Per sharing economy (in italiano "economia di condivisione") si intende un nuovo modo di lavorare e fare impresa del tutto basato su applicazioni di dispositivi mobili. Si distingue dall'e-commerce perché questo ultimo offre principalmente prodotti in vendita, mentre l'altro offre servizi da utilizzare da parte del cliente. Per chiarirci le idee facciamo qualche esempio.

- Airbnb - avviato nell'agosto del 2008 - è un portale tramite il quale le persone possono offrire e/o prenotare alloggi privati in tutto il mondo. Sia che si tratti di un appartamento per una notte, di un castello per una settimana o di una villa per un mese, Airbnb è capace di mettere in contatto persone di oltre 34.000 città e 190 paesi.

- TaskRabbit sembra sia cominciato nei primi anni duemila quando Leah Busque, esperta della Ibm, si accorse una sera che le scorte di cibo per il suo cane erano finite mentre ormai stava per arrivare il taxi che aveva prenotato. “Non sarebbe fantastico se ci fosse un sito dove poter chiedere a qualcuno di svolgere delle commissioni per te?”: Ha pensato. Da questa idea nacque Taskrabbit che mette in contatto domande ed offerte di servizi di natura per lo più domestica. I compiti spaziano da fare la spesa a ritirare i vestiti in lavanderia, da pulire la casa a portare a spasso il cane.

- Instacart è specializzata nell'acquisto per conto del cliente di generi alimentari di varia natura. Alle spese per la spedizione dei beni a domicilio Instacart aggiunge un margine di profitto del 10/20 per cento. Instacart Express è un abbonamento annuale che garantisce la consegna gratuita entro due ore per ordini superiori ad un certo importo. L'azienda ha messo a punto accordi con vari fornitori al fine di ottimizzare il servizio nelle varie metropoli americane.

Da questi esempi si capisce come l'economia condivisa abbia un taglio assai originale. Offre servizi molto utili al singolo cittadino che talora non saprebbe cosa fare: da qui appunto il suo successo.

L'impatto globale della shared economy sulle moderne economie non sembra certamente significativo mentre talora qualche applicazione ha sollevato dubbi e perplessità perché la shared economy porta all'abbassamento dei salari e dei benefici accessori. Il caso più eclatante è stato Uber una applicazione creata per trovare un passaggio in automobile a chi fa lo stesso tragitto ed ama la compagnia. Presentato all'inizio come una specie di autostop telematico Uber ha finito per mettere in difficoltà il servizio taxi.

 

anno 2015

235. La sharing economy è una reale occasione di sviluppo economico?
 

236. Mi sono imbattuta nella sigla IOT: che vuol dire?

IoT sta per Internet of Things ovvero Internet delle cose. Il termine raccoglie una varietà di applicazioni che si basano su identificatori univoci - istallati su macchine, veicoli, animali ecc. - i quali sono capaci di raccogliere i dati e trasferirli in rete in modo automatico. IoT sfrutta di preferenza la connettività cellulare; ed ovviamente utilizza tecnologie wireless, sistemi microelettromeccanici ed Internet.

Il termine IoT venne coniato nel 2000 ma le sue applicazioni non erano affatto nuove. Già negli anni ottanta qualche macchinario era stato dotato di appositi circuiti per dare informazioni sul proprio stato di servizio. Oggi si intende lanciare le applicazioni IoT capaci di operare negli ambienti più diversi: agricoltura, industria, sanità, navigazione ecc. Evitiamo discorsi specialistici e ci limitiamo a ricordare tre filoni che nel futuro si aspetta abbiano sviluppo e che vengono chiamati: (1) Smart Home, (2) Smart Car e (3) Smart City

(1) Cresce l’attenzione dei proprietari per la 'casa intelligente' cioè dotata di sensori per il risparmio energetico (riscaldamento e luce elettrica attivati secondo precisi bisogni) e di sistemi di sicurezza (in caso di intrusione o furto avvisano il proprietario ovunque si trovi).

(2) Sempre di più sono le auto connesse grazie a sistemi GPS i quali sono capaci di localizzare il veicolo e ne registrano i parametri di guida a scopo assicurativo.

(3) La città può arricchirsi di soluzioni per l’illuminazione intelligente, per la gestione della mobilità (indica percorsi alternativi per superare il blocco del traffico o per cercare un parcheggio libero), e per altri servizi.

 

anno 2015

 
Gérard Genette - studioso strutturalista - ha insegnato a distinguere due tipi di narrazione che lui chiama: mimesi e diegesi (termini di origine aristotelica).

La mimesi è una vicenda in cui il narratore non compare nel corso del racconto (ad esempio il Vecchio ed il Mare di Hemingway).

Nella diegesi il narratore è palese e può essere extradiegetico, quando chi narra è fuori della storia che racconta (vedi ad esempio i commenti personali di A. Manzoni che si aggiungono alla storia vera e propria nei Promessi Sposi) oppure è omodiegetico cioè il narratore è presente nella storia in modo esplicito come personaggio (vedi la Divina Commedia che ha al centro della vicenda lo stesso autore D. Alighieri).
Che c'entrano tutti questi paroloni con l'informatica?

 

Una applicazione informatica può essere intesa come una narrazione. Ad esempio se compili un modulo informatico perché paghi con la carta di credito, in qualche modo sei l'autore di una informativa che parla di te. Dunque in questo caso l'applicazione IT è omodiegetica. Ma c'è di più.

L'utente che opera al computer (ad esempio se usa un gioco o una simulazione) entra in una realtà che noi chiamiamo virtuale la quale si aggiunge a quella materiale che da sempre conosciamo. Dunque l'utente è un 'attore diegetico' quando scrive; invece egli è un 'attore non-diegetico' quando ad esempio muove i soldati di una guerra virtuale.

Il prof. Floridi ha studiato a fondo questi fenomeni ed osserva che l'utente può passare senza soluzione di continuità da un ruolo all'altro. Ha coniato l'aggettivo transdiegetico per indicare la mobilità tra 'fuori' e 'dentro' il contesto informatico creato dal computer. Lui sottolinea che il sistema digitale induce a sfumare le distinzioni tra realtà e virtualità, tra la macchina e la natura; e dunque dobbiamo porre molta più attenzione alla tipologia di interazione perché questa in qualche modo condiziona la vita dell'utente che opera col computer.

 

anno 2015

237. Ho trovato una parola molto difficile: 'diegetico' (...). Vorrei che la spiegasse.