Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

Ricerca

 

Quale scuola?

 

di Lino Palmeri

 

 

Il Memorandum sull'istruzione e la formazione permanente della Commissione delle Comunità Europee (Bruxelles, 30. 10. 2000) auspicava "un'Europa dei cittadini tramite l'istruzione  e la formazione permanente": "premessa essenziale - affermava -  è un'istruzione di base di qualità per tutti, fin dalla prima infanzia".

 

Spunti di riflessione:

 

1 - Fra - "quale modello organizzativo" per la scuola, - "quale cultura" attraverso la scuola, - in funzione di "quali obiettivi" - vi è stretta correlazione e interdipendenza.

 

2 - La scuola va intesa come luogo in cui la coscienza civile si costruisce e si fanno acquisire le necessarie competenze, operando per motivare all'apprendimento (nonostante un contesto sociale troppo spesso poco stimolante al riguardo) e insegnando ad apprendere.

Se obiettivo primario della scuola è educare ad essere cittadini consapevoli di una società democratica, concepire la scuola come offerta di un servizio  ad una clientela privata, in una struttura gerarchica e un'organizzazione aziendalistica in cui agli insegnanti spetti un ruolo meramente esecutivo, implica la negazione di una convivenza scolastica idonea ad educare alla democrazia.

 

3 - Al contrario, l'autonomia della scuola, va costruita sulla base di una progettualità intesa come intrinseca alla professionalità e al lavoro (personale e collegiale) dei docenti, e tale da esigere l'acquisizione e l'esercizio della capacità di confrontarsi e collaborare con i colleghi e con gli studenti. Tale progettualità deve inoltre essere in grado di rapportarsi all'ambiente esterno e alle altre fonti di informazione e agenzie formative, ed implicare un'assunzione forte di responsabilità sociale e culturale che va sostenuta da forme di verifica innanzi tutto interne e da inziative di autovalutazione e di monitoraggio dell'unità scolastica, volte al miglioramento della qualità dei processi realizzati.

 

4 - La "cultura" va intesa (secondo l'esigenza espressa da E. Morin) come sistema che mette in relazione "un'esperienza esistenziale e un sapere costituito".

Ciò implica correlazione fra "conoscenza del passato" ed "esperienza e conoscenza del presente", perché lo studente possa proiettarsi con un certo grado di consapevolezza verso il futuro".

Implica inoltre che "mano" e "mente" siano entrambe attivate ed educate in funzione della formazione umana e civile dei cittadini. L'impianto culturale della scuola deve, infatti, fare i conti con il parametro professionale che implica un legame -   costitutivo del processo formativo - tra mente e mano, e pone il problema dell'integrazione fra scuola e lavoro nel corso della formazione scolastica, indipendentemente dalla specifica e poi specialistica formazione professionale da conseguire a diversi livelli (dopo i quindici anni, o dopo la "maturità", o dopo la "laurea").

 

5 - L'apprendere implica porsi degli interrogativi intorno a ciò che si apprende: come procede questa o quella disciplina, quali sono i problemi che essa pone e come elabora le sue risposte o le sue soluzioni, quale può essere il suo significato per l'esistenza umana. E ciò, tenendo presente e rendendone consapevoli gli studenti, che le "discipline" stesse valgono come modalità diverse di organizzare la "conoscenza" del mondo e, più in generale, la "cultura" elaborata dagli uomini nel mondo.

 

6 - Integrazione e valorizzazione dell'attività più specifica di apprendimento programmato di contenuti strutturati, può essere l'attività di "ricerca". Ricerca da condurre attraverso varie fonti di informazione e anche facendo esperienza diretta di un aspetto della realtà, del territorio o dell'ambiente in cui si vive.

Un'attività di ricerca presenta, infatti, aspetti di grande interesse didattico - educativo, sia perché rende più direttamente motivati e più liberamente attivi gli studenti nel progettare, realizzare, verificare, presentare ad altri il lavoro progettato, sia per la grande valenza formativa sul piano del metodo di studio come ricerca, della pratica di lavoro in piccoli gruppi anche interclasse, del confronto e della collaborazione interpersonale e fra gruppi diversi, sia sul piano cognitivo,avviando alla pratica di un lavoro pluri- e inter- disciplinare, facendo acquisire la consapevolezza che i problemi che si incontrano nella realtà dell'esperienza, sono problemi complessi, inducendo a comprendere che le diverse scienze umane, sociali, naturali non offrono che prospettive diverse sulla realtà complessa che l'uomo elabora e di cui fa esperienza.

 

7 - Oggi è sempre più necessario (alla formazione civile dell'uomo) non precludersi la possibilità di intendere culture diverse dalla propria, che implicano strumenti cognitivi diversi. E' necessario anche per questo, dice Gardner, tener conto della complessità dell'intelligenza umana, sviluppando le diversi forme di quella che egli chiama "intelligenza multipla" idonea ad aprirsi alla varietà delle culture.

 

8 - Un ambiente cooperativo, collaborativo agisce positivamente sul benessere sociale e psicologico degli allievi, e di ciò si avvantaggia il conseguimento di soddisfacenti risultati scolastici.

Occorre dunque educare alla solidarietà attraverso la creazione di un "clima" in cui ciascuno sia indotto a dare il suo contributo per conseguire gli obiettivi formativi che ci si propone di raggiungere.

 

9 - Risulta centrale, dunque, l'importanza della comunità-classe e del Consiglio di classe; (accanto ad altre strutture  di base del coordinamento, altri gruppi di lavoro fra docenti: per aree culturali e per discipline, per attività di "ricerca", per modalità didattiche, per l'autoanalisi d'Istituto, ecc.), perché è proprio nella "unità" classe che si costruisce il curricolo formativo e si integrano i diversi, specifici percorsi e linguaggi disciplinari.

 

10 - Il Preside o Direttore, Capo d'Istituto o Dirigente scolastico come ora si chiama, dovrebbe essere coadiuvato da un'équipe di docenti chiamati a collaborare ad una gestione democratica e partecipata  dell'unità scolastica, in quanto eletti dai colleghi come coordinatori dei singoli gruppi di lavoro, consigli di classe o altro.

 

11 - Necessità di provvedere prioritariamente e con specifiche modalità, a fornire attraverso la scuola un insegnamento "formale", là dove mancano o sono più modeste le occasioni di un apprendimento "non formale" (dovuto all'opera di altre strutture, associazioni giovanili, enti o organizzazioni culturali), o "informale" (occasionato dalla vita quotidiana, anche con modalità non intenzionali).

 

12 - Un percorso di studi (di 12 invece che 13 anni) dal sesto al diciottesimo anno di età, implica la perdita di un anno, che male si evita modificando arbitrariamente, a fisarmonica, l'inizio e il termine della Scuola per l'Infanzia, e quindi accentuando il divario fra gli alunni di un medesimo anno di tutta la scuola.

Occorre una soluzione diversa che non può consistere se non nel rendere possibile a tutti la frequenza dei tre anni della Scuola per l'Infanzia, gratuitamente per gli indigenti e obbligatoriamente (con l'assistenza dei Servizi Sociali) "nei casi di incapacità dei genitori", in cui "la legge provvede a che siano assolti i loro compiti" (vedi l'art. 30, oltre che 3 e 38, della Costituzione).

L'ultimo anno della Scuola per l'Infanzia, comunque, andrebbe orientato a preparare i bambini al passaggio alla Scuola di base.

Fino a che, tuttavia, non tutti i bambini avranno la possibilità di frequentare la Scuola per l'Infanzia, dovrebbe essere costituito, presso le "Scuole di base",  un anno obbligatorio e gratuito (dai 5 ai 6 anni), di "avviamento" a detta scuola, per chi di fatto non frequenta la Sc. per l'Infanzia.

 

13 - Un'ipotesi di "riordino dei cicli":

 i dodici anni (6 - 18) successivi all'anno di avviamento (5 - 6, per chi non frequenta la Scuola per l'Infanzia), potrebbero essere suddivisi in due gradi di pari estensione,

=   6 - 12 anni : Scuola di base      (1° ciclo,   6  -  9; - 2° ciclo,   9 - 12 = con esame a comissione interna=,);

= 12 - 18 anni : Scuola superiore  (1° ciclo, 12 - 15; - 2° ciclo, 15 - 18 ="Esame di Stato", vd. in fondo).

Fino al 15° anno, l'obbligo scolastico implica anche una sostanziale "unitarietà", oltre che della Scuola di base, anche del primo ciclo della Scuola superiore. Tale ciclo, infatti, dovrebbe avere come compito specifico, oltre che di completare la preparazione generale degli studenti, quello di orientarli e guidarli alla scelta di uno degli Indirizzi del Triennio conclusivo degli studi scolastici. A questo scopo, il primo ciclo della Scuola superiore dovrebbe avere una strutturazione articolata al triplice scopo di:

1) consolidare la formazione di base (primo anno),

2) orientare fra le diverse aree culturali e professionali (secondo anno),

3) orientare (nel terzo anno) fra le diverse opzioni (culturali o professionali) e fra i distinti Indirizzi in cui sarà articolato il Triennio conclusivo dell'Istruzione e della Formazione professionale (15 - 18 anni).

Data la comune base culturale da approfondire anche nel Triennio terminale, dovrebbe essere favorita la formazione di Istituti pluri-Indirizzo con la medesima "area comune" e - ove possibile - anche con più Indirizzi  compresenti nella medesima classe.

E' comunque inevitabile, credo, che anticipare a 18 anni, invece che a 19, la fine degli studi scolastici (come avveniva negli Istituti Magistrali), implicherà un alleggerimento della preparazione complessiva.

Pertanto mi sembrano necessarie tre cose:

= che, nel Triennio conclusivo, la diversificazione degli Indirizzi sia realizzata senza pretendere di giungere ad approfondimenti specialistici e curando sempre una seria formazione generale integrata da uno stage formativo che implichi un contatto col mondo del lavoro e induca a farne esperienza;

= che l'Esame di Stato, conclusivo degli studi superiori, dovrebbe essere affidato ad una Commissione al 50% interna e al 50% più il Presidente esterna, ma la valutazione analitica delle conoscenze disciplinari dovrebbe rimanere affidata al Consiglio di classe, mediante il punteggio a lui riservato all'interno del voto complessivo dell'esame stesso. Abbandonato, quindi, il vecchio rito delle prove orali condotte materia per materia, il "colloquio" dovrebbe svolgersi su itinerari individuali, elaborati dallo studente con la guida del Consiglio di classe, e presentato all'esame con l'approvazione di quest'ultimo, allo scopo di mettere in evidenza, nel contesto dell'attività di programmazione del Consiglio di classe stesso, le capacità dell'alunno di scegliere motivatamente, articolare, coordinare, presentare e discutere argomenti tanto dell'area comune, quanto di quella di Indirizzo.

= e infine che le Università  istituiscano un primo anno di consolidamento della preparazione e di orientamento per settori di discipline affini.

 

Diritti e doveri

 

Ad integrazione dei precedenti spunti di riflessione, mi sembra opportuno accennare rapidamente agli articoli del testo costituzionale che si collegano ai tanti e diversi aspetti coinvolti da un progetto della Scuola, che lo Stato è chiamato a garantire a tutti i cittadini (a partire dagli art. 33 e 34).

 

Quali diritti e doveri, costituzionalmente sanciti, vanno tenuti presenti nel delineare oggi un'idea di Scuola?

 

·                     Il diritto al "rispetto della persona"di ogni essere umano, chiunque esso sia (art. 32) e la pari dignità sociale, civile e giuridica, "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" (art. 3).

 

·                     Il diritto allo studio, come diritto di tutti (anche "gli inabili e i minorati") ad essere sostenuti nel cammino verso "il pieno sviluppo della persona umana", attraverso la rimozione degli "ostacoli di ordine economico e sociale" che limitano di fatto "la libertà e l'uguaglianza dei cittadini" (art. 3 e 38).

 

·                     Il diritto a partecipare effettivamente alla "organizzazione politica, economica e sociale del Paese", ad "associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" (art. 3 e 49). In questa prospettiva, la Scuola deve essere aperta al presente, al rapporto col territorio e con i problemi locali, nazionali, dell'Europa e del mondo, ricorrendo alla conoscenza del passato in vista di una migliore comprensione del presente, a cui lo studente non deve sentirsi estraneo per poter contribuire alla costruzione di un mondo più umano.

 

·                     Il diritto alla "libertà personale...inviolabile", alla libera manifestazione del proprio pensiero "con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione", al libero esercizio e al libero insegnamento dell'arte e della scienza (art. 13, 21 e 33). Ciò richiede che, entro ciascuna istituzione scolastica e nel concreto "fare scuola", vengano riconosciute come esigenze fondanti la funzione pubblica della scuola stessa, il pluralismo culturale quale condizione di una formazione conforme ai principi e ai valori costituzionali. Resta inteso che la libertà del docente non deve attuarsi come arbitrio individuale, ma come capacità di dare liberamente il proprio contributo attraverso il lavoro collegiale, oltre che quello personale.

 

·                     Il "diritto  al lavoro" (diritto di "tutti i cittadini"), per garantire il quale la Repubblica "promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto" (art. 4) e "cura la formazione e l'elevazione professionale" (art. 35). Si rende perciò necessaria una solida formazione generale (che integri cultura e professionalità di base, concretezza ed astrazione, scienza e tecnologia, rigore logico e creatività) ed una formazione specificamente professionale a vari livelli, solo dopo il quindicesimo anno.

 

·                     Il diritto ad "accedere agli uffici pubblici...in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge" (art. 51). Ciò esige, ancora, per quanto riguarda una scuola che intenda vedere riconosciuta la sua funzione pubblica, il riconoscimento del diritto per tutti di accedere all'insegnamento attraverso forme di reclutamento degli insegnanti contrassegnate da criteri oggettivi di professionalità.

 

·                     Il dovere per tutti i cittadini di "svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale  della società" (art. 4). Ciò richiede che, nella scuola, sia resa effettiva per gli alunni la possibilità di scegliere la propria strada, orientando gradualmente lo studente verso scelte scolastiche che non siano di fatto irreversibili o quasi, e presuppongano quindi una struttura tendenzialmente unitaria, orientata e flessibile del sistema scolastico.

 

·                     Il dovere di tutelare "il paesaggio storico e artistico", di collaborare alla "difesa della Patria" e insieme di ripudiare la guerra "come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle "controversie internazionali", e inoltre di promuovere "le organizzazioni internazionali rivolte  a costituire "un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni" (art. 9, 11 e 52). Ne consegue che la scuola debba tener conto di questi orientamenti valoriali, il cui conseguimento è essenziale, oggi come non mai, per la sopravvivenza delle persone, dei popoli, dell'umanità. La consapevolezza dell'esigenza primaria di rispettare la persona umana in quanto tale nella diversità delle persone, di operare per il suo pieno sviluppo in rapporto a se stessi e agli altri, e quindi di agire secondo il criterio di solidarietà verso i più deboli (e cioè verso quegli individui e quei popoli il cui pieno sviluppo sia maggiormente ostacolato da condizioni interne ed esterne di qualsiasi genere), questa consapevolezza - in quanto investe il piano etico-culturale - rinvia all'azione formativa della scuola.

 

Mi pare evidente l'importanza che diritti e doveri schematicamente richiamati, hanno sia per l'ordinamento democratico del nostro Paese, sia per una Scuola che voglia essere espressione di "valori condivisi" e riconoscere, apprezzare e insieme trascendere la particolarità delle culture locali, regionali, nazionali, nell'orizzonte di una prospettiva europea e mondiale.

 

Venezia - Mestre, maggio 2002             

                                                                                                                                 A cura di Pasquale Palmeri       

                                                                                                               (dell Comitato per la difesa della democrazia)                                                                        

P. S.

L'autore di queste note gradirebbe e riterrebbe utile ricevere una valutazione sintetica di ciascuno dei tredici "spunti di riflessione" da lui proposti , attraverso una delle seguenti sigle:

CC = concordo e condivido , C = concordo complessivamente, Cp = concordo parzialmente, nC = non concordo, dissento (senza escludere naturalmente che chi lo desideri, esprima più distesamente la sua opinione o i motivi della sua valutazione sintetica).

Naturalmente nomi e valutazioni non sarebbero resi pubblici senza il consenso degli interessati, mentre potrebbero essere pubblicizzate le percentuali di risposte ricevute e di opinioni espresse.


https://www.edscuola.it/archivio/interlinea/scvogl.html

https://www.edscuola.it/archivio/interlinea/osserv.html


La pagina
- Educazione&Scuola©