Negli istituti romani un progetto per offrire il supporto degli psicologi.
Un servizio per gli alunni "difficili"

di Nunzia Latini

 

Il servizio di psicologia scolastica è istituito per aiutare le scuole autonome a prevenire i disagi della personalità dell'alunno, migliorare la qualità dell'organizzazione della vita scolastica, per il benessere degli alunni, degli operatori scolastici e delle famiglie.

Sono le Regioni a pensare come istituire e disciplinare il tutto e possono riferirsi a centri specializzati o a singoli professionisti. Le attività svolte nell'ambito delle singole scuole, possono essere rivolte agli insegnanti, agli studenti, ai genitori. Tra i compiti affrontare le difficoltà educative, i segnali di disagio, analizzare i rapporti con i genitori, le possibili forme di collaborazione tra gli insegnanti stessi.

Ma quali sono le domande e i problemi più frequenti? Ne abbiamo parlato con il dottor Domenico Giuseppe Bozza, che si occupa di psicologia dell'educazione, di psicopatologia del comportamento sessuale presso la facoltà di Psicologia dell’Università "La Sapienza" di Roma e conosce, anche per diretta esperienza per i diversi progetti curati nella scuola romana, i problemi riguardanti la psicologia e la scuola in questo territorio:

Si, mi sono occupato di educazione sessuale nelle scuole, di formazione nel settore della comunicazione, della motivazione e dell’autostima. Gli insegnanti vogliono poter dare le motivazioni giuste ai propri alunni. Quando queste esigenze investono il delicato e complesso mondo della sessualità, il problema e le difficoltà aumentano. I caratteri nell’età critica dello sviluppo sono molteplici e così anche la capacità di un giovane di apprendere come una spugna: questo molto spesso, determina una incapacità successiva da parte dell’insegnante di comprendere come è possibile fare, per "recuperare" quel particolare alunno.

Chi si pone di più, il problema di capire e comunicare sé stesso?

E' una difficoltà vissuta da entrambi. Da parte dell’insegnante perché si sente incapace di creare un rapporto collaborativo con l’alunno; da parte dell’alunno che impara a vedere l’insegnante come una figura da subire per quasi tutta la settimana.

E' solo supporto o è necessario il sostegno psicologico nella scuola?

Più che necessario direi indispensabile. Ma fondamentale bisogna entrare nella scuola in punta di piedi e noi operatori dobbiamo acquisire la coscienza che ciò di cui siamo portatori non deve rappresentare "la" verità, ma semplicemente "una" delle verità.


da "Il Tempo" di domenica 11 febbraio 2001