Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

CODICE DELLA P.A. DIGITALE E PRIVACY

Mancano poco più di sei mesi e tutte le amministrazioni pubbliche saranno obbligate ad attivare determinate procedure di e-governament previste dal codice dell’amministrazione digitale, in gazzetta il 16 maggio scorso. La politica integrata del Governo nella sua seconda fase dovrà realizzare la piena interoperabilità tra amministrazioni, cittadini, imprese e raccordare la digitalizzazione con l’organizzazione, i processi ed i servizi. Nel contempo nuovi scenari giuridici dovranno fare da culla ai nuovi diritti, da quelli degli utenti fino a quelli dell’information worker. La logica dell’infrastruttura giuridica del codice digitale è proprio l’obbligatorietà dell’informatizzazione, anche se questo corpus juris è tecnologicamente neutro: quindi le P.A. non saranno fortunatamente obbligate ad usare “quella” tecnologia”; si presenta, il codice, come ambiente normativo che consente autonomia organizzativa sul punto, ribadendo con la massima fermezza possibile che le tecnologie devono “servire” i diritti ed i servizi e non che questi ultimi devono “adattarsi” o plasmarsi sull’infrastruttura. Ha una filosofia ben precisa che non è solo semplice automazione, bensì proprio ristrutturazione funzionale che invade il front-office, ma soprattutto il back-office: il ruolo della pubblica amministrazione si presenta dinamico. E’ perciò anche un continuum con tutta l’impalcatura già esistente (dalla legge 241\1990 più volte novellata, d.P.R. n. 445\2000, fino al d. lgsl. 4 marzo 2005) che abbraccia i principi di imparzialità e buon andamento della P.A., oltre a disciplinarne i rapporti di diritto privato. Il codice sembra si integri bene con il SPC (sistema pubblico di connettività) che attraverso una modalità qualificata consentirà alle P.A. di dar valore legale ai propri atti.

E le scuole? Si dovrà necessariamente partire dal ripensamento:

-         della creazione, modifica e distribuzione delle informazioni, della loro completa gestione, che vada dalla memorizzazione di un qualunque file in un repository, quindi qualunque contenuto ricevuto o prodotto, la manutenzione di qualunque documento, il collegamento e le annotazioni documentali, la notifica agli utenti della modifica di documenti di interesse, l’indicizzazione dei files per poter ritrovare ciò che è di interesse, la categorizzazione;

-          delle routine organizzative, quasi sempre definite da norme, ma molto spesso da prassi più o meno consolidate, che soddisfino uno screening delle unità elementari di lavoro;

-         della esplicitazione e formalizzazione di tutti i processi mediante una descrizione “formale”, che permetta di mapparli con linguaggio interpretabile anche da un sistema.

E’ stato un lento ma continuo cammino dal fascicolo cartaceo alla sua demolizione totale: non più quindi fascicolo cartaceo\fascicolo misto, ma esclusivamente fascicolo elettronico. Con l’emanazione di questo codice si vuole evitare quello che è avvenuto con altre sperimentazioni elettroniche, una per tutte il protocollo informatico, in cui coesistono, e spesso anche in modo selvaggio due tipi di protocollazione concorrente. Una leva normativa decisiva perché, anche nelle scuole non avvenga quell’innovazione a macchia di leopardo. Ma gli operatori scolastici sono in grado di accogliere la rivoluzione digitale o la temono? Indubbiamente negli istituti scolastici si parla poco di questa imminente scadenza e forse si spera in qualche decreto dell’ultima ora che differisca tutto di là da venire ovvero che consenta di mantenere, fino al cedimento del sistema, il vecchio con il nuovo. Invece bisognerebbe fin da ora iniziare a riflettere su alcuni punti strategici dell’innovazione , primo tra tutti l’arricchimento dei profili professionali degli operatori scolastici perché viene scaricata tutta una serie di attività di basso contenuto. Bisognerebbe iniziare a riflettere anche su alcune criticità e problemi di contemperamento di normazione, come quella sulla tutela dei dati personali.

Due quesiti rivolti all’on..le Paissan, membro dell’Authority sulla Privacy, offrono lo spunto per soffermarsi su due punti: il portfolio dell’alunno e la formazione del personale dirigente, docente ed a.t.a. sulla rivoluzione digitale.

D: On.le Paissan, la legge sulla privacy entrerà in vigore anche nelle scuole dal 1 gennaio 2006. Le scuole sono una pubblica amministrazione un po’ particolare. Sono preparate a riceverla?

R: C’è stato un momento di panico nelle scuole, non giustificato; ci sono dei problemi come quello del “portfolio”, i dossier di valutazione degli alunni, la loro trasmissione ai gradi successivi delle scuole. E’ inutile negare che i problemi sono molto seri, come quello dell’opportunità di trasmettere un certo tipo di informazione, come i rapporti affettivi, la situazione psicologica, etc…, ancorandoli per iscritto per anni ed anni, trasferirli magari anche a scuole private…Abbiamo avviato una serie di valutazioni e confronto con il Miur su questi punti. Le scuole maneggiano dati ed informazioni delicatissime, questa è la circostanza da cui partire, e bisogna che gli operatori scolastici abbiano piena consapevolezza di ciò.Una cosa è che un docente conosca dettagli particolari, privatissimi dello studente e della famiglia mediante colloqui personali, tutt’altra cosa è mettere in forma scritta questi dati, lasciare traccia di situazioni che magari con il tempo si risolvono ed è giusto che cadano nell’oblio.
Questi sono i problemi più grossi da affrontare; affiancati da tutta una serie di questioni più o meno burocratiche che mi preoccupano molto meno”.

D: “Il Garante come istituzione ha pensato ad attività di formazione in merito? Il personale dirigente, docente ed a.t.a ovviamente deve essere formato”.

R: - “Per il momento stiamo operando con delle giornate di sensibilizzazione su queste tematiche generali della privacy, ma coinvolgendo gli enti locali a diramazione territoriale, regioni, province, comuni. Non stiamo operando sulle scuole perché non abbiamo molte forze e fare una giornata di formazione su tutto il territorio nazionale è davvero impegnativo. Siamo, nel contempo, una delle istituzioni più informatizzate, e sul nostro sito ci sono tutte le informazioni che occorrono. D’altronde, data la delicatezza della nostra attività non è pensabile ad una forma di outsourcing formativo”.

 

In periodo di pianificazione dei P.O.F. per l’anno che verrà, procedure di accreditamento, qualità e quant’altro, sarebbe opportuno che:

-la formazione del personale docente e non assuma un ruolo primario anche per questo mondo nuovo che attende gli operatori della scuola;

-un ripensamento su quello che comunemente si intende per formazione sulle nuove tecnologie, ormai del tutto inadeguata al nuovo impianto normativo ed alle novelle istanze sociali;

- il cablaggio della rete (ove) esistente all’interno degli istituti scolastici costituisse un’opportunità vera di e-governament  ed e-democracy per tutti i soggetti inclusi nell’orbita scolastica e non uno strumento di consapevole\inconsapevole digital divide, ma soprattutto che la “rete fisica” sia il mezzo di decollo della “rete logica” funzionale allo svolgimento ottimale di un servizio primario.

Eliana Flores


La pagina
- Educazione&Scuola©