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LA VIDEO IN RETE

di Andrea Torrente

Premessa

I progressi della video digitale aprono oggi delle prospettive d’uso completamente nuove.

La nostra finalità dovrebbe essere di “dematerializzare tutti i supporti d’informazione necessari all’attività pedagogica in una scuola”. Ciò significa, infatti, la loro digitalizzazione e la loro messa a disposizione su dei server di dati accessibili in rete. Se si riflette sui vincoli imposti dall’uso della video, ciò riguarda particolarmente le reti LAN (come le reti d’istituto).

Se l’approccio all’argomento può sembrare provocatore, allo stato attuale dell’applicazione delle Tecnologie Informatiche nella Comunicazione Educativa (T.I.C.E.), i progressi indicati sono accessibili alla maggior parte delle scuole.

La video digitale: un “media” come tutti gli altri?

Il multimediale è un vecchio mito finalmente concretizzato?

Ovviamente bisogna essere chiari sul significato di questa parola molto spesso abusata. Se si parla di tutti i media ad uso pedagogico che possono essere trattati dallo strumento informatico, la video è di gran lunga la più esigente.

Essa si definisce prima di tutto come “un’immagine che occupa la totalità dello schermo del monitor”, suo supporto di riferimento. La sua cadenza costante deve essere di 25 immagini al secondo (quella della televisione europea). Qualsiasi riduzione di formato o di cadenza (il multimedia visto da un CD-ROM o da Internet) non ha più valore della riproduzione di un quadro di Monet nella pagina di un Dizionario Illustrato. Si tratta di una “riproduzione” dalla video.

La qualità video è un fattore soggettivo, o piuttosto culturale. Ciascuno di noi, ed i nostri allievi in particolare, ha per riferimento le immagini che segue nella vita quotidiana, che siano diffuse in diretta dalla televisione, oppure che provengano da supporti registrati. In quest’ultimo caso, l’esigenza va aumentando con la sostituzione progressiva del VHS analogico con il DVD.

Sono stati necessari dei tesori d’ingegnosità per fare entrare tutte queste informazioni nei limiti del digitale. Limiti che inducono a parlare di Mb/sec!

La compressione, che consente la riduzione del formato dei file ed i flussi necessari al trasporto dell’immagine animata, deve quindi giocare fra i limiti tecnici ai quali essa è sottoposta e la percezione attraverso l’occhio.

La video nello spazio pedagogico

La video può essere considerata immagine di riferimento, mostrata dal docente e raccolta dall’allievo, per illustrare il soggetto di un lavoro scelto fra molteplici risorse. Essa può anche essere oggetto di creazione e/o di trattamento secondo molteplici fini, di messa a disposizione, di prova di scrittura, ecc.

Rendere disponibile questa risorsa su di una rete d’Istituto suppone quindi che i documenti già esistenti sotto altre forme siano digitalizzati. I documenti creati richiederanno probabilmente un adattamento all’ambiente di rete (compressione necessaria per alleggerire il carico). Il lavoro concernente questi documenti è trattato come qualsiasi lavoro in rete, secondo le necessità di ciascuno degli utenti (alunni, docenti, membri di un gruppo di lavoro), secondo il principio che gli strumenti di gestione della rete pedagogica si sviluppano per promuovere e facilitare l’uso dell’informatica.

Occorre, quindi, che secondo il tipo d’utenti e dei lavori che essi devono sviluppare, questi documenti video possano essere:

Þ    Consultati da qualsiasi postazione di lavoro;

Þ    Importati e trattati attraverso dei programmi adatti al lavoro in ambiente educativo;

Þ    Associati in una nuova costruzione;

Þ    Rimessi a disposizione d’altri utenti, sotto la loro nuova forma.

Le possibilità di una rete locale (LAN)

Qual è oggi la realtà tecnologica delle scuole, almeno di quelle che sono attrezzate in conformità con i principi delle Tecnologie Informatiche della Comunicazione Educativa?

Innanzi tutto il cablaggio della scuola in V.D.I (voce, dati, immagini) consente di moltiplicare i vari punti d’accesso alle diverse reti.

Per l.’informatica si tratta di luoghi di lavoro individuali (per alunni e per docenti), delle “aule informatiche”, dei  laboratori didattici multimediali o delle aule di uso collettivo.

L’attivazione della rete informatica è realizzata attraverso dei commutatori che ottimizzano i 100 Mb della rete Fast Ethernet. La possibilità di avere alcuni Mb./sec. dal posto di lavoro è legata alla realtà della diffusione digitale in rete. Il server di video digitale (che assicura fluidità della lettura a distanza di una video), se esiste effettivamente, è poco diffuso negli istituti scolastici.

I server hanno capacità d’immagazzinamento molto grandi, dell’ordine di decine di Gb, estensibili a mano a mano che la banca multimediale si arricchisce.

Tuttavia, la disponibilità degli accessi alla rete informatica resta problematica poiché legata al rapporto alunno/macchina che è ancora molto lontano dalla meta ambiziosa dell’uno ad uno.

Il finanziamento dell’acquisto delle nuove attrezzature non può essere molto elevato, in considerazione della rapidissima obsolescenza delle macchine stesse, conseguenza del progresso tecnologico, che comporta dei frequenti aggiornamenti del parco macchine.

Prospettive

Ci si potrebbe porre la domanda di quale relazione intercorra fra le capacità sempre più straordinarie dei PC ed i reali bisogni di coloro che li utilizzano.

Poiché la video è stata definita come l’oggetto informatico più difficile da manipolare in un’attività pedagogica, bisogna chiarire i termini della questione:

  • La potenza degli attuali processori, sovente al disopra dei 2 Gb, serve soprattutto a guadagnate un po’ di tempo sui calcoli necessari;

  • Gli Hard Disk ora in uso hanno delle velocità di trasferimento sufficienti per registrare o fornire dati in tempo reale, con una memorizzazione locale largamente assicurata.

E’ opportuno ricordare anche che la video digitale è un compromesso peso/qualità di cui la pedagogia può profittare pienamente. Se una realizzazione video comporta la gestione di una gran quantità d’informazioni, vi sono dei tipi di compressione che risolvono il problema. Infatti, mostrare una video in qualità DVD, vale a dire con una compressione MPEG-2 media, significa che non si tratta che di flussi da 3 a 6 Mb, tanto più che la qualità dei codec va migliorando. La MPEG-1 consente, con 1150 Kb/sec, di utilizzare alcuni elementi della video come esercizio, senza esigenza qualitativa diversa da quella che riveste una brutta copia in un tema di letteratura.

Azzardiamo ancora una prospettiva (l’innovazione tecnologica riprende i suoi diritti):

§         Noi sperimentiamo delle reti abbastanza limitate nello spazio (un’aula, un piccolo laboratorio multimediale), ma nominalmente capaci di trasmettere dei flussi di 400 Mb/sec;

§         Le nuove forme di compressione come la MPEG-4, possono alleggerire i flussi senza perdita di qualità visiva;

§         L’interfaccia con l’utente, la gestione delle reti, gli accessi distanti (intranet, extranet), i collegamenti senza filo possono facilitare la diffusione di nuovi modi di lavoro collettivo.

Ciò nonostante è opportuno non attendere tutte le realizzazioni sopra accennate per iniziare a lavorare con la video digitale in rete.

Gli strumenti di trattamento dell’immagine video digitale.

Il mondo della video per tutti gli utenti ha subito un’evoluzione notevole, specialmente negli ultimi due o tre anni, finendo col mettere a disposizione di tutti, vale a dire ad un costo abbordabilissimo, dei programmi performanti e facili da usare.

I PC possono essere facilmente dotati di una presa FireWire, che è in pratica ormai, di serie su quasi tutte le macchine ora in commercio.

La digitalizzazione (MPEG) dei documenti può essere fatta direttamente grazie a dei programmi appositi, ma in un tempo di calcolo abbastanza lungo che, in ogni caso è in funzione della velocità del processore. Sarebbero auspicabili delle soluzioni dedicate, se il lavoro sulle immagini avesse una parte importante nell’attività della scuola. D’altronde sono apparse già delle soluzioni economiche di conversione Analogico/MPEG in tempo reale, ma esse devono essere testate sia in termini ergonomici che qualitativi.

Un lavoro pedagogico sull’immagine, che assomiglia in una maniera o in un’altra al montaggio, utilizza tali strumenti che sono divenuti ormai compatibili con i diversi file disponibili sul server (AVI come MPEG). Detto in maniera differente, l’offerta di programmi a livello della macchina da lavoro, sia per l’allievo sia per il docente, deve comprendere un programma di trattamento dell’immagine animata, allo stesso titolo di un programma per il trattamento dei testi.

Tali programmi dovrebbero avere:

-      Una libreria dove importare tutti i media necessari: immagini rivenienti da importazione/cattura, file MPEG provenienti dal server, suoni, ma anche immagini fisse di tipo fotografico o altro;

-      Strumenti per la creazione (titoli, effetti) e per il taglio audio e video degli elementi da integrare nel montaggio;

-      Una linea di montaggio per creare il documento (una o due linee-immagine e almeno tre linee-suono regolabili). E’ d’estrema importanza che la linea di montaggio figuri come story-board o timeline;

-      La possibilità di visionare in anteprima il lavoro al fine di verificare immediatamente le proprie scelte;

-      La possibilità di una seconda parte di trattamento che consenta una finalizzazione alla scelta, in file o su disco, con una padronanza delle compressioni ed una forma d’authoring DVD.

In tal modo l’allievo, con un equipaggiamento di tal genere, può apprendere questa forma di scrittura di testi ed il docente può padroneggiare più finemente l’utilizzo che egli fa delle sue molteplici risorse.

Funzionamento di un istituto in rete multimediale.

E’ necessario, a questo punto del lavoro, cercare di tirare le fila del discorso e di concluderlo in maniera molto sintetica. Allo scopo potranno ben servire le considerazioni che seguono:

-      I documenti iconici, come del resto tutti gli altri documenti, sono digitalizzati da apparecchi di tipo comune (lettore/periferica di conversione) ed archiviati sul server o su dei dischi masterizzati per un utilizzo episodico. Essi possono essere ripresi da documenti esistenti su vecchi supporti o creati appositamente sotto forma digitale. E’, però, da sorvegliare il loro peso, in funzione delle capacità d’immagazzinamento, ma anche dell’uso a cui sono destinati.

-      Per un percorso pedagogico, il docente compie una sua selezione, importa i file che gli occorrono e li organizza su di un DVD che provvede a masterizzare oppure li lascia sul server sulla base dell’uso che ne sarà fatto.

-      Il docente può anche raggruppare in una cartella accessibile agli allievi i documenti che serviranno loro per un esercizio (ad esempio di scrittura video, in conformità ad un soggetto particolare che comporta la progettazione di un piano ed il montaggio del documento finito).

-      Idealmente, il sistema di proiezione d’immagine socializzata (videoproiettore), connesso alla sete attraverso un PC, permette al docente di sfruttare le immagini occorrenti all’attività prefigurata. In mancanza, un sistema di visualizzazione più classico (TV e lettore di DVD) rende lo stesso servizio, grazie all’uso di un supporto. Ma, se l’attrezzatura non è ancora sufficientemente evoluta, è possibile lo sfruttamento di una videocassetta grazie ad un lettore VHS.

-      Sui posti di lavoro più o meno individualizzati, gli allievi rivedono il documento beneficiando dell’esplorazione concepita dal docente. Ma, in più, essi possono importare gli elementi video necessari ad un esercizio, fare il montaggio richiesto con il programma locale, in seguito “consegnare il compito” che il docente andrà a “correggere” ai fini della valutazione.

In effetti, tutto ciò non fa altro che ricalcare l’organizzazione prevista per un lavoro d’istituto in rete. Questa rete è, ormai, in grado di espletare il lavoro previsto dai programmi esistenti. E’ opportuno che le pratiche multimediali inizino a funzionare partendo dall’esistente; il futuro non potrà che apportare dei miglioramenti nelle prestazioni ad un costo sempre più abbordabile. C’è da supporre che questi strumenti faranno sicuramente parte di una dotazione di serie delle apparecchiature che appariranno sul mercato in un futuro molto prossimo.   

 


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