Davide Suraci

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Premessa dell'autore

Esattamente un anno fa io, Enrico Galavotti, Dario Cillo e Giovanni Tozzi sottoscrivevamo, dopo un dibattito nella mailing-list "lascuola", il documento (Competenze Fondamentali Trasversali) che avrebbe dovuto rappresentare la nostra interpretazione di quanto la commissione dei sei, incaricata dal Ministro Berlinguer, ha elaborato nel marzo del 1998 nel documento: "I contenuti essenziali per la formazione di base". Il frutto della nostra elaborazione, datato 5/5/1997 e disponibile presso il Forum Aperto di Educazione&Scuola, è stato poi ripreso da Enrico Galavotti su "Tracciati" - Luglio 1997 - n° 2, sottoforma di articolo dal titolo "Le stelle dell'Orsa Maggiore".
Il documento sui "contenuti essenziali per la formazione di base", su presentazione del Ministro Berlinguer, è stato diffuso nelle scuole di ogni ordine e grado per realizzarne una consultazione allargata a insegnanti, studenti, genitori, altre componenti sociali.

Dopo un'attenta lettura del documento del quale trascrivo in corsivo quegli stralci che mi sono sembrati significativi per l'apertura di una discussione critica, di seguito riporto alcune mie riflessioni, in grassetto, come un tentativo di parzialissime risposte e proposte che mi auguro stimolino un sereno, costruttivista, dibattito intorno ad un problema che riguarda tutta la nostra comunità.

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La "Premessa"ai "Contenuti essenziali per la formazione...":
  • "Il testo che segue è stato elaborato a partire da due principi condivisi dai membri del gruppo:
    nella definizione dei fondamentali occorre muovere non da un a-priori ideologico, dall'immagine
    di un individuo ideale, ma dall'esigenza di definire saperi e valori che possano risultare comuni
    a tutti i cittadini, indipendentemennte dalla religione, dall'etnia, dallo stato sociale, dal sesso,
    al termine del percorso della scolarità obbligatoria..."



Davide Suraci:

  • perché escludere in partenza il principio del " ...partire dall'immagine
    di un individuo ideale"
    ( fine cui tendere - in una prospettiva evolutiva -)
    ed affermare che bisogna
    "... definire saperi e valori... comuni a tutti i..." ,
    quando siamo consapevoli che il sapere e i valori tendono ad trasformarsi
    e a diventare patrimonio comune solo dopo un lungo dialogo costruttivo ?
    Quali criteri adottare per definire
    " ... saperi e valori... comuni" ?

 

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La "Premessa"ai "Contenuti essenziali per la formazione...":
  • "... è opportuno ragionare non tanto di materie o di programmi, quanto delle attese delle
    componenti della società civile..."



Davide Suraci:

  • le attese delle componenti della società civile che aspirano ad ottenere, attraverso
    la scuola, una società e dei soggetti ideali dovranno essere dunque escluse?

 

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La "Premessa"ai "Contenuti essenziali per la formazione...":
  • "... Si deve sviluppare una nuova modalità di organizzazione e stesura dei programmi,
    che preveda l'indicazione dei traguardi irrinunciabili e una serie succinta di tematiche portanti.
    È necessario operare un forte alleggerimento dei contenuti disciplinari..."



Davide Suraci:

  • d'accordo sugli obiettivi irrinunciabili da conseguire attraverso delle
    nuove modalità di organizzazione e di stesura dei programmi, ma come
    conciliare
    ".....il forte alleggerimento dei contenuti " con l'esigenza (oggi molto
    avvertita) di allargare i domini di conoscenza e di procedere ad una loro
    reciproca integrazione?


 

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La "Premessa"ai "Contenuti essenziali per la formazione...":
  • "...il quadro dei saperi di base che tutti i giovani devono solidamente possedere...
    quelle capacità di adattamento e di cambiamento che sono sempre più richieste dalle
    trasfomazioni in corso in ogni ambito della vita sociale..."



Davide Suraci:

  • come conciliare la flessibilità al cambiamento, oggi sempre più richiesta
    all'individuo e alle comunità, con il
    " quadro dei saperi di base che tutti i giovani
    devono solidamente possedere ..."
    ? Non dovremmo forse avere il coraggio di
    allargare il quadro dei saperi di base alla comunità tutta? La scuola è da
    considerarsi ancora separata dagli altri ambiti della vita sociale? Non può
    apparire limitativo il definire i saperi
    " ...saperi di base", concependoli perciò
    come statici rispetto all'incessante evoluzione cui sono sottoposti?

 

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La "Premessa"ai "Contenuti essenziali per la formazione...":
  • "...il quadro di riferimento comune entro il quale mettere alla prova una nuova modalità di
    articolazione dei programmi e approdare alla fissazione di standard formativi che abbiano
    validità su tutto il territorio nazionale e nello stesso tempo costituiscano un passaporto.."
    per la circolazione internazionale delle competenze e delle conoscenze..."



Davide Suraci:

  • gli obiettivi della formazione possono essere ricondotti alla semplice "fissazione
    di standard formativi ...che abbiano validità...ecc....",
    analogamente a quanto è invece
    basilare per conseguire delle abilità più elementari come, ad es.,
    la conduzione di veicoli? Nell'ambito della conoscenza fornita attraverso
    un sistema (o di una molteplicità di sistemi?) di istruzione che sono sottoposti ad
    un'evoluzione a ritmi sempre più sostenuti, ha ancora senso individuare degli standard
    formativi? Dato che un sistema di saperi non statico dovrà presentare
    presumibilmente una complessità, un'articolazione ed un fisiologismo ancora tutti da definire,
    non sarebbe limitativo definire aprioristicamente uno standard valido ovunque senza tener
    conto delle specificità locali e dei dinamismi che caratterizzano la moderna società
    dell'informazione e della comunicazione?
    Fissare degli standard formativi" non comporterebbe il ripetere, ancora una volta, lo
    storico errore di "appiattire" le "diversità" e le "peculiarità" che potrebbero essere portatrici
    di innovazioni? Il sistema formativo non dovrebbe assumere piuttosto il ruolo di garantire ai soggetti
    la pluralità e l'elasticità dell'offerta formativa in modo che siano poi essi (e le comunità) a sancire, molto
    più flessibilmente, i criteri più adatti per individuare i contenuti essenziali?

    " La crescita concettuale deriva dalla condivisione di prospettive differenti e dal simultaneo cambiamento
    delle nostre rappresentazioni interne in risposta a quelle prospettive... l'educazione ha il ruolo di promuovere
    la collaborazione con gli altri e di mettere così in evidenza le molteplici prospettive che ci possono essere su uno
    stesso problema in modo tale che il discente possa arrivare a una sua propria posizione
    " (Cunningham, 1991) .
    Fonte: " La telematica nella didattica: come e quando " (Giorgio Olimpo, Guglielmo Trentin) - I.T.D. Genova - C.N.R.

    Per estensione, la crescita di un insieme di comunità può avvenire quando la
    prospettiva è fondata su di uno "standard"? La società così come la "idealizziamo" non
    dovrebbe scaturire proprio da un confronto tra prospettive differenti?
    Sarà possibile attuare l'approccio collaborativo nella edificazione di nuove modalità di
    democrazia partecipativa se non si terrà conto del fatto che le "diversità" (per le più svariate
    ragioni) possono non condividere un unico standard?

 

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La "Premessa"ai "Contenuti essenziali per la formazione...":
  • "....lo stimolo a promuovere in tutte le sedi possibili (l'editoria scolastica tradizionale e multimediale;
    l'università e i centri di ricerca; gli insegnanti, nell'ambito dei poteri attribuiti dall'autonomia scolastica)
    un confronto iniziale e un impegno continuo di elaborazione, sul piano culturale e su quello didattico."



Davide Suraci:

  • pienamente condivisibile una molteplice interazione fra queste componenti per avviare
    e far crescere un dialogo "costruttivista"; anzi è auspicabile il conseguimento, da parte
    della scuola tutta, di una"vitalità" propria che le consenta di svolgere, al proprio interno,
    tutte quelle funzioni che oggi sono attribuite a ruoli distinti.
    La scuola del grado preparatorio, dunque, intesa non più secondo la concezione di "dispensatrice"
    di "saperi", quanto come luogo di ricerca, sperimentazione e validazione di diversi livelli di
    conoscenza. Cosa è la società tutta, se non un grande luogo di ricerca e di sperimentazione?
    Perché la scuola dovrebbe fare eccezione?

 

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La "Premessa"ai "Contenuti essenziali per la formazione...":
  • "...
    - delineare una mappa delle strutture culturali di base, necessaria per il successivo sviluppo
    della capacità di capire, fare, prendere decisioni, progettare e scegliere in modo efficace il
    proprio futuro, innescare processi di integrazione culturale, sociale e lavorativa;
    - assumere un impianto formativo che riconosca il valore imprescindibile della tradizione
    storica, e lo ponga in relazione con la contemporaneità e con il contesto culturale e sociale.



Davide Suraci:

  • l'intenzione di favorire dei processi di integrazione è innovativa;
    quanto al
    "....valore imprescindibile della tradizione storica", perché attribuire
    aprioristicamente (e assolutisticamente) alla tradizione storica un "peso" da cui
    non è possibile derogare? Forse l'esercizio allo spirito critico ed alla ricerca
    (protendersi verso l'oggettività) dovrà essere escluso nei confronti della tradizione storica?

 

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Fra i "Contenuti irrinunciabili...":
  • "... Soprattutto nelle prime fasi scolastiche occorre prevedere alla sostituzione, almeno parziale..."
    di alcuni sistemi legati alla didattica tradizionale: il "tema" come composizione retorica in molti casi
    non è idoneo agli scopi ora indicati, e può con efficacia essere integrato in forma crescente (fino alla sua
    eventuale sostituzione) da attività di scrittura breve, funzionale, di rielaborazione e via dicendo..."



Davide Suraci:

  • far defungere proprio il vecchio (ma ricco di saggezza), carissimo, tema?
    A veder bene, nei temi attuali non scopriremmo nemmeno i connotati della composizione
    retorica per quanto sono ricchi di sgrammaticature ed etimologicamente poveri .
    Perché non incominciare a recuperare la padronanza del linguaggio, della composizione,
    dell'organizzazione e dello stile nella scrittura? Il tema è uno strumento così "tradizionale"
    da non essere
    "... idoneo agli scopi..." oppure è ancora uno "spazio libero" entro cui esprimere
    la creatività, l'essenzialità e la profondità delle percezioni individuali e (perché no) collettive?
    Le attività di
    "... scrittura breve..." sono sicuramente necessarie in determinati contesti
    in cui sia richiesta efficacia ed efficienza ma come insegnare le tecniche di rielaborazione
    e di sintesi se si intende escludere in partenza l'esercizio dell'analisi?

 

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Fra i "Contenuti irrinunciabili...":
  • "... Naturalmente, ciò comporta anche la messa in atto di tecniche per la lettura dei testi, in particolare
    dei classici, che esigono capacità di concentrazione e riflessione... Accanto all'esperienza tradizionale
    del lettore catturato dal testo si dovrebbe anche coinvolgere i giovani nell'esperienza del lettore partecipe-
    cooperante, del lettore-attore e , al limite, del lettore-autore..."



Davide Suraci:

  • la lettura dei classici è uno dei modelli a cui attingere per realizzare dei miglioramenti,
    sia nella produzione scritta che in quella verbale; è quindi molto utile al fine di "creare"
    delle "strutture mentali" aperte alla discussione e al confronto critico fin dai primi anni
    di scuola. L'esercizio alla concentrazione e alla riflessione non dovrebbe avere inizio
    precocemente?
    Un lettore (un buon lettore) "catturato" dal testo comprende l'importanza della lettura di un libro
    (un buon libro) e riesce a "capitalizzare" comunicazione e informazione previo esercizio critico:
    come conciliare dunque la lettura approfondita dei testi classici (e non solo) che, come è noto,
    predispongono all'analisi con l'abolizione del tema, autentica "palestra" del pensiero?
    Viene proposta
    "... l'esperienza..., al limite, del lettore-autore...", ma considerarla "... al limite..." non sarebbe
    "molto limitativo" della libera espressione individuale? Non dovrebbe, quella, precedere qualunque
    forma di esperienza di tal genere?

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Fra i "Contenuti irrinunciabili...":
  • "... verso la costruzione di una scuola che, nel porre su un piano di pari dignità i diversi saperi,
    in quanto tutti prodotti dalla mente umana, superi le tradizionali partizioni disciplinari. Il traguardo
    finale sarà un insegnamento-apprendimento organizzato per temi..."



Davide Suraci:

  • le partizioni disciplinari sono l'espressione di "corporativismi culturali"
    oppure dell'assenza di una cultura della partecipazione? L'interdisciplinarità
    non dovrebbe nascere proprio dalle esigenze della società e della scuola di migliorare
    la qualità e la "stratificazione" del "bene comune"? Sarà sufficiente decretare
    "... la pari dignità..."
    fra i
    "... diversi saperi..." senza individuare degli obiettivi verso i quali protendersi?
    Si possono pertanto definire delle aree di saperi a prescindere
    "... dall'immagine di un
    individuo ideale..."
    ?
    Definiamo prima gli obiettivi: l'insegnamento-apprendimento organizzato per temi
    dovrebbe essere semmai uno dei mezzi e non "il" traguardo finale.
    L'interdiscipinarietà è uno dei possibili risultati .

 

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Fra i "Contenuti irrinunciabili...":
  • "... L'insegnamento della filosofia - positiva specificità della scuola italiana - non può
    venire esteso indiscriminatamente nella sua forma attuale di ricostruzione storica...
    ... Questioni di senso e di valore... dall'altro le questioni di verità. Il diritto all'acquisizione
    di queste capacità non può venir negato, a partire dagli anni conclusivi della scuola dell'obbligo, ...



Davide Suraci:

  • perché iniziare così tardi? Perché non avere il coraggio di fondare l'impianto tutto
    della scuola italiana su delle solide premesse filosofiche? Il nostro "essere" persone
    e soggetti sociali è o non è direttamente proporzionale al grado di consapevolezza
    sulle questioni di senso, di valore... e di verità?
    Perché non incominciare precocemente (vedi
    " Philosophy for Children" - Matthew Lipman -
    Montclair State College - New Jersey
    ) a proporre delle questioni di premessa-filosofica?
    Correremmo forse il rischio di veder diminuite le libertà individuali?

 

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Conclusioni

Definire quali dovranno essere i contenuti essenziali per la formazione di base richiede che siano conosciuti (e riconosciuti da tutti i soggetti sociali) preventivamente degli obiettivi verso i quali tendere.
Contrariamente al documento sui contenuti irrinunciabili, la ricerca di un'"idealità " verso cui muoversi dovrebbe essere il primo obiettivo. La storia dei popoli eticamente più progrediti evidenzia nelle sue "tappe fondanti" dei momenti in cui è stata riconosciuta all'istruzione un valore etico superiore che non prescinde mai dal perseguimento di obiettivi improrogabili quali soggetti e società migliori, anche se non ideali. Occorrerà ricostruire prima la "tela strappata" del nostro impianto sociale?
Dovremo chiederci quale ruolo stiamo svolgendo e se esso produce progresso; guardare al nostro usuale modo di socializzare e rilevare se esso è costruttivo o meno...
Rifondare i contenuti premette perciò un'attenta autoanalisi, come soggetti oltre che come comunità, su quello che siamo e su ciò verso cui tendiamo. L'educazione e la formazione dovrebbero rappresentare un diritto primario, analogo a quello riconosciuto alla vita in sviluppo, alla liberazione delle potenzialità intrinseche caratteristiche di ciascuna persona.
In definitiva, nel delineare i contenuti irrinunciabili, non dovremmo mai perdere di vista l'esigenza, vitale e improrogabile, di liberare i soggetti sociali dalla "schiavitù del non saper conoscere per saper scegliere", rischio tanto più prossimo quanto più la "standardizzazione" è sinonimo di appiattimento culturale.
La scuola come "comunità di ricerca", propedeutica al processo partecipativo sociale e interagente con la comunità tutta: la scuola come "porto franco" ove nascono nuove domande e aspirazioni individuali e comunitarie; la scuola come luogo della comunicazione fra generazioni diverse...Un sistema di conoscenze di base a cui si richiede flessibilità (di fronte ad esigenze in rapidissimo cambiamento) è compatibile con un solo "standard" dei contenuti? Oppure dovremo consentire a questo "standard" di divenire aperto e continuamente aggiornabile? O, ancora, partire da "standard" diversi e lasciare che siano le comunità a scegliere quello loro più congeniale?



Davide Suraci


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