Multimedialità nell'esperienza didattica

di Lina Donata Rechichi
Scuola Media Statale "San Benedetto" di Roma

 

Nelle pubblicazioni didattiche più recenti ha grande rilievo una vivace e critica discussione sulle finalità educative e didattiche e sui problemi posti dall'uso della multimedialità e di Internet nella scuola. Al dibattito, riacceso dal Programma di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche del MPI, vorrei partecipare con alcune riflessioni nate dalla mia esperienza di insegnante di materie letterarie in una scuola media di primo grado, la "San Benedetto" di Roma.

Da alcuni anni utilizzo strumenti informatici e multimediali nella didattica e mi sembra palese il vantaggio iniziale offerto dal computer: usarlo a scuola permette "in un sol colpo" di rendere il docente più simpatico e le materie che insegna più accette agli alunni. L'insegnante avveduto non deve, felice di tale situazione, perdere di vista un concetto fondamentale e altrettanto ovvio: qualsiasi attività scolastica deve essere funzionale alla crescita formativa degli alunni. La multimedialità non fa certo eccezione.

Dal punto di vista educativo, l'utilizzazione di strumenti multimediali può contribuire a migliorare i rapporti interpersonali, per l'implicita necessità di collaborare con gli altri; nel campo cognitivo può favorire la coordinazione oculo - motoria, l'ampliamento delle conoscenze, il miglioramento delle capacità di osservazione, memorizzazione, confronto, la comprensione e l'uso della lingua scritta, le capacità logiche, espressive e creative.

Affinché tali preziosi contributi si realizzino, è necessario che la scuola abbia dotazioni non obsolete, in numero sufficiente per essere utilizzate da gruppi sino a 20-25 ragazzi contemporaneamente, facilmente accessibili per gli insegnanti e gli alunni.

È indispensabile una progettazione attenta e flessibile. Il lavoro deve essere inserito nell'offerta formativa dell'istituto e nel piano di lavoro del Consiglio di classe, per potersi integrare in modo coerente con obiettivi, metodi e argomenti programmati. Non sono opportune, a mio avviso, finalità specifiche, tranne quella di familiarizzare con strumenti sempre più diffusi e forse indispensabili, superando sia gli atteggiamenti di paura che quelli di mitizzazione.

È bene che l'ambiente scolastico - preside, personale, famiglie degli alunni - sia perlomeno non contrario alle iniziative programmate. Se non è così, sono opportuni dei chiarimenti, che qualche volta modificano la situazione in senso positivo.

È molto importante che i colleghi di corso siano disponibili a collaborare, eventualmente anche solo in forma di aiuto esterno, se non se la sentono di impegnarsi direttamente. Molti di loro ritengono che il mezzo informatico multimediale sia valido per la didattica, ma, per motivi di competenza personale, non si sentono in grado di lavorare con gli alunni. La competenza che questi docenti ritengono necessaria per utilizzare l'informatica nella didattica è forse irraggiungibile nella realtà, in quanto si basa sul radicato concetto che l'insegnante non debba mai sbagliare di fronte agli alunni. Personalmente mi sembra vero il contrario: per i docenti disponibili ad ammettere di non essere infallibili, il lavoro al computer con gli alunni è affascinante proprio perché, quando i ragazzi si rendono conto che tutti, professori compresi, possono commettere errori, capiscono che la cosa fondamentale non è non sbagliare mai, ma possedere un buon metodo di lavoro per capire, correggere, procedere, ottenere risultati soddisfacenti.

Generalmente gli insegnanti meno sicuri hanno già seguito più di un corso di aggiornamento, ma ciò non è stato sufficiente a superare il problema di lavorare in modo autonomo con gli alunni. Per questi colleghi è utile sentirsi appoggiati dai più esperti. A tale fine, la compresenza è il sistema più facilmente utilizzabile, ma sarebbe meglio poter ricorrere anche a incontri periodici tra docenti. Tenendo presente questo problema, abbiamo organizzato il corso di aggiornamento del progetto 1A (Programma di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche) in forma "interna", con docenti della nostra scuola come relatori, per dare a chi lo seguiva la sensazione di poter essere aiutato e seguito personalmente. Abbiamo motivo di ritenere che nel prossimo anno scolastico il gruppo di insegnanti che utilizzeranno informatica e multimedialità nella didattica sarà più numeroso.

Naturalmente, l'aggiornamento è necessario anche per gli insegnanti "esperti", ma di solito ciò non costituisce un problema, mentre lo è un fenomeno relativamente frequente: a volte ci si imbatte in insegnanti "ipertecnologici", eccezionalmente abili con qualsiasi strumento multimediale e sempre al passo con le ultime novità, ma che hanno il difetto di considerare loro proprietà personale le postazioni ed il software più aggiornati della scuola o che addirittura sono gelosi delle proprie competenze, al punto di evitare di trasmetterle agli altri, alunni o insegnanti. Se non si riesce a convincerli a lavorare con i ragazzi, è in genere possibile ottenere da loro che qualche volta sistemino attrezzature non ben funzionanti. Certo non è il massimo, ma si tratta sempre di prestazioni utili, che sopperiscono, almeno in parte, alla mancanza di personale addetto alla manutenzione.

Un numero sempre crescente dei nostri alunni possiede un computer e lo usa. Spesso si sente dire che i ragazzi sono bravissimi con i mezzi informatici. La realtà nella scuola media è, almeno in parte, diversa . Di solito i ragazzi, non avendo il timore, caratteristico di molti adulti, di far danni toccando un tasto sbagliato, sono molto esplorativi - il che è certamente un bene perché cercando imparano molto - e sono quasi tutti bravi nei giochi che richiedono velocità di riflessi. Queste caratteristiche sono quasi sempre accompagnate dai limiti propri di un'età in cui le capacità logiche sono in via di costruzione: la competenza è frammentaria e poco organizzata, i livelli di utilizzazione dei programmi sono al minimo delle potenzialità, i ragazzi non sono in grado di organizzare attività complesse e hanno difficoltà a spiegare agli altri che cosa stanno facendo. Abituati ad essere considerati molto bravi dai loro familiari, sono convinti di esserlo e solo i più autocritici e maturi sanno di aver molto da imparare.

Qualunque sia il lavoro programmato dai docenti - dalla semplice stesura di testi e tesine, alle storie inventate e illustrate, ai database, alla preparazione di ipertesti fruibili o no in rete, multimediali o no - gli alunni devono essere incoraggiati a partecipare in modo costruttivo e guidati a rinunciare sia all'uso solo casuale del mouse, sia alla tendenza, tipica dell'età, a copiare testi, disegni, animazioni altrui. Bisogna aiutarli ad elaborare lavori originali , a organizzarli in modo coerente, a modificarli sino ad esserne soddisfatti. La fruizione di software didattico o ludico, la stessa utilizzazione di Internet devono essere solo una parte dell'attività, ed avere il fine, per esempio, di fornire materiale per una ricerca. In questa maniera i ragazzi riescono ad acquisire un buon metodo di lavoro e possono sviluppare capacità creative ed espressive.

Vorrei qui raccontare un fatto curioso: un genitore mi ha detto una volta che odiava i computer, causa per lui di atteggiamenti di passività nei ragazzi. Gli ho spiegato che uno stesso strumento si può utilizzare in maniere molto diverse ed è sembrato, se non convinto, almeno colpito. In quella circostanza ho evitato di fargli rilevare l'altro lato della questione: era evidente che un certo bel lavoro di bricolage portato a scuola dal figlio era solo frutto dell'attività paterna e che il ragazzo si era limitato a guardare mentre il padre vi si dedicava. Il concetto di "lavoro attivo" espresso dal genitore era quindi assai contraddittorio, basato sullo strumento, non sul metodo.

In sintesi: il grande vantaggio iniziale, legato agli aspetti ludici e motivazionali della multimedialità va sfruttato attentamente, con chiarezza di obiettivi, rigore metodologico e collaborazione interpersonale, affinché il processo formativo dei ragazzi tragga un valido contributo dall'utilizzazione dei mezzi informatici e multimediali nella didattica.



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