che dell’accesso all’università e all’istruzione tecnica superiore.

Ma se i Tecnici dovranno garantire un rapido inserimento dello studente diplomato nel mondo del lavoro, torniamo alla vecchia separazione tra una scuola propedeutica all’Università (i Licei) e una scuola professionalizzante, con una terminalità forte

Che la L. 40/2007 e i suoi sviluppi stia alla base del ritorno a prima di Frascati è la stessa CGIL ad affermarlo nel suo comunicato di qualche mese fa a proposito dei Nuovi Tecnici

Così i licei si allontanano dai tecnici e questi dai professionali. I professionali surrogheranno la istruzione-formazione professionale regionale che nel Centro-Sud non decolla. In futuro avremo non due ma quattro percorsi distanti e indipendenti: licei, tecnici, professionali (al Sud), formazione professionale (al Nord).

Ora il compito affidato alla Commissione De Toni non poteva che condurre a questo esito, ma le conseguenze vanno oltre i Tecnici.

Come scrive la Rivista telematica “Libed” dei DIESSE (area cattolica) e sostenitrice a suo tempo della Riforma, con la L. 40 “si è deciso di procedere ancora una volta per canne d’organo rigorosamente separate, piuttosto che per una prospettiva sistematica. Due mondi assolutamente diversi e separati, distanti anche nel tempo e nella storia”. L’impressione è che si voglia riaprire la vexata quaestio delle due culture: classica e tecnica, separandole con un fossato.

Ai licei si restituisce l’immagine gentiliana di percorso rigido, impostato e gestito centralisticamente, orientato esclusivamente all’università; all’universo tecnico la disposizione a dialogare con il territorio.

E conclude la Rivista “Gli istituti tecnici hanno tutto da guadagnare; i licei sicuramente no”

 

E I LICEI?

Infatti questa “valorizzazione “ e che questa difesa ad oltranza della specificità dei Tecnici finisce con il mettere in un cantuccio il problema della riforma dei Licei. Non solo, ma la supposta salvaguardia dei Tecnici dalla “licealizzazione” dà ragione a quanti intendono confinare la licealità in un angusto spazio culturale, passatista, dove in effetti voleva metterlo la Commissione istituita da Moratti e dove è tornata anche con Fioroni e il centrosinistra.

Basta guardare ad esempio solo al Liceo delle Scienze Umane. Questo liceo, come dice la stessa CGIL “invece che un moderno liceo europeo delle scienze sociali, è una riedizione del vecchio istituto magistrale”

E’ sintomatico infine quanto affermato da De Toni durante la presentazione del Progetto sui tecnici al CNEL il 3 marzo di quest’anno. Per distanziare e differenziare finire ancora di più i due percorsi De Toni è ricorso a una definizione molto pericolosa, almeno per chi scrive: i Tecnici sono la scuola dell’innovazione!!!  E qui si è fermato. Ma è evidente che i Licei a questo punto sono la Scuola della “tradizione o meglio ancora della conservazione”! vale la pena sottolineare che non solo De Toni ma la maggioranza dei “valorizzatori” dei Tecnici …siano degli ex liceali!

E tra i Licei quale è il simbolo per eccellenza della conservazione? Non certo lo Scientifico, che a quanto pare sta riorganizzando la propria controffensiva nell’ambito di quella che viene definita la “valorizzazione del sapere scientifico” con il gruppo di lavoro creato nell’ambito del la Commissione Berlinguer, il quale Berlinguer è anche Presidente della Commissione per la valorizzazione della musica.

Sembra proprio che si voglia affossare definitivamente il Liceo classico confinandolo nello studio esclusivo delle humanae litterae, decretandone la fine ingloriosa, che , a detta anche di “classicisti” è quello che si  merita. Anche se gli iscritti aumentano!!!

Concludo richiamando quanto da me scritto qualche anno fa sempre a proposto della Riforma della secondaria: per favore PARLIAMO (anche) DEI LICEI! 

Pasquale D’Avolio


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