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La rete: possibilità e limiti dell’osservazione sociologica

di Mariano Longo

 

Per preparare questo intervento, mi sono proposto di utilizzare, quasi esclusivamente materiale reperibile in rete. Questo allo scopo di verificare il livello di auto-riflessività di Internet, la capacità della rete di riflettere su se stessa e sulle sue implicazioni sociali. Al di là della suggestività della formulazione, ho però avuto l’impressione, e sottolineo che si è trattato solo di un’impressione, che non si possa parlare di autoriflessioni, quanto piuttosto della presenza, tra la molteplicità quasi infinita dei temi rinvenibili nel World Wide Web (è questo lo strumento che ho utilizzato) di siti sociologici, dove specialisti, spesso con tono leggermente sconfortato, riflettono, utilizzando gli strumenti propri della disciplina, sul proprio specifico approccio all’analisi della rete. La rete accoglie tutto al suo interno, è accessibile non solo alla consultazione, ma anche alla costituzione di nuovi spazi per la costruzione di nuovi siti. Ed è proprio questa indifferenza tematica che consente alla rete di relegare in posizione marginale le riflessioni specialistiche – dunque critiche – sul suo impatto, sia esso sociale, psicologico, antropologico ecc. Sia detto a margine di questo intervento: la rete rende maggiormente fruibile il sapere, connette intellettuali- si pensi alla posta elettronica, alle mailing list ed ai newsgroup- e dà accesso a risorse, per esempio di natura bibliografica, ma contemporaneamente ridimensiona la funzione della riflessione intellettuale, collocandola all’interno di onnivore possibilità di connessione.

Sempre in questa mia navigazione preparatoria, ho cercato di individuare definizioni teoriche della rete. Come è ovvio, la stessa frammentarietà che è tipica delle definizioni sociologiche della idea di società, ritorna anche nel discorso sociologico sulla rete. Mi limito ad alcune approcci teorici che ho individuato surfando, e semplifico a rischio di apparire banale. Internet va analizzato come everyday life per il fenomenologo (Cyberspace as Everyday Life, http://sites.netscape.net/deleuzianrascal/cyberspaceeverydaylife). Non può che essere strumento di estensione del dominio per il teorico critico. Per un sistemico la rete o è un sistema (P. Fuchs, Realität der Virtualität. Aufklrungen zur Mystik des Internet, http://www.uni-wh.de/de/wiwi/virtwirt/theorie/fuchs_t.htm), oppure un medium della diffusione (S. Huber, Soziale Systeme im Netz, http://www.steff.de/netzsystem/NetzSystem-03.htm), a seconda che si postuli nella rete una struttura selettiva capace di riprodurre la distinzione sistema-ambiente oppure no. La rete è una rete solo per i seguaci della network analysis, e non potrebbe essere diversamente (L. Garton- C.Haythornthwaite- B. Wellman, Studying Online Social Network, http://www.ascusc.org/jcmc/vol.13/issue1/garton.html).Le differenze teoriche che la sociologia ha prodotto come altrettanti presupposti di osservazione della realtà, trovano nell’analisi del fenomeno Internet nuovamente diritto di cittadinanza. Tutto ciò non dovrebbe né stupire né allarmare: come sociologi siamo infatti abituati alla inconciliabilità spesso radicale dei diversi approcci. Le contrapposizioni sono una dato costitutivo della riflessione sociologica, a partire dai classici (Durkheim vs Weber). Ed altrettanto frequenti, quanto inefficaci, sono i tentativi sincretici di conciliazione degli opposti (si pensi a Parsons, più di recente ad Habermas). Ciò che invece dovrebbe se non allarmare, quantomeno stupire è che teorie, nate per dar conto di una realtà senza Internet vengano con disinvoltura utilizzate allo scopo di spiegare un fenomeno inedito, preoccupandosi poco – mi pare - della capacità esplicativa dei diversi approcci rispetto al nuovo oggetto d’analisi. C’è forse una giustificazione per tutto ciò. La rete è infatti una realtà altamente complessa, nel senso che in essa convivono potenzialità infinite per la comunicazione. In essa si verificano interazioni – sebbene mediate dalla macchina - si accendono passioni, è possibile sperimentare forme insolite di sessualità, ma si può anche discutere di temi - i più vari, fare acquisti e dialogare con la propria banca su pacchetti di azioni da acquistare. Internet appare, insomma, complesso e incoerente quasi allo stesso modo della società, e ciò legittima approcci sociologici differenti ad individuare in aspetti particolari della rete nicchie per la legittimazione della propria capacità esplicativa.

Personalmente, ritengo che un’osservazione sociologicamente adeguata della rete sia impossibile se non a partire da presupposti di natura teorica. È però necessario attivare la nostra fantasia teoretica, magari all’interno di tradizioni sociologiche ormai consolidate, evitando però il rischio di applicare in forma ripetitiva i vecchi modelli. Per evitare anche io questo rischio, rinuncio a proporre una rappresentazione teoricamente articolata della rete e mi soffermo invece su alcune sue caratteristiche, delle quali si deve a mio avviso tener conto sia a livello teorico che al livello empirico dell’osservazione.

1. Innanzitutto, credo sia impossibile non tener conto che tutto ciò che si verifica in rete si verifica grazie ad un supporto di natura tecnologica. Le condizioni di funzionamento della comunicazione in rete sono determinate da una pluralità di programmi, i quali incrementano esponenzialmente le possibilità della comunicazione e contemporaneamente ne definiscono e delimitano i confini. Basterebbe documentarsi sulla storia recente che ha consentito alla rete di svilupparsi nella forma attuale (si veda per una sintesi rapida ed efficace A. Roversi, Chat line, Il Mulino, Bologna, 2001, p. 15 e sgg.) per notare quanto intima sia la connessione tra innovazioni tecniche e incremento-delimitazione delle possibilità comunicative. Ciò implica che anche i futuri sviluppi della rete dipenderanno soprattutto da acquisizioni di natura tecnologica. Alla fantasia sociale spetterà poi il compito di riempire di contenuti comunicativi quelle innovazioni tecniche, nei limiti delle possibilità da loro offerte

2. internet – o quantomeno la sua sottorete maggiormente diffusa, il World Wide Web - riproduce nella sua mancanza di delimitazioni tematiche caratteristiche tipiche della società contemporanea. In questo senso, esso appare omologo alla società che lo ha prodotto. Uno dei caratteri della contemporaneità è la mancanza di una gerarchia dei discorsi possibili. Si attiva, infatti, una molteplicità di punti di vista, che rimandano ad altrettanti sistemi sociale, o ad altrettante formulazioni soggettive. Solo che, mentre la società attiva filtri per la selezione dei temi rilevanti (si pensi ai media tradizionali come strumenti di selezione delle rilevanze sociali) la rete appare un luogo privo di filtri. L’ambiente – afferma Fuchs - introduce nell’elenco delle comunicazioni possibili in rete una molteplicità pressoché infinita di temi. E i documenti ipertestuali si connettono ad altri documenti ipertestuali che rinviano a temi analoghi, in un gioco di rimandi a catena. In internet è presente di tutto, dai siti moraleggianti al materiale pornografico, da pagine antirazziste ad altre che inneggiano alla purezza della razza, dai quotidiani alle riviste sociologiche. La rete condensa, senza scale di priorità e senza distinguo, aspetti contraddittori della società. In questo senso la funzione prioritaria della rete è di manifestare, in forma amplificata, la contraddittorietà della società contemporanea.

3. La rete è inclusiva. Prescindendo da limitazioni di carattere economico, tecnico o culturale, l’accesso è consentito a chiunque. In linea di principio, non ci sono direzioni predefinite della comunicazione, ma solo selezioni di una molteplicità di percorsi possibili. La disponibilità gratuita in rete di programmi che aumentano le possibilità della comunicazione (ICQ, Messenger, ecc.) dimostra la non unidirezionalità della comunicazione in rete. Tutto ciò moltiplica la complessità che alla rete deriva dalla assenza di filtri di natura tematica.

4. la rete non è solo altamente complessa. Essa riproduce la complessità della realtà sociale ed in questo senso dà vita a una duplicazione virtuale della società.

Date queste premesse, che cosa è possibile osservare sociologicamente in rete? E come?

Un numero cospicuo di ricerche empiriche sono ormai a disposizione dello studioso. Hanno fatto la loro comparsa anche manuali di ricerca, come ad esempio il recente Doing Internet Research: Critical Issues & Methods for Examining the Net, pubblicato da SAGE e curato da Steve Jones. Come per l’analisi teorica della rete, anche nel caso della ricerca empirica, si assiste ad una adattamento dei metodi tradizionalmente a disposizione del sociologo. Si propongono, ad esempio, analisi etnografiche della CMC, e si riflette metodologicamente sulla applicabilità dell’osservazione etnografica alla rete. Non mancano ricerche che utilizzano gli strumenti della network analysis, oppure metodotologie quantitativi come le inchieste in rete o l’analisi della diffusione e distribuzione geografica del pubblico di Internet.

Le ricerche empiriche sulla rete confermano, spesso implicitamente, almeno tre delle caratteristiche che ho sopra descritto.

1. Anzitutto la natura tecnica della comunicazione in rete. Le analisi empiriche, per loro natura, selezionano come oggetto di analisi singoli aspetti della comunicazione in Internet. Esse producono una conoscenza della rete che, per quanto frammentaria, è indispensabile per comprendere il fenomeno. Non possono inoltre evitare di interrogarsi sulle metodologie della ricerca, producendo in tal modo, interessanti ibridi tra tecniche tradizionali e il loro adattamento allo studio della rete. Si tratta di tentativi a volte goffi, a volte sofisticati, i quali però difficilmente riescono a trascurare un elemento fondamentale della comunicazione in rete: la sua osservabilità dipende da condizioni di natura tecnica, dalla presenza di un software e di un hardware adeguato.

2. La molteplicità degli approcci metodologici conferma la complessità, sia tematica, sia strutturale della comunicazione in rete: Internet rende possibile duplicare le distinzione tra approcci macro e approcci micro, tra qualità e quantità, proprio perché esso appare come duplicazione della complessità sociale. Il fondamentalismo metodologico – riprendo qui una argomentazione di Dal Lago - è improduttivo, anche per il sociologo tradizionale, dal momento che singoli aspetti della complessità sociale vanno analizzati utilizzando, senza preconcetti, i metodi di ricerca più adeguati. Allo stesso modo, la complessità della comunicazione in internet richiede alla fantasia del sociologo empirico l’individuazione di metodologie adatte alle sue specifiche ipotesi di ricerca.

In assenza di una descrizione teorica efficace della rete, le ricerche empiriche colmano un vuoto, accrescendo la nostra compressione di un fenomeno difficilmente riducibile ad unità. Esse producono materiale utile per la riflessione, di cui credo si dovrà tener conto per fornire descrizioni teoricamente plausibili di Internet. È infatti necessario inventare nuovi paradigmi, o adeguare quelli già esistenti. I sociologi cominciano a cogliere la portata di questa necessità che diventerà, probabilmente, uno dei nodi problematici della riflessione sociologica.


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