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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


OTTOBRE 2009


Scuola Governo Parlamento

gennaio 2009
febbraio 2009
marzo 2009
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giugno 2009
luglio 2009
agosto 2009
settembre 2009
ottobre 2009
novembre 2009
dicembre 2009

 

     

    Parlamento

     

    Camera

     

    Aula 21 L'Aula approva il testo della Legge di conversione del Decreto Legge 25 settembre 2009, n. 134: Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico e educativo per l’anno 2009-2010
    Commissioni
    7a 21, 28 Risoluzione 7-00209 Garagnani: Elaborazione di un codice di comportamento per docenti e dirigenti scolastici
    7a 6, 8, 13, 15, 21, 28 Nuove norme in materia di difficoltà specifiche d’apprendimento (esame C. 2459 Senatore Franco Vittoria ed altri, approvata in un testo unificato dalla 7a Commissione permanente del Senato, C. 479 Anna Teresa Formisano, C. 994 Ghizzoni e C. 1001 Angela Napoli – rel. Ghizzoni)
    7a 14 Decreto Legge 25 settembre 2009, n. 134: Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico e educativo per l’anno 2009-2010
    7a 6 Indagine conoscitiva sulle problematiche connesse all’accoglienza degli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano: audizione di esperti del settore
    7a 7 Audizione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Mariastella Gelmini, sulle problematiche connesse all’avvio dell’anno scolastico 2009-2010

    La seduta comincia alle 14,05.
    Sulla pubblicità dei lavori.
    PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione in diretta sul sito Internet della Camera dei deputati.
    Audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, sulle problematiche connesse all'avvio dell'anno scolastico 2009-2010.
    PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, sulle problematiche connesse all'avvio dell'anno scolastico 2009-2010.
    Diamo il benvenuto al Ministro Gelmini. Vorrei fare un augurio a nome di tutta la Commissione alla collega Maccanti, che ritorna dopo aver partorito due gemelle. Siamo molto contenti.
    Devo informare il Ministro che, responsabilmente, la Commissione ha tenuto conto del suo tempo limitato. Dal momento che vogliamo avere e lasciare agli atti informazioni pervenute direttamente da lei e non solo attraverso altre fonti, che pure abbiamo avuto modo di seguire e attraverso cui abbiamo conosciuto i problemi e le soluzioni che lei ha già trovato, volendo terminare oggi stesso l'audizione, intendiamo in questa circostanza limitarci ad aprire e chiudere una parentesi. Le chiedo tuttavia, a nome di tutti i gruppi, di seguirci, a mano a mano, quando avremo altri provvedimenti che lei stessa ha voluto offrire e sottoporre all'esame delle Camere.
    I tempi sono questi: lascerei 15-20 minuti al Ministro per una relazione e subito dopo darei la parola, partendo dai gruppi di opposizione, ai colleghi che si sono iscritti a parlare con tempi contingentati.
    Do la parola al Ministro Gelmini, ringraziandola per la sua partecipazione.
    MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie a voi. Un saluto cordiale a tutti. Vi ringrazio per l'opportunità di riassumere le problematiche e le procedure che abbiamo seguito per l'avvio dell'anno scolastico.
    Ricordo innanzitutto che l'anno scolastico è iniziato regolarmente e nel rispetto dei tempi previsti dalla normativa vigente. Non è stata un'operazione molto semplice, anche in relazione alla contrazione dei tempi operativi conseguenti alla proroga dei termini per le iscrizioni, fissata per il 28 febbraio, e al differimento al 31 agosto delle operazioni di sistemazione e di nomina del personale di ruolo e non di ruolo.
    Pertanto, intendo in questa sede - l'ho già fatto in Commissione al Senato - rivolgere un particolare ringraziamento alle strutture ministeriali, agli uffici scolastici regionali e a tutte le istituzioni scolastiche per aver assicurato, con un impegno encomiabile, il tempestivo svolgimento di tutte le complesse operazioni propedeutiche all'avvio dell'anno scolastico.
    Al riguardo, vorrei citare alcuni dati. Sono state aggiornate le graduatorie a esaurimento del personale docente, che hanno riguardato circa 350 mila aspiranti, con una ridefinizione dei punteggi. Oltre 150 mila sono state le richieste di mobilità dei docenti e del personale ATA, e poco più di 85 mila sono state quelle positivamente accolte. Si sono regolarmente concluse le procedure relative all'utilizzazione e alle assegnazioni provvisorie del personale scolastico, che hanno interessato 270 mila persone. Sono state riformulate le graduatorie di istituto per il conferimento delle supplenze brevi, che hanno coinvolto circa 500 mila docenti. Si tratta di operazioni estremamente complesse che, però, si sono concluse nei tempi previsti senza disagi per l'utenza.
    Sono stati portati a termine tutti i provvedimenti che erano in corso di valutazione, di osservazione; mi riferisco, in particolare, a quello sul dimensionamento della rete scolastica. In sede di Conferenza Stato-regioni si era trovato un accordo con gli enti locali, quindi abbiamo potuto procedere al dimensionamento sulla base dei parametri del 1998, con un ritardo di più di dieci anni.
    Credo però che sia un'operazione importante, perché va nella direzione di misurarci e, possibilmente, di garantire la sicurezza anche negli edifici scolastici.
    Abbiamo, poi, completato il regolamento relativo al personale ATA e anche quello sulla valutazione. Sono stati, altresì, approvati in prima lettura il regolamento sui licei, sugli istituti tecnici e professionali, sulle classi di concorso, sulla formazione degli adulti, e si sta completando anche l'iter del regolamento sulla formazione iniziale dei docenti.
    Per quanto riguarda soprattutto i regolamenti della scuola secondaria (licei e istituti tecnici), purtroppo il fatto che ci siano problemi, non legati al tema ma di ordine politico, con la Conferenza Stato-regioni e che questa non si riunisca ormai da molto tempo, sta determinando un ritardo che mi ha portato a inviare alle Commissioni tali regolamenti, perché, nel frattempo, dobbiamo cercare di accelerare. Ho rassicurazioni da parte del Ministro Fitto e del Presidente Errani sul fatto che, lasciando sullo sfondo questioni politiche più complesse, si possa - e, secondo me, si debba - procedere all'emanazione dei pareri, che diversamente rallentano un iter già di per sé complicato e che già da luglio, per quanto è di competenza del Ministero, è stato completato.
    Mi auguro davvero che alle promesse seguano i fatti e che la Conferenza, almeno sul tema scuola, possa fare un'eccezione, atteso che dobbiamo acquisire il parere sulla riforma della scuola superiore, ma si pone anche il tema delle sezioni primavera. Il primo interessa particolarmente il Governo, perché, diversamente, si creerebbero problemi sul rispetto dei tempi, mentre le sezioni primavera sono un servizio per i cittadini. L'auspicio è che prevalga il senso di responsabilità su posizioni di tipo politico, nelle quali io non entro, ma che mi preoccupano molto. La Conferenza avrebbe dovuto riunirsi il 24 settembre, ma non c'è un aggiornamento. Speriamo che le rassicurazioni avute si concretizzino presto in un parere, di cui abbiamo estremo bisogno.
    Voglio spendere anche una parola per quanto riguarda la riapertura dell'anno scolastico in Abruzzo. Con il 5 ottobre si è completata l'apertura di tutte le scuole. È stata un'operazione, anche in questo caso, estremamente complessa, e desidero ringraziare, ovviamente, la Protezione civile, il Provveditorato alle opere pubbliche, gli Enti locali, il Ministero. Consentitemi anche un ringraziamento particolare al direttore scolastico regionale Carlo Petracca, nonché al dottor Fidore e al dottor Capo, che sono dislocati ormai da mesi a L'Aquila e ci hanno consentito, come ministero, di seguire tutte le procedure passo per passo, raggiungendo un obiettivo al quale non è stata data una grande enfasi sui giornali e sui media, perché le buone notizie non sono notizie. Vi assicuro che cinque mesi fa pensare di riuscire a riaprire l'anno scolastico a L'Aquila non era un'operazione semplicissima e scontata.
    In tal senso, è stato ricostituito in gran parte il patrimonio dell'edilizia scolastica del comune de L'Aquila e delle zone del cratere sismico, attraverso interventi strutturali sugli edifici parzialmente danneggiati e la fornitura di moduli a uso scolastico prefabbricato per gli edifici totalmente inagibili. Sono state anche stanziate alcune risorse. Il 21 settembre il 50 per cento circa degli studenti è tornato scuola ed entro il 5 ottobre tutti gli studenti coinvolti dal sisma hanno ripreso le lezioni.
    Accanto all'impegno relativo alle strutture, non va trascurato quello economico-finanziario. Sono stati stanziati per il prossimo triennio 36 milioni di euro, che verranno utilizzati per garantire la necessaria flessibilità dell'organico e per organizzare le attività di recupero. Sono stati anche stanziati, per quanto riguarda, invece, l'edilizia scolastica in Abruzzo, 226 milioni di euro.
    Un altro obiettivo raggiunto, che trovo particolarmente significativo vista la situazione economica che ci troviamo ad affrontare, è quello relativo alle immissioni in ruolo. Anche i sindacati, o almeno una parte di essi, hanno riconosciuto che si tratta di un risultato importante e non scontato. Si è infatti proceduto a effettuare complessivamente 16 mila 647 nuove nomine e, in particolare, 8 mila nomine di personale docente, 8 mila di personale tecnico-amministrativo e 647 di dirigenti scolastici.
    Voglio anche ribadire - ne approfitto per offrire alcuni dati particolarmente significativi - rispetto alla questione degli insegnanti di sostegno, sulla quale si è molto discusso, che il rapporto di due a uno, cioè di due studenti diversamente abili per ogni insegnante di sostegno, è stato mantenuto, ma non viene nemmeno raggiunto. Attualmente, dai dati comunicati dalle scuole, risultano frequentanti 178 mila 930 alunni disabili a fronte di 90 mila 469 posti autorizzati a livello nazionale. Il rapporto, pertanto, non è di 1 a 2, ma di 1,97, e quindi inferiore rispetto al rapporto di un docente ogni due alunni disabili.
    Voglio fare anche un'altra precisazione, perché è bene che si sappia: poiché ho letto anche ieri un'indagine catastrofica del quotidiano La Repubblica sulla situazione della scuola, in cui si portano testimonianze sicuramente attendibili, ma si prendono casi singoli per sostenere che la scuola è allo sfascio e che questo Governo ha tagliato gli insegnanti di sostegno, ebbene, gli insegnanti di sostegno in organico di diritto sono aumentati di 5 mila posizioni. Non solo non è stato effettuato alcun taglio, ma abbiamo addirittura in organico di diritto 5 mila insegnanti di sostegno in più e il parametro di due a uno, che non è stato variato in norma, nei fatti non è raggiunto perché siamo a un'insegnante ogni 1,97 alunni. Anche questo è un dato che si commenta da solo.
    Voglio anche toccare un altro tema, quello delle classi con 30-40 alunni. Sembra che la scuola italiana abbia una media di più di 30 alunni per classe. Anche su questo punto, è vero che le classi con un numero di alunni maggiore o uguale a 30 sono aumentate da 1682 a 2108. L'aumento non è del 50, 60 o 80 per cento, ma dello 0,6, secondo la tabella del ministero, che vi invito a leggere. I numeri sono numeri e non li invento, sono quelli del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e parlano di un aumento dello 0,6 per cento delle classi con più di 30 alunni, un aumento che, ovviamente, non abbiamo perseguito come obiettivo di governo, ma che è il frutto di alcuni accorpamenti che si sono resi necessari.
    Approfondirò anche questo tema, ma sapete come l'edilizia scolastica nel nostro Paese rappresenti un problema molto serio: in alcuni casi si sono accorpate le classi anche per il bisogno di garantire la sicurezza. Considerato che in alcune situazioni non vi era sicurezza, si è scelto il male minore, ossia quello di accorpare le classi piuttosto che mantenere gli studenti in aule non sicure. Si tratta di un aumento minimo, che non avremmo voluto si verificasse, ma tra i due problemi abbiamo cercato di scegliere la strada meno gravosa e pericolosa.
    Voglio anche sottolineare che ci sono classi che hanno un numero di alunni uguale o inferiore a 12 e, mentre quelle superiori a 30 alunni rappresentano lo 0,6 per cento, quelle con alunni in numero inferiore o uguale a 12 sono quasi il 4 per cento, precisamente il 3,96 per cento.
    I problemi, dunque, ci sono, ma si sta cercando di affrontarli. Il tema dell'edilizia scolastica, di cui magari parlo subito, è estremamente delicato, e rappresenta un'emergenza nazionale. Noi abbiamo stanziato un miliardo di euro, che ovviamente non è una cifra sufficiente, ma vi assicuro che è molto difficile spenderla, perché purtroppo le procedure sono complicate, non sempre vi è un forte accordo con gli enti locali, e quindi tale miliardo fatica a essere speso, nonostante sia a disposizione.
    Abbiamo attivato anche una collaborazione molto stretta con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, cui spetta formalmente la competenza in materia di sicurezza negli edifici pubblici, e quindi anche nelle scuole. Ho chiesto e ottenuto che ci fosse una persona - il sottosegretario Mario Mantovani - che seguisse direttamente le procedure. Siamo già intorno al 50 per cento nell'aggiornamento dei dati dell'anagrafe sull'edilizia scolastica. Che cosa è cambiato rispetto a prima? È vero che l'anagrafe scolastica esisteva anche prima, ma non contemplava i rischi relativi agli elementi non strutturali, che non sono irrilevanti. Nel caso di Rivoli - per citarne uno tristemente noto - la struttura era a norma, ma, con riferimento agli elementi non strutturali, non era stata effettuata alcuna verifica, e tale aspetto ha determinato la caduta di una controsoffittatura e la morte di un ragazzo.
    Oltre a individuare risorse, abbiamo, secondo me, la necessità e l'urgenza di poter avere a disposizione una banca dati precisa, anche per individuare le priorità. Siamo al 50 per cento e contiamo per dicembre - quindi per la fine dell'anno - di poter completare l'aggiornamento. Nel frattempo, stiamo già cercando di investire tali risorse e di prevedere una procedura d'urgenza per poterle spendere in tempi ragionevolmente brevi.
    Stiamo collaborando, su questo punto, con gli assessori regionali. L'onorevole Costa è stata sostituita, e quindi oggi si è verificata anche una vacatio che ha determinato un allungamento dei tempi, ma il coordinatore degli assessori alla scuola è stato individuato, è già stato tenuto un incontro con il sottosegretario Mantovani, e si sta procedendo. Alcune regioni dal nulla sono arrivate a raccogliere il 90 per cento dei dati - penso al Molise e ad altre - e insieme si sta vedendo di offrire un panorama preciso delle criticità e di cercare, nel frattempo, di utilizzare al meglio le risorse che abbiamo a disposizione.
    Per quanto riguarda il tema del precariato, che ha occupato - giustamente - lo spazio giornalistico in questi primi mesi, abbiamo tentato alcune soluzioni. La prima la conoscete tutti, un decreto ad hoc; la questione era precedentemente inserita nel decreto comunitario, poi il Quirinale ha chiesto e ottenuto che si facesse un decreto ad hoc per alleviare la condizione dei supplenti annuali.
    In questo modo, grazie a una convenzione tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'INPS e anche il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, è stato possibile recuperare risorse per garantire i supplenti annuali, trasformando un'indennità di disoccupazione in una di occupabilità, il che ha reso possibile una corsia preferenziale per rimanere all'interno della scuola. In molti casi, regioni di centrodestra e di centrosinistra (Campania, Lombardia, Puglia, Molise, Veneto, Sardegna, Sicilia, cui se ne stanno aggiungendo altre) hanno accolto la proposta di sottoscrivere accordi di programma e di creare una partnership sulle risorse.
    Stiamo cercando ulteriormente di alleviare la condizione dei precari.
    Si tratta di soluzioni tampone e non esaustive, che purtroppo non risolvono complessivamente il problema. Credo che esso, nella sua radicalità, sia di difficile soluzione per qualsiasi governo perché, purtroppo, abbiamo raggiunto un numero di precari talmente elevato che la stabilizzazione non è un obiettivo perseguibile. D'altra parte, se l'era posto anche il precedente governo, senza riuscire del tutto a raggiungerlo, se non nel primo anno. Di conseguenza, io credo che, accanto a provvedimenti tampone - se ci sono altre proposte, sono benvenute - occorra risolvere il problema alla radice.
    Noi abbiamo iniziato con l'interrompere il meccanismo delle Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario SSIS per quanto riguarda la formazione iniziale. Ritenevo assurdo che aspiranti insegnanti, dopo una laurea triennale, quindi la magistrale, e ancora due anni di abilitazione, non trovassero nemmeno posto nelle graduatorie, perché già chiuse. Da questo punto di vista, abbiamo svolto un lavoro molto lungo con il professor Israel, cercando di far sedere allo stesso tavolo le università. La formazione degli insegnanti deve avere un livello accademico, ma puntare molto sul tirocinio, non solo quindi sul sapere, ma anche sul sapere insegnare. Il coinvolgimento della scuola ci sembrava, pertanto, un fatto dovuto. Si tratta di una lacuna da colmare rispetto all'impostazione precedente, che abbiamo mantenuto in alcune parti che ritenevamo di interesse, ma con molte modifiche e, soprattutto, con attenzione all'aspetto pratico, dell'esperienze in classe, e alla didattica.
    Per quanto riguarda la scuola dell'infanzia, parlavo prima delle sezioni primavera. Voglio aggiungere che il decreto interministeriale sugli organici dell'anno scolastico 2009-2010 ha confermato, in tutte le realtà regionali, il contingente di posti assegnati a tale settore per il precedente anno scolastico, che complessivamente ammonta a 80.157 unità.
    Spendo una parola anche sul tema del tempo pieno, che è stata una delle polemiche più aspre dell'anno passato, per ribadire che, dopo un anno, con l'entrata in vigore del maestro unico di riferimento, esso non è stato trasformato in doposcuola, ma è rimasto un tempo pieno a tutti gli effetti. Non è stato nemmeno tagliato, ma vi è stato un aumento di circa l'8 per cento nelle prime classi e complessivamente, nel corrente anno scolastico, le classi a tempo pieno sono 36.507, il che significa che 50 mila ragazzi in più ne usufruiranno.
    Ancora una parola con riferimento alla scuola digitale e all'informatizzazione del sistema per le supplenze brevi. Abbiamo rivisto le procedure, che, come sapete, erano molto lunghe e comportavano una perdita di tempo, nonché di denaro. Sono state interamente riviste le procedure relative al conferimento delle supplenze brevi, sia attraverso l'informatizzazione dell'intero sistema, sia attraverso l'attivazione di processi di fidelizzazione, dando la possibilità ai precari di iscriversi non solo in un'unica graduatoria, ma anche all'interno delle graduatorie di altre tre province. In questo modo, si riesce ad assorbire una maggior quota di precari e, allo stesso tempo, si assegnano i docenti in maniera stabile sin dall'apertura dell'anno scolastico.
    PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Abbiamo ricevuto molte informazioni.
    Ricordo che alle 15,30 il Ministro deve essere in Aula per rispondere a una interrogazione a risposta immediata. Darò la parola ai rappresentanti dei vari gruppi, partendo dall'opposizione. Ci saranno interventi per ogni gruppo parlamentare proporzionalmente alla consistenza in Commissione.
    MANUELA GHIZZONI. Provo a concludere in cinque minuti, perché voglio lasciare lo spazio ad altri colleghi.
    PRESIDENTE. Facciamo un primo giro. Poi, se avanza tempo...
    MANUELA GHIZZONI. Mi lasci dire una cosa preliminarmente. È da un anno che noi...
    PRESIDENTE. No, scusi, abbiamo deciso di fare un'audizione solo sull'emergenza dell'inizio dell'anno scolastico, e abbiamo contingentato il tempo. Il Ministro non scappa. Tutti i giorni è in viale Trastevere e ritornerà in Commissione.
    MANUELA GHIZZONI. Andiamo avanti. In quest'anno sono maturati molti provvedimenti, su cui abbiamo riflettuto, come la stessa ministra ci ha rappresentato, spiegandoci e raccontandoci anche progetti in divenire.
    Io voglio, però, rimarcare un fatto di rilievo politico. La ministra ha, in quest'anno, e soprattutto in quest'anno di legislatura, attivato molti provvedimenti. Molti erano di carattere di urgenza, poi approvati con la fiducia. Non abbiamo in questo luogo mai discusso di scuola. È un dato di fatto. Rilevo, altresì, che, nel frattempo, giustamente, la ministra ha preso parte a molte conferenze stampa, e noi abbiamo appreso molti suoi indirizzi in questo modo. Nello stesso tempo, la ministra ha anche invocato una collaborazione, un dialogo, che va agito. Questa è una di tali occasioni. Seguiranno i lavori sul decreto cosiddetto «salva precari», che rappresenterà un altro spazio in cui mi auguro che potremo insieme svolgere un approfondimento.
    Passo ad alcune questioni. Signor Ministro, trovo un po' surreale affermare che l'avvio dell'anno scolastico sia stato normale, tranquillo e sereno. Io credo che si tratti dell'anno scolastico che è iniziato nella più totale e assoluta incertezza. Gli uffici hanno fatto molto, ma noi abbiamo ancora supplenze da attribuire, per esempio. Le ricordo - lei lo ha citato - che il decreto interministeriale degli organici non è ancora pubblicato. È un atto che io non ho, di cui noi non disponiamo, in realtà. Non è forse un elemento di incertezza per l'avvio dell'anno scolastico?
    Vengo al tema che lei ha affrontato: il sovraffollamento. Sarò sfortunata, ma vivo in una realtà dove gli istituti tecnici, gli istituti secondari superiori, superano tutti i trenta ragazzi per classe. A Parma l'IPSIA ne conta quaranta, a Novi Ligure, un altro istituto ben quarantuno. Non sono casi sporadici. Io vorrei che la tabella che lei ha letto ci venisse consegnata, e i dati fossero compulsati. Vogliamo avere a disposizione dati precisi, e credo sia anche giusto che le famiglie sappiano come ha davvero operato in merito alla questione, cui lei ha fugacemente fatto riferimento, del sovraffollamento e dell'agibilità delle aule.
    C'è un problema: i quarantuno studenti di Novi Ligure, i quaranta di Parma non si trovano in quella condizione perché le classi o le strutture non fossero agibili, ma perché non c'era organico. Di conseguenza, hanno dovuto compattare le classi. Di questo dobbiamo essere consapevoli.
    Vengo a un altro problema: il tempo pieno. Lei ha svolto un passaggio in cui ne rivendica con orgoglio l'aumento. Colleghi, ragioniamo su ciò di cui stiamo parlando. Stiamo parlando del tempo pieno, cioè del modello che ha la condivisione della didattica, il tempo disteso di apprendimento, la compresenza, o stiamo parlando di tempo lungo di quaranta ore? Non è la stessa cosa.
    Ricordo al Ministro che, nelle tabelle ministeriali, il tempo pieno sparisce e diventa tempo pieno a quaranta ore. Peraltro, il suo calcolo dell'aumento dell'8 per cento è un mero errore materiale rispetto alla somma delle classi. Non va bene, perché si tratta del 6,38 per cento, ma poco importa. Le faccio un'altra domanda. Dove sono finiti i tempi prolungati - chiamiamoli così - cioè il modulo didattico a trentuno, trentatré, trentotto ore? Ho depositato oggi un'interrogazione. Nell'ultima rilevazione tali modelli spariscono: sono stati assorbiti al tempo lungo a quaranta ore? Stiamo parlando di 2,5 milioni di ore scomparse, a svantaggio di quattrocentocinquanta ragazzi. Ci sarebbe da chiederle perché sostenete il tempo pieno, che è un modello condiviso, e agli altri imponete il maestro unico. Per me rimane ancora un mistero, me lo faccia dire, e sarebbe interessante sapere la risposta.
    C'è il tema dell'ora alternativa alla religione cattolica, che attiene al Concordato. La sparizione delle compresenze, la saturazione delle 18 ore, come lei sa, impedisce di fatto di realizzare, soprattutto nell'obbligo, un'ora alternativa. Io credo che si stia venendo meno a un diritto, sancito dalla Costituzione e dal Concordato, dei ragazzi, che non possono avvalersi di un'altra attività, ma vengono smistati in altre classi o lasciati nei corridoi. Io credo che questa non sia la scuola italiana che noi vogliamo.
    Di precariato parleremo - mi avvio a concludere - nel provvedimento, e mi auguro che lei sia con noi. Mi consenta, però, una battuta. Io ricordo le sue affermazioni secondo cui i provvedimenti dei tagli non avrebbero avuto come causa il licenziamento di nessuno. Il salva precari che senso ha? Da che cosa li salviamo, se non dall'espulsione dalla scuola? Su questo avremmo dovuto dire una parola di certezza agli italiani. Credo che ciò sia abbastanza grave, perché non corrisponde alla realtà. Il precariato lo si combatte complessivamente con il reclutamento, che voi avete fatto in minima parte, benché il reclutamento dei 150 mila precari della finanziaria del governo Prodi non sia stato abolito, nonché con nuove forme di reclutamento e di formazione, ma non spezzandole. Ministro, le chiedo di ricompattare tale filone, non possiamo affrontare reclutamento e formazione in modo separato.
    Io non sono soddisfatta della scuola che lei, nel suo ruolo, sta disegnando, perché non è la scuola del merito e non credo sia nemmeno la scuola della valorizzazione dei talenti, né quella che promuove lo sviluppo delle persone. Credo che sia la scuola dell'esclusione, a partire dai lavoratori docenti e dai ragazzi che sono più in difficoltà, che lascia indietro e, soprattutto - un aspetto cui tengo molto - che promuove il principio ancorato alla condizione sociale dei singoli e che non sia la scuola del motore sociale. È una scuola più povera, che, purtroppo, impoverisce il Paese, e noi questo non lo possiamo accettare.
    ANTONINO RUSSO. Io devo subito dichiarare che la penso esattamente all'opposto rispetto al Ministro. Credo che non ci sia stato, negli ultimi dieci anni, un peggiore avvio di anno scolastico. Non si era arrivati a tanto nemmeno sotto il Ministro Moratti. Si è trattato di un inizio davvero disastroso.
    Mi soffermo su due questioni specifiche, che avevo sollevato, sia in aula che in Commissione, con atti parlamentari, in nome della collaborazione e del dialogo richiesto. Pensavamo si trattasse di questioni di buonsenso, ma ovviamente, sono state del tutto disattese.
    La prima riguarda il rinvio al 31 agosto delle procedure di nomina. Noi avevamo affermato che spostarle al 31 agosto significava pregiudicare il corretto avvio dell'anno scolastico, e così è accaduto. Al primo settembre c'erano ancora da nominare 100 mila precari per i ruoli di supplenza e a metà settembre tutto ciò non era ancora avvenuto, pregiudicando il corretto avvio, dal momento che non si sono potute programmare per questi docenti le attività di cattedra, quelle di collegio dei docenti, i corsi di recupero, nonché la normale attività didattica.
    La seconda questione è quella più recente, che credo abbia molto più rilievo, non tanto per il pregiudizio che arreca al corretto avvio dell'anno scolastico, quanto per l'andamento del suo prosieguo. Immagino che sarà nota a tutti, perché, quando ho presentato un'interrogazione agli uffici del Ministero, non erano conosciute alcune ordinanze del TAR e alcune sentenze del Consiglio di Stato.
    Presumo che, in quest'occasione, gli uffici abbiano informato a dovere il Ministro dell'esistenza di un'ordinanza del Consiglio di Stato che ha bocciato totalmente la linea del Governo in materia di aggiornamento delle graduatorie nel cambio di provincia.
    Ricordo che con più atti parlamentari avevamo chiesto di evitare la costituzione di code. C'erano diciotto ordinanze del TAR; le prime sono state notificate il 5 giugno e il ministero poteva proporre atto di appello quanto prima, invece ha utilizzato tutti i tempi possibili per arrivare all'inizio di settembre, quando i contratti erano già stati firmati. Il direttore generale ha diramato persino una nota, con cui invitava a disattendere l'ordinanza del TAR del Lazio - io dispongo della documentazione, e se vuole alla fine gliene darò copia - sostenendo che non si riteneva opportuno l'inserimento a pettine secondo il merito, come affermato dai giudici. Si tratta di elementi tutti denunciati, a suo tempo, puntualmente.
    Ora vi è questa sentenza, che complicherà sicuramente non solo l'avvio, ma anche il prosieguo dell'anno. Bisognerà ricostruire le graduatorie. Io immagino che avrete già diramato almeno una nota per adeguarvi, spero in maniera estensiva e non a singhiozzo, come si vocifera. Ci sono diciotto ordinanze e non credo che si possa pensare di adeguarsi soltanto per i ricorrenti del primo ricorso. Questo andrebbe esteso a tutti, perché, verosimilmente, il TAR, e poi il Consiglio di Stato, non si contraddiranno.
    Su questo noi siamo fortemente preoccupati, non solo per l'avvio, ma anche per la prosecuzione del corretto anno scolastico. Bisognerà nominare chi ha diritto all'insegnamento, verosimilmente qualcuno perderà la cattedra, e si apriranno nuovi contenziosi. Su questo, vorrei capire qual è il punto di vista del ministero, come si intende procedere e, infine, se vi è una responsabilità politica o amministrativa, perché a questo punto saprei se chiedere le dimissioni del Ministro oppure del direttore generale.
    PIERFELICE ZAZZERA. Non toglierò molto tempo, se non per cercare di capire alcune questioni, a parte il giudizio politico sull'operato del Governo, che rientra nei compiti della maggioranza e dell'opposizione.
    Evidentemente, la maggioranza e questo Governo hanno deciso di intraprendere la strada dello smantellamento della scuola pubblica e di un licenziamento in massa di dipendenti della scuola. Ovviamente, ciò che io chiedo al Governo, che è qui e che ringrazio della presenza, è di capire alcuni elementi. Rispetto al personale che resta fuori dall'immissione a ruolo, che cosa intende fare il Governo? Come intende affrontare la situazione rispetto ai precari che resteranno fuori dal ciclo di lavoro? Intende approvare o pensare ad ammortizzatori sociali, inserirli all'interno di un altro sistema di lavoro, oppure mandarli allo sbaraglio perché ciascuno si cerchi una soluzione?
    Come il collega Russo, anch'io sono rimasto colpito dalla direttiva del direttore generale Chiappetta, che, evidentemente, dà un'interpretazione delle sentenze. Esse vengono applicate e indicare in una circolare di non farlo è estremamente grave. Voglio sapere come il Ministro intende procedere nei confronti di chi ha disatteso tale circolare.
    Vorrei anche sapere se lei ritiene che si stia rispettando il decreto legge n. 81 del 9 aprile 2008, il quale prevede che gli alunni dovrebbero essere in numero di 20 per classe, ma, come già osservato, risultano ben al di là dei 30. Cito solo l'esempio di Benevento, dove sono state interrotte le lezioni perché un alunno si è sentito male in un'aula dove ci dovevano essere 26 studenti, mentre, in realtà, ce n'erano 38.
    Vorrei capire anche come il Ministro e il Governo intendono affrontare l'applicazione del decreto legge n. 85 del 2005 per i non abilitati prima dei 360 giorni. Inoltre, vorrei sapere se il Governo sta applicando il decreto interministeriale n. 460 del 1998 per i diplomati dell'istituto magistrale.
    In conclusione, vorrei conoscere il suo pensiero in merito all'ultimo pezzo di riforma scolastica che ancora manca nel disegno complessivo, ossia quello della governance.
    LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Ringrazio il Presidente, e anche il Ministro per la sua presenza. L'aspettavamo da tempo e siamo contenti che abbia trovato il tempo per venire in Commissione, perché credo avessimo proprio bisogno di questo confronto.
    Anche io non ripeterò le osservazioni dei colleghi, perché abbiamo i tempi contingentati, e quindi parlerò su altre questioni che non sono state sollevate, così potrò avere una risposta generale. Non riprendo, dunque, alcuni temi che mi stanno a cuore in ogni caso.
    Per quanto riguarda i disabili, lei ha affermato che il rapporto tra studenti disabili e insegnanti di sostegno è di uno a due. Sarò anche io sfortunata, ma non mi risulta che sia così, nel senso che io ho ricevuto moltissimi appelli e, ultimamente, ho fatto presente al sottosegretario Pizza un caso veramente drammatico, dove l'insegnante di sostegno non c'è.
    Non voglio allungare i tempi, ma lei deve credere che quello dei disabili è un problema molto serio e, come lei saprà, anche alla Conferenza sulle politiche della disabilità che il sottosegretario Roccella ha tenuto a Torino - io vi ho assistito, seppur per poco tempo - il problema della scuola e dei disabili è stato posto con molta forza e preoccupazione.
    Mi sono recata nel liceo scientifico dove insegnavo e ho parlato con la preside, comunicandole che avrei avuto un incontro con lei. La preside mi ha sorriso e mi ha chiesto di domandarle come comportarsi, dal momento che le 18 ore sono tutte assegnate - non esistono più le ore a disposizione che tutti avevamo per fare supplenze e coprire le classi dei colleghi improvvisamente assenti; non possiamo sapere la mattina alle 8 chi sarà presente e chi no, a causa di improvvise influenze o di altri disguidi - e che lei non sa più come fare, ha le classi scoperte, e la responsabilità della situazione ricade sul preside dell'istituto.
    Mi ha parlato sorridendo e non era arrabbiata, ma estremamente preoccupata, perché la questione delle 18 ore ha tagliato qualsiasi possibilità di supplenza. Lei sa che nei licei non si può prendere un supplente alla prima ora di assenza, ma solo dopo 15 giorni. Prima di questo tempo non si sa come comportarsi.
    Ho parlato con molte famiglie, in questo periodo. Lei aveva aperto un confronto sulla riforma dei licei con gli operatori della scuola e mi auguro che sia in atto. Lei, però, disse che questo confronto sarebbe durato fino a dicembre, gennaio. Considerato che le famiglie devono scegliere a gennaio la scuola in cui iscrivere i loro figli, se lei apre un confronto fino a dicembre o gennaio, come faranno le famiglie a compiere tale scelta, dal momento che si starà ancora discutendo e che probabilmente i decreti non saranno ancora usciti? Il confronto va bene, ma le famiglie aspettano una risposta.
    Inoltre, lei ha previsto, sempre per i licei, che ci sia la possibilità che il 20 per cento delle ore sia, in base all'autonomia, attribuito alle scuole. Ha anche affermato che potrebbero esserci, invece, nuovi impianti disciplinari in base ad altre materie. Quale sarà il quadro orario? Le famiglie non avranno in tempo tale quadro né l'organizzazione adottata nella loro scuola, se ancora non si conoscono esattamente le questioni.
    Le riporto, quindi, la voce di presidi, di famiglie e di disabili. Mi fermo qui, ma spero di aver comunicato il nostro disagio.
    PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei colleghi dei gruppi di maggioranza.
    FABIO GARAGNANI. Intanto ringrazio il Ministro per la sua presenza. La sua illustrazione mi ha trovato - penso di parlare anche a nome dei colleghi del PdL - totalmente consenziente sulle priorità individuate e sullo sforzo che il Governo ha compiuto in un momento difficile per il Paese, in cui si scontrano diverse esigenze.
    Non mi pare - lo dico con chiarezza, senza indulgere a polemiche eccessive, ma esiste una totale diversità di approccio - che l'opposizione abbia colto, neanche in questa sede, la situazione globale del Paese, portando un rivendicazionismo fine a se stesso, senza indicare poi, realmente, soluzioni alternative. Probabilmente, parliamo due lingue completamente diverse.
    Se è vero che sono fondate e motivate le preoccupazioni per la situazione dei precari, per le classi che hanno un numero di studenti superiore al previsto, peraltro limitato, invito a guardare però l'esperienza europea di altri Paesi come la Germania, dove tali drammi non sono così eclatanti come vengono presentati in Italia. È altrettanto vero - pongo il problema a me stesso e approfitto dell'occasione per porlo anche al Ministro, anche se abbiamo già avuto occasione di parlarne in altre sedi, come quella del sindacato ispettivo - che la scuola, che pure deve preoccuparsi del corpo docente, non è un ammortizzatore sociale.
    Il primo approccio che io sento di dover fare è il seguente: la scuola è in funzione della crescita culturale delle giovani generazioni, o della piena occupazione di un numero notevolissimo di insegnanti? Il ruolo e la funzione del docente deve essere visto in funzione della crescita culturale delle giovani generazioni e della propria valorizzazione dal punto di vista professionale o giuridico, o soltanto dal punto di vista sindacale? Con estrema chiarezza, ritengo che l'opposizione si misuri solo sotto il secondo aspetto, che è «pan sindacale», ma che a mio avviso non farà crescere la scuola. Al contrario, la attarderà su concezioni sindacali e corporative sempre più vecchie, che la renderanno sempre più obsoleta.
    Consiglio, dunque, al Ministro di andare avanti con le iniziative che ha assunto, che peraltro non sono assolutamente dirompenti. Se io fossi stato Ministro, lo sarei stato ben di più, ma, per fortuna di tutti, non lo sono stato né mai lo sarò, e quindi il problema è chiuso. Non capisco, dunque, le polemiche contro il Ministro, che mi pare abbia affrontato tali problemi con una duttilità e una sensibilità significative.
    Pongo, però, un problema di fondo. Sono state portate le rivendicazioni, le prospettive del Paese, in riferimento al collegio territoriale di ognuno di noi. Io, signor Ministro, non posso non farmi carico di un problema che lei ha affrontato, quello della necessità, pur nell'ambito di un confronto ampio all'interno della scuola, di tenere distinto, in nome dell'imparzialità della pubblica amministrazione, il ruolo della dirigenza, oltre che della docenza scolastica, da un ruolo politico tout court.
    Credo che uno dei problemi di fondo del nostro sistema scolastico sia l'adozione di un codice di comportamento che non deve essere vessatorio, ma che deve stabilire alcune linee di fondo, le quali facciano presente che il dirigente scolastico, a qualunque livello - se si vuole anche il docente, ma mi fermo al dirigente scolastico - ha un obbligo di imparzialità e deve essere, oltre che apparire, imparziale verso gli studenti e i docenti. Si tratta di un problema che credo di dover porre con chiarezza.
    Espongo una seconda considerazione, e chiudo, in merito alla legge n. 62 del 2000, sul sistema pubblico integrato. Io credo, in questa sede, di dover porre in prospettiva il problema di un sistema pubblico integrato all'interno del quale, come riconobbe il Ministro Berlinguer, scuole statali e paritarie abbiano pari dignità, perché svolgono un servizio pubblico.
    Da un lato, si attacca il Governo, da parte di alcuni, perché non eroga sufficienti fondi alle scuole materne paritarie e ad altre, dall'altro, però, gli si chiede di incrementare la spesa pubblica per la scuola di Stato. Su questo punto dovremmo trovare un accordo: se conveniamo sui princìpi fondamentali di tale legge, dobbiamo impegnarci a creare alcuni esempi, alcuni modelli, che ci abituino a un maggiore pluralismo all'interno del sistema scolastico italiano, fossilizzato in un'impronta giacobina o statalista che credo sia unica in Europa. Se non lo facciamo noi, chi dovrebbe farlo?
    Infine, è stato posto il problema da alcune colleghe, e soprattutto dall'onorevole Ghizzoni, delle ore alternative alla religione cattolica. Signor Ministro, io le sottopongo il caso, che ho visto nella mia regione, l'Emilia-Romagna, una polemica piuttosto decisa fra il Cardinale Caffarra, presidente della Conferenza episcopale, e molte autorità scolastiche. Se è giusto il problema dell'ora alternativa, non è nemmeno corretto, come fanno molti dirigenti, che gli alunni che scelgono la religione cattolica vengano collocati, nell'ambito curricolare, o all'inizio o alla fine dell'insegnamento. So che il Ministro è intervenuto su questo, e le chiedo di tenere presente tale esigenza, che mi pare molto significativa.
    EMERENZIO BARBIERI. Non ho trovato assolutamente surreale l'introduzione del Ministro; al contrario, l'ho trovata invece molto aderente alle questioni relative al motivo per cui le abbiamo chiesto di venire qui, ossia l'avvio dell'anno scolastico, e non i massimi sistemi.
    Lo preciso perché ho sentito una persona che stimo, come l'onorevole Zazzera, parlare di attacco alla scuola pubblica. Per un attimo mi è venuta l'idea che la sinistra extraparlamentare non sia fuori da questa Camera, ma ben radicata al suo interno.
    Bisogna cessare - è un appello che io rivolgo - la retorica insopportabile che ha contraddistinto oggi l'intervento degli amici dell'opposizione, tranne per l'UdC, che fa un'opposizione seria e responsabile, data la valenza culturale.
    Voglio svolgere pochissime osservazioni.
    A proposito dell'Abruzzo si è fatto, a mio giudizio, moltissimo. Resta il problema degli organici e paradossalmente - so che lei interpreterà bene la mia affermazione - varrebbe la pena di mantenere la situazione di eccezionalità, in modo tale da consentire un occhio particolare rispetto a questa regione.
    Sui precari, io credo che il Governo abbia fatto benissimo a prendere il provvedimento relativo. Condivido il rigore dei tagli: il fatto che in questo Paese ci siano decine o centinaia di migliaia di precari sussiste in tutti i Governi, compresi quelli a cui io partecipavo nella Democrazia Cristiana, tanto per intenderci, compreso il PC della Prima Repubblica. Non mi pare che sulla storia dei precari si possano addossare responsabilità al Ministro Moratti o al Ministro Gelmini, se vogliamo esporre i fatti per quello che sono. Se vogliamo, invece, raccontarci delle frottole, possiamo raccontare che gli asini volano.
    Il provvedimento sui precari - credo che il Ministro l'abbia ricordato - deve essere una misura eccezionale. Subito dopo - se posso dare un suggerimento al Ministro, ma non ne ha bisogno - sarebbe bene affrontare il problema del reclutamento, tenendo fermi due princìpi, ossia gli albi regionali e la responsabilità delle scuole, come avevamo tentato faticosamente di fare noi, all'interno di questa Commissione, con la proposta di legge Aprea, che molti di noi avevano condiviso.
    In merito alla polemica sulle statistiche, il Ministro ha citato statistiche nazionali. Poi può accadere che a Reggio Emilia, la mia città, o a Carpi, i numeri siano sbagliati, ma, a mio giudizio, le statistiche che ci ha presentato vanno molto bene.
    Io sono tra coloro che vogliono il rigore, ragion per cui mi permetto di suggerirle, signor Ministro, di inviare ispezioni nelle situazioni che anche lei può verificare essere anomale e sbagliate, in modo tale da poter avere il quadro nazionale, come è suo dovere, ma anche di colpire laddove lei stessa avrà verificato che le cose non vanno come devono andare. Non possiamo mettere a repentaglio la sicurezza e la qualità dell'insegnamento. D'altra parte, riprendo sue parole.
    La penultima questione è il finanziamento alle scuole. Devo darle atto - anche per le riunioni di maggioranza che teniamo con lei e che sono legittime - che lei si sta adoperando molto per avere soldi. Occorre particolare attenzione alle scuole del primo ciclo. Se viene meno il finanziamento ordinario, se ne compromette seriamente il funzionamento. Le suggerisco, quindi, di accordare priorità dei finanziamenti alle scuole elementari e medie.
    Chiudo con l'ultima questione. Lei ha fatto benissimo - e credo che di questo la Commissione debba darle atto, e mi dispiace che nessuno dell'opposizione l'abbia fatto - a inviare i regolamenti alle Commissioni parlamentari, perché la questione è ferma alla Conferenza Stato-Regioni da troppo tempo.
    Non essendo un deputato di primo pelo, mi sembra di rivivere in toto la storia del Ministro Moratti, che inviava i provvedimenti alla Conferenza Stato-regioni, dove si arenavano e rimanevano per mesi. Non voglio leggere ipotesi che sarebbero francamente inquietanti, però, a questo punto, se la Conferenza dorme, delle due l'una: o si sveglia, o andiamo avanti noi.
    MANUELA GHIZZONI. I regolamenti sono arrivati?
    PRESIDENTE. Il Ministro mi comunica che sono stati consegnati a mano stamattina, e quindi sono in arrivo.
    PAOLA GOISIS. L'argomento è l'avvio dell'anno scolastico, quindi mi atterrò a questo. In merito non sono d'accordo con la collega Ghizzoni. Spesso in materia scolastica siamo anche d'accordo, ma non condivido la contraddizione che lei ha rilevato sulla questione del tempo pieno, sulla base delle quaranta ore, e sull'imposizione del maestro unico.
    Il maestro unico non ha tolto assolutamente spazio al tempo pieno, o al tempo lungo, o ai tempi distesi - perlomeno per l'esperienza che ho e per tutto ciò che conosco - ma, anzi, ha reso possibile l'ampliamento del tempo lungo, se è vero, come è vero, e come era stato detto anche l'autunno e l'inverno scorso, che le ore di tempo pieno sarebbero aumentate. Il Ministro ci ha infatti confermato che ci sono 50 mila ragazzi che ne possono usufruire.
    Su ciò siamo d'accordo, nonostante tutta la demonizzazione avanzata da dirigenti scolastici regionali, da dirigenti scolastici delle singole scuole, da sindacati, da molti insegnanti. Io, da insegnante, difendo sempre la classe insegnante, però laddove ci sono forme di questo tipo, se fossi Ministro, per parafrasare il collega, licenzierei le persone che si comportano in un certo modo, come coloro che scendono in piazza con i bambini di prima elementare o con il nastro nero al braccio. È una vergogna che bisogna ribadire.
    Per quanto riguarda le incertezze dell'avvio dell'anno scolastico, certo, ce ne sono state, ma vorrei andare alla loro radice. Io ho fatto anche una dichiarazione di voto, recentemente, all'ultima mozione presentata, dove ho precisato e ho avanzato determinate richieste. È possibile che nel nord, a Milano, nel Veneto, abbiamo scuole senza insegnanti durante l'avvio dell'anno scolastico, perché ci sono docenti che si prendono il lusso, una volta che viene loro assegnata una cattedra, di rinunciare? Chi rinuncia va in coda per cent'anni, secondo me. Che cosa possiamo dire di chi rinuncia a una cattedra, o a una supplenza, perché è in attesa di una cattedra in un posto più comodo o migliore? Come si permettono i sindacati di difendere ancora questi insegnanti? Vanno radiati dall'albo.
    Voglio citare il caso di Belluno: vi sono 37 scuole senza insegnanti per questo motivo, perché i docenti hanno rinunciato. Ciò comporta, chiaramente, spese, perché bisogna chiamare e sentire, e un rallentamento. Si dice che non ci sono abbastanza finanziamenti, ma se dobbiamo spendere 50 milioni solo per chiamare i supplenti o gli insegnanti, come l'anno scorso, c'è qualcosa che non funziona.
    Da noi si è verificato - non penso che ciò avvenga solo al nord, ma forse sì, perché vengono tutti su - un fatto: possibile che coloro che fanno l'autocertificazione sulla base della 104 siano tutti disabili, da una certa latitudine in giù? Chi presenta la certificazione 104, che è un'autocertificazione, arriva con tanto di certificati medici che, però, provengono solo dai luoghi di origine, mentre non è prevista la verifica nei luoghi di ricevimento. Se si effettuasse una chiara indagine anche su questo fronte, credo che anche costoro dovrebbero essere rimandati nei luoghi di origine, così come i medici che rilasciano tali certificati.
    Si parla tanto di precari, ma il maggior numero sono al nord, si tratta di gente che va in pensione ancora da precaria, perché si è sempre vista scavalcare, attraverso tali meccanismi, da altri insegnanti.
    Noi rivendichiamo il diritto, anche per i nostri colleghi, sia che siano insegnanti sia che siano personale ATA - non è possibile che da un paesino 150 persone abbiano fatto domanda per venire a fare i bidelli in una nostra scuola, tra cui gente nata nel 1974, disabile e ammalata - di prendere provvedimenti.
    Io insisto su questi tre punti e riprendo l'argomento del reclutamento docenti. Insisto sulla questione degli albi regionali e delle graduatorie regionali, ma soprattutto degli albi regionali di ingresso, previo il test, di cui si parlava, di conoscenza della storia, della cultura e delle tradizioni del posto in cui si chiede di andare a inserirsi, eliminando il valore legale del titolo di studio - so che il Ministro ha già in mente la questione - ma anche l'abilitazione, perché anch'essa ci rimette sullo stesso piano, se si portano voti gonfiati. Credo che tante storture della scuola italiana andrebbero risolte.
    Mi permetto di concedere un paio di minuti miei al collega Grimoldi, che vuole fare alcune osservazioni.
    PAOLO GRIMOLDI. Volevo porgere i miei complimenti al Ministro per come sta gestendo la scuola, perché ricordo a me stesso, sentite le osservazioni dell'opposizione, che essa non navigava molto bene, e non lo sosteneva il Ministro Gelmini, ma eravamo noi, la Presidenza del Consiglio, un sindacato di questo Paese o un'istituzione, l'OCSE, che è un organismo internazionale, ad affermare che la scuola italiana faceva acqua da tutte le parti, a causa di politiche stataliste, assistenziali e clientelari che, andando a vedere i numeri dei dipendenti della scuola pubblica, sono evidenti, soprattutto per determinate aree del Paese.
    Non ricordo le dichiarazioni del Ministro, ma ricordo molto bene quelle contro il Ministro, in cui era stata disegnata una scuola con scenari apocalittici, dopo ciò che il Ministro ha cercato di fare. Tutto ciò, evidentemente, non è avvenuto e tutto ciò su cui si è chiacchierato inutilmente non ha assolutamente trovato corrispondenza. Siamo stati qui oggi a parlare del pelo nell'uovo. Ciò che avete raccontato in quest'Aula e nelle piazze l'anno scorso, quanto meno - siamo generosi oggi - era un po' esagerato.
    Detto questo, io sommessamente mi permetto di porre una domanda perché, considerate le ordinanze del TAR e la sentenza del Consiglio di Stato, noi ci troviamo davanti al paradosso che, come al solito, il Parlamento prende una decisione e altri poteri dello Stato decidono che il Parlamento eletto dal popolo non può intervenire e legiferare. Non lo trovo giusto e chiedo, secondo lei, come si può ovviare a questo problema per fare giustizia e far sì che, finalmente, ci siano le graduatorie con spostamento in coda.
    ERICA RIVOLTA. Innanzitutto rinnovo al Ministro il sostegno mio e dei compagni della Lega Nord per ciò che sta facendo in termini di ridimensionamento e di controllo, di un rigore che finalmente deve esserci anche nella scuola italiana.
    Le porto a testimonianza il comportamento della maggior parte degli insegnanti che, responsabilmente, magari con «diritto di mugugno», si stanno comportando benissimo e affrontando il cambiamento con responsabilità, perché la priorità è il bene dei bambini e la capacità di dare loro un'istruzione adeguata. Questo, secondo me, sta succedendo per la maggior parte degli insegnanti.
    Le segnalo - e vorrei in quest'occasione avere una rassicurazione, anche se so che sta già provvedendo - il problema dei tempi dell'assegnazione dei fondi di funzionamento, che preoccupano, da Bolzano alla Sicilia, ogni istituto scolastico.
    Non solo, vorrei avere la conferma che nei comuni di montagna e delle isole e nei piccoli comuni la formazione delle pluriclassi sia avvenuta nei modi giusti, ossia, laddove è possibile rispettando i numeri, che non ci siano stati accorpamenti troppo problematici per i bambini.
    Soprattutto, visto che continuiamo a parlare di rigore, vada avanti nell'azione di verifica e di correttezza nella formazione dei quadri orari delle primarie e delle secondarie di primo grado, dove probabilmente qualcuno sta ancora cercando di fare il furbo, sottraendo risorse per altri aspetti importanti, come le supplenze brevi.
    ROSA DE PASQUALE. Io vorrei solo dire alle colleghe della Lega che, finché i tagli saranno lineari, purtroppo non si potrà andare a esaminare le situazioni singole. C'è stata purtroppo la scelta da parte del Governo di applicare tagli lineari alla scuola.
    Vorrei, inoltre, precisare, per rispondere all'altro collega della Lega Nord, che la scuola primaria non era nell'OCSE all'ultimo posto, ma ai primi posti mondiali, e quella è stata toccata.
    Vorrei chiederle, signor Ministro, dove sono stati assegnati i 5 mila posti in più di organico di sostegno, di cui lei ci parlava prima e che ha citato anche in una delle diverse conferenze stampa a cui ha partecipato, e che ha asserito di avere autorizzato in più. Dove sono andati? In Toscana, per esempio, non sono arrivati, perché il direttore generale non ha potuto autorizzare neanche un posto in deroga, nonostante ci fossero 500 alunni disabili in più rispetto all'anno scorso. Io le assicuro che in Toscana noi abbiamo il rapporto uno a due. Ci sono classi di 27 o 28 alunni con un disabile grave, dove dovrebbero davvero essercene 20. Vorrei sapere dove, in effetti, sono andati a finire i 5 mila nuovi docenti.
    In merito ai finanziamenti alle scuole e ai relativi debiti, noi, in Commissione, abbiamo presentato una risoluzione firmata dai deputati di tutti i Gruppi parlamentari per chiedere quali provvedimenti il Governo intenda assumere in modo deciso per risolvere la problematica dei debiti da cui sono afflitte le scuole. Che cosa intende fare lei, in vista della prossima finanziaria, considerato che, per ora, ha solo tagliato risorse all'istruzione, al funzionamento delle scuole e alla loro autonomia, e alle supplenze, faccio riferimento al decreto-legge n. 112 collegato alla finanziaria 2009 e alla finanziaria 2009 stessa. Con l'ultimo assestamento di bilancio nel 2009 lei ha tagliato, sui capitoli regionali riguardanti gli incarichi a tempo determinato, quasi 578 milioni di euro.
    Vorrei porle un'altra domanda e vorrei, prima di tutto, far rilevare una non verità che lei ha detto in un'intervista sul Corriere della sera per quanto riguarda l'edilizia scolastica. Ha affermato, infatti, che questo Governo ha stanziato fondi per l'edilizia scolastica, mentre il Governo Prodi non ne avrebbe stanziati, anzi, ne avrebbe distratti da quelli già esistenti. Ebbene, di fatto, tale Governo ha stanziato 250 milioni di euro per l'edilizia scolastica in tre anni (50, 100 e 100 rispettivamente) e ha, nel contempo, siglato con le regioni un vasto piano di intervento cofinanziato, oltre che dalle regioni stesse, anche dagli enti locali, per un totale di 900 milioni di euro su tutto il territorio. Di contro, con la finanziaria 2009, questo Governo ha decurtato 23 milioni di euro dei 100 già stanziati da quello precedente.
    Le chiedo, dunque, quanti fondi sono stati effettivamente erogati per l'edilizia scolastica, e perché non sono stati ancora assegnati quelli previsti nello scorso mese di marzo nelle delibere CIPE che hanno programmato i fondi FAS.
    Lei ha risposto affermando che, per venire incontro alle esigenze dell'edilizia scolastica, si sono rese le classi più folte. Le faccio presente che per un DM dei vigili del fuoco, nelle classi non possono stare più di 25 alunni oltre all'insegnante, laddove ci sia una sola via di uscita. Mi sembra, quindi, che ciò vada contro la sicurezza nelle scuole.
    Per concludere, che fine ha fatto l'intesa sottoscritta con la Conferenza unificata, con il compito di costituire apposite squadre tecniche incaricate dell'effettuazione dei sopralluoghi sugli edifici scolastici, considerato che, in forza della facoltà di surroga, ivi consentita ai prefetti, l'intera iniziativa avrebbe dovuto essere completata, come sottoscritto nell'intesa, entro il 6 agosto 2008? Chiedo cosa sia realmente accaduto in materia. A che punto è l'attuazione dell'articolo 7-bis della legge n. 169 del 2008?
    PRESIDENTE. Ringrazio i gruppi che ci hanno permesso di rispettare i tempi e do la parola al Ministro per la replica.
    MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Cerco di rispondere alle osservazioni e alle sollecitazioni che mi sono state rivolte, evitando di svolgere ragionamenti nel merito, poiché mi sembra che ci siano posizioni in molti casi inconciliabili. Io mi limiterò a far avere a questa Commissione, come sto facendo per il Senato, i dati che sono forniti dall'ufficio studi del Ministero e che ciascuno commenterà come vuole. Si tratta di dati incontrovertibili, che evidenziano la demagogia con la quale viene affrontato un tema delicato come la questione del numero di alunni per classe o degli insegnanti di sostegno.
    Capisco che l'onorevole Goisis abbia espresso un concetto legato agli insegnanti di sostegno in maniera forte, però i dati le danno ragione. Voi mi dovete spiegare come è possibile che, se esiste una legge, non emanata da questo Governo, che prevede un rapporto di due a uno e noi, come sistema Paese, non lo raggiungiamo, questo Governo abbia tagliato e che si verifichi una situazione del genere? Evidentemente, qualcuno fa il furbo. Ci sono situazioni di abuso. Se mi suggerite di andare a scovare tali situazioni sono d'accordo, ma non posso esserlo se si risponde alle furbizie di alcuni con l'accusa al Governo di avere cambiato i parametri. Questa era la versione dell'anno scorso, mentre quest'anno la vulgata è che il Governo non ha aumentato gli insegnanti di sostegno. Io non so dove sono, le farò avere l'organico di diritto, e vedrà che ci sono 5 mila insegnanti di sostegno in più.
    Francamente diventa un dibattito sterile, se poi non si tiene nemmeno conto della realtà dei dati.
    Voglio parlare della spesa di funzionamento: devo trattenermi, ma per un anno avete affermato che questo Governo aveva affamato le scuole e tagliato le spese di funzionamento, mentre è stato il Governo Prodi, con il Ministro Fioroni, a tagliare 530 milioni di euro sulle spese di funzionamento, e sapete perché? Sono dati che voi conoscete benissimo. La clausola di salvaguardia non è targata Berlusconi, esisteva ai tempi di Prodi, come ai tempi di Berlusconi. Voi avete deciso di non razionalizzare il personale, e l'esito che non è rimasto invariato, ma si è riflesso sulla situazione delle scuole, tant'è che 530 milioni di euro sono stati tagliati. Se oggi, quindi, le scuole faticano a fare le pulizie e a svolgere l'ordinaria amministrazione, lo dobbiamo alle non scelte sull'organico operate da voi.
    Voglio aggiungere che questo Governo ha già compiuto un primo intervento di recupero di 200 dei 530 milioni di euro. Questa settimana stiamo definendo, completando, l'individuazione della somma con il Tesoro, ma sono già certa che questo Governo sarà in grado di erogare somme cospicue - le quantificherò a breve e vedrete che non mi sbaglio - sulle spese di funzionamento.
    Francamente, io vengo volentieri in questa Commissione, mi fa piacere avere la possibilità di confrontarmi, se si parte da un dato di realtà. Se invece la vulgata sui giornali è costituita solo da bugie, perché per un anno avete sostenuto che le spese di funzionamento fossero state tagliate da noi, francamente credo che ognuno rimanga della propria posizione e che anche il ruolo della Commissione venga meno, perché non sono dati che mi invento io. Dei 530 milioni di euro sapete benissimo, perché, anche in occasione del passaggio delle consegne, Fioroni mi ha comunicato che è scattata la clausola di salvaguardia e che tali milioni sono stati tagliati.
    La verità è che i bilanci non cambiano al cambiare del Governo o del colore politico, ma sono sempre quelli. Abbiamo un sistema dell'istruzione dove occorre individuare gli sprechi e le inefficienze, che sono tante, anche sulle spese di funzionamento. Io sono contraria al fatto che i bidelli non puliscano, ma questo che cosa significa? I bidelli devono pulire. Analogamente, che senso ha che ci siano i lavoratori socialmente utili, i bidelli, e poi si appaltano le pulizie all'esterno? Ma vi rendete conto di quanti soldi pubblici vengono sprecati in questo modo?
    Voglio aggiungere anche un'altra osservazione, per essere estremamente schietta. Ci sono dirigenti scolastici capaci di svolgere il loro mestiere - se voi andate a vedere le loro scuole, sono pulite - e altri che non lo sanno fare. È venuto il momento di affrontare, come diceva l'onorevole Barbieri, il tema del reclutamento e cominciare a valutare chi è capace di fare il proprio mestiere e chi non lo è. Queste sono le sfide che la pubblica amministrazione e la scuola si trovano davanti, altrimenti faremo tanti chiacchiericci, ma non si arriva da nessuna parte.
    Per quanto riguarda i decreti interministeriali sugli organici del personale docente e ATA, sono stati registrati e comunicati ai direttori regionali il 6 agosto.
    In merito al tema dell'inserimento a pettine, invito l'onorevole Russo a chiedere le mie dimissioni e non quelle di Chiappetta; le assicuro che è un dirigente di altissimo profilo e conosce gli organici meglio dei sindacati, e quindi, se riusciamo a lavorare lo dobbiamo anche a lui. Io le esprimo una mia opinione, e poi il Parlamento sarà chiamato, secondo me, a emanare una legge, ovviamente se lo riterrà. Questa è la mia posizione: io sull'inserimento a pettine non sono d'accordo per un semplice motivo, perché ritengo che la continuità didattica sia un valore per il nord, come per il sud. Il fatto che ogni anno ci siano 200 mila insegnanti che cambiano classe e istituto, con il risultato di impoverire la qualità dell'apprendimento, non funziona. Su questo mi pare che ci sia anche la possibilità di trovare un accordo con il sindacato. Naturalmente servirà una legge. Stiamo ragionando in questi termini, e poi sarà il Parlamento a dover decidere.
    Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, le somme che abbiamo stanziato sono visibili a tutti. Non sono sufficienti, ci sono ritardi nei meccanismi per la burocrazia sulla modalità di spesa di tali risorse. Le assicuro che, poiché il rischio è che il Ministero dell'economia e delle finanze se li riprenda, stiamo facendo i salti mortali per favorirne la spesa, ma succede anche questo.
    In ogni caso, non abbiamo rispettato la data di agosto perché non è stato possibile, le squadre sul sopralluogo stanno comunque andando avanti, e io posso offrire la disponibilità mia, ma anche del sottosegretario Mantovani, che sta seguendo questo percorso, per tenere - se volete - un'audizione e incontrarlo. Vedrete che non si sta scherzando, c'è senso di responsabilità anche da parte degli enti locali. Si tratta di un problema serio e quindi il coordinamento è complesso, ma mi sembra che lo stiamo portando a termine.
    Per quanto riguarda la questione che ha sottolineato l'onorevole Santolini, la scelta per le famiglie verrà posticipata almeno a febbraio. È avvenuto anche l'anno scorso ed è indispensabile; condivido la preoccupazione che le famiglie e gli studenti possano compiere scelte consapevoli sulla base di una conoscenza reale e approfondita delle novità della riforma.
    In ogni caso, abbiamo stanziato 2 milioni di euro sull'orientamento e, quindi, vogliamo procedere con il massimo del rigore e della serietà perché la riforma entri in vigore dal 2010 e, Conferenza Stato-Regioni permettendo, siamo in grado di riuscirci. Occorre, però, svolgere un lavoro dentro la scuola, prima per formare gli insegnanti, per raccogliere eventuali emendamenti e proposte di modifica da parte loro, e immediatamente dopo per essere in grado di parlare con una voce sola, quella istituzionale, quella oggettiva, alle famiglie perché, campagne di allarmismo, o che si traducano in posizioni politiche su una riforma che, una volta divenuta legge, deve solo essere applicata, andrebbero a danno delle famiglie stesse.
    Io sono convinta di trovare collaborazione, nella maggior parte dei casi, all'interno della scuola. Ci stiamo adoperando per creare le condizioni per una conoscenza puntuale da parte degli utenti finali.
    PRESIDENTE. Signor Ministro, è stata chiarissima e, soprattutto, abbiamo rispettato i tempi. La ringraziamo e la salutiamo.
    Dichiaro conclusa l'audizione.
    La seduta termina alle 15,30.

     

    Senato

     

    Aula
    Commissioni
    7a 28 Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 25 settembre 2009, n. 134, recante disposizioni urgenti per garantire la continuita' del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010 (Approvato dalla Camera dei deputati)
    7a 20, 21 1. Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012. (1791)
    - Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2010 (limitatamente alle parti di competenza). (Tab. 2)
    - Stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per l’anno finanziario 2010. (Tab. 7)
    - Stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali per l’anno finanziario 2010. (Tab. 13)
    2. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010). (1790)
    7a 20, 21 Schema di decreto legislativo recante: "Disposizioni legislative statali anteriori al 1° gennaio 1970 di cui si ritiene indispensabile la permanenza in vigore". (n. 118)
    7a 20, 21 Schema di direttiva per l'anno 2009 concernente gli interventi prioritari, i criteri generali per la ripartizione delle somme, le indicazioni sul monitoraggio, il supporto e la valutazione degli interventi previsti dalla legge n. 440 del 1997, recante l'istituzione del fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi. (n. 120)

    Governo

    28 Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 9,40 a Palazzo Chigi

    Il Consiglio dei Ministri ha approvato, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Mariastella Gelmini, un disegno di legge per la riforma del sistema universitario. Si tratta di un provvedimento incisivo ed organico, che interviene sui nodi cruciali del sistema: l’accentuazione dell’autonomia responsabile degli Atenei; strutture di governo e di organizzazione più snelle ed incisive; meccanismi di finanziamento basati sul merito e sulle valutazioni; nuove norme sul reclutamento dei docenti e relativi diritti e doveri. In particolare vengono ridefiniti organi ed articolazione interna delle Università, previste fusioni e federazioni di Atenei anche a fini di razionalizzazione delle sedi e delle strutture, nonché la programmazione triennale del reclutamento del personale accademico. Il disegno di legge prevede una delega al Governo per l’introduzione di meccanismi premiali, per la razionalizzazione della normativa contabile, per la valorizzazione e qualificazione delle attività didattiche e della ricerca del personale. Sarà richiesta una valutazione a posteriori delle politiche di reclutamento e verrà rivista la normativa in materia di diritto allo studio. Viene prevista, tra l’altro, l’istituzione di un Fondo speciale per il merito, finalizzato ad incoraggiare eccellenza e merito dei migliori studenti tramite l’erogazione di borse di studio e la garanzia su prestiti d’onore. Al fine di rendere comprovata e meritevole la qualificazione scientifica del corpo docente, il disegno di legge prevede infine l’istituzione dell’abilitazione scientifica nazionale, che costituirà requisito essenziale per l’accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori. (...)
    La seduta ha avuto termine alle ore 11.05.

    Di seguito il comunicato stampa del MIUR:

    LA RIFORMA DELL’UNIVERSITÀ. LE LINEE ISPIRATRICI
    (Roma, 28 ottobre 2009) E’ il primo provvedimento organico che riforma l’intero sistema universitario.
    Il ddl afferma il principio che l’autonomia delle università deve essere coniugata con una forte responsabilità: finanziaria, scientifica, didattica. Le università sono autonome ma risponderanno delle loro azioni. Se saranno gestite male riceveranno meno finanziamenti. Soldi solo in base alla qualità.Fine dei finanziamenti a pioggia.
    Si riforma il reclutamento del personale e si riforma la governance delle università secondo criteri meritocratici e di trasparenza.
    Saranno evidenziati con una freccia (-->) i provvedimenti più significativi del Disegno di Legge
    Organizzazione del sistema universitario
    (entro sei mesi dall’approvazione della legge le università dovranno approvare statuti con queste caratteristiche)
    --> Adozione di un codice etico
    Come è: non ci sono regole per garantire trasparenza nelle assunzioni e nell’amministrazione;
    Come sarà: ci sarà un codice etico per evitare incompatibilità, conflitti di interessi legati a parentele. Alle università che assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti del ministero.
    --> Limite massimo complessivo di 8 anni al mandato dei rettori, inclusi quelli già trascorsi prima della riforma.
    Come è: ogni università decide il numero dei mandati;
    Come sarà: un rettore non potrà rimanere in carica per più di 8 anni, con valenza retroattiva.
    Distinzione netta di funzioni tra Senato e Consiglio d’Amministrazione: il primo organo accademico, il secondo di alta amministrazione e programmazione.
    Come è: attualmente vi è una confusione e ambiguità di competenze tra i due organi che non aiuta l’assunzione di responsabilità nelle scelte;
    Come sarà: il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il CdA ad avere la responsabilità chiara delle spese, delle assunzioni e delle spese di gestione anche delle sedi distaccate.
    Il CdA non sarà elettivo, ma fortemente responsabilizzato e competente, con il 40% di membri esterni. Il presidente del CdA potrà essere esterno.
    Presenza qualificata degli studenti negli organi di governo.
    Introduzione di un direttore generale al posto del direttore amministrativo.
    Come è: oggi il direttore amministrativo è spesso un esecutore con ruoli puramente amministrativi;
    Come sarà: il direttore generale avrà compiti di grande responsabilità e dovrà rispondere delle sue scelte, come vero e proprio manager dell’ateneo.
    Nucleo di valutazione d’ateneo a maggioranza esterna.
    Come è: molti nuclei di valutazione sono oggi in maggioranza composti da docenti interni;
    Come sarà: il nucleo di valutazione dovrà avere una maggiore presenza di membri esterni per garantire una valutazione oggettiva e imparziale.
    Gli studenti valuteranno i professori
    Gli studenti valuteranno i professori e questa valutazione sarà determinante per l’attribuzione dei fondi alle università da parte del ministero
    Possibilità per gli atenei di fondersi tra loro o aggregarsi su base federativa per evitare duplicazioni e costi inutili.
    Come è: oggi università vicine non possono unirsi per razionalizzare e contenere i costi;
    Come sarà: ci sarà la possibilità di unire o federare università vicine, anche in relazione a singoli settori di attività, di norma in ambito regionale, per abbattere costi e aumentare la qualità di didattica e ricerca.
    Riduzione dei settori scientifico-disciplinari, dagli attuali 370 alla metà (consistenza minima di 50 ordinari per settore).
    Come è: ogni professore è oggi rigidamente inserito in settori scientifico-disciplinari spesso molto piccoli, anche con solo 2 o 3 docenti;
    Come sarà: saranno ridotti per evitare che si formino micro-settori, che danneggiano la circolazione delle idee e danno troppo potere a cordate ristrette.
    --> Riorganizzazione interna degli atenei
    Riduzione molto forte delle facoltà che potranno essere al massimo 12 per ateneo. Questo per evitare la moltiplicazione di facoltà inutili o non richieste dal mondo del lavoro
    Reclutamento di giovani studiosi
    --> Il ddl introduce l’abilitazione nazionale come condizione per l’accesso all’associazione e all’ordinariato. L’abilitazione è attribuita da una commissione nazionale sulla base di specifici parametri di qualità. I posti saranno poi attribuiti a seguito di procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università, cui potranno accedere solo gli abilitati.
    I punti salienti:
    --> commissioni di abilitazione nazionale autorevoli con membri italiani e, per la prima volta, anche stranieri;
    cadenza regolare annuale dell’abilitazione a professore al fine di evitare lunghe attese e incertezze;
    attribuzione dell’abilitazione, a numero aperto, sulla base di rigorosi criteri di qualità stabiliti con Decreto Ministeriale, sulla base di pareri dell’ANVUR e del CUN;
    distinzione tra reclutamento e progressione di carriera: basta con i concorsi banditi per finta solo per promuovere un interno. Entro una quota prefissata (1/3), i migliori docenti interni all’ateneo che conseguono la necessaria abilitazione nazionale al ruolo superiore potranno essere promossi alla luce del sole con meccanismi chiari e meritocratici;
    messa a bando pubblico per la selezione esterna di una quota importante (2/3) delle posizioni di ordinario e associato per ricreare una vera mobilità tra sedi, oggi quasi azzerata;
    procedure semplificate per i docenti di università straniere che vogliono partecipare alle selezioni per posti in Italia.
    Accesso di giovani studiosi
    Il ddl introduce interventi volti a favorire la formazione e l’accesso dei giovani studiosi alla carriera accademica.
    I punti salienti:
    revisione e semplificazione della struttura stipendiale del personale accademico per eliminare le penalizzazioni a danno dei docenti più giovani;
    revisione degli assegni di ricerca per introdurre maggiori tutele con aumento degli importi;
    abolizione delle borse post-dottorali, sottopagate e senza diritti;
    nuova normativa sulla docenza a contratto, con abolizione della possibilità di docenza gratuita se non per figure professionali di alto livello;
    riforma del reclutamento con l’introduzione di un sistema di tenure-track: contratti a tempo determinato di 6 anni (3+3). Al termine dei sei anni se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario terminerà il rapporto con l’università maturando però dei titoli utili per i concorsi pubblici. Questo provvedimento si rende indispensabile per evitare il fenomeno dei ricercatori a vita e determina situazioni di chiarezza fondate sul merito. Inoltre il provvedimento abbassa l’età in cui si entra di ruolo in università da 36 a 30 anni con uno stipendi che passa da 1300 euro a 2100.
    chiarificazione delle norme sul collocamento a riposo dei docenti;
    valutazione complessiva delle politiche di reclutamento degli atenei ai fini della distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario;
    Gestione finanziaria
    --> Introduzione della contabilità economico-patrimoniale uniforme, secondo criteri nazionali concordati tra MIUR e Tesoro.
    Come è: i bilanci delle università non sono chiari e non calcolano la base di patrimonio degli atenei;
    Come sarà: i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio.
    --> Commissariamento e tolleranza zero per gli atenei in dissesto finanziario
    Valutazione degli atenei
    --> Le risorse saranno trasferite dal ministero in base alla qualità della ricerca e della didattica. Fine della distribuzione dei fondi a pioggia.
    --> obbligo di accreditamento, quindi di verifica da parte del ministero, di tutti i corsi di laurea e di tutte le sedi distaccate per evitare che si creino insegnamenti e strutture non necessarie.
    valutazione dell’efficienza dei risultati conseguiti da parte dell’Anvur.
    --> I docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione. Questo per evitare che si riproponga senza una soluzione il problema delle assenze dei professori negli atenei. Viene per la prima volta stabilito inoltre un riferimento uniforme per l’impegno dei professori a tempo pieno per il complesso delle attività didattiche, di ricerca e di gestione, fissato in 1500 ore annue di cui almeno 350 destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti.
    --> Scatti stipendiali solo ai professori migliori.
    Come sarà: si rafforzano le misure annunciate nel DM 180 in tema di valutazione dell’attività di ricerca dei docenti. In caso di valutazione negativa si perde lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi.
    Diritto alla studio e aiuti agli studenti meritevoli
    Delega al governo per riformare organicamente la legge 390/1991, in accordo con le Regioni. Obiettivo: spostare il sostegno direttamente agli studenti per favorire accesso agli studi universitari e mobilità.
    Inoltre sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di merito e di gestire su base uniforme, con tassi bassissimi, i prestiti d’onore.
    Mobilità personale
    Sarà favorita la mobilità all’interno degli atenei perché un sistema senza mobilità interna è un sistema non moderno e dinamico.
    --> Possibilità per chi lavora in università di prendere 5 anni di aspettativa per andare nel privato senza perdere il posto.

    15 Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 9,30 a Palazzo Chigi

    (...) Il Consiglio dei Ministri ha poi approvato i seguenti provvedimenti: (...)
    su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta:
    uno schema di decreto legislativo che, in attuazione di specifica delega conferita al Governo, introduce nell’ordinamento il nuovo istituto del ricorso per l’efficienza delle Amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici e ne detta la disciplina processuale, colmando così una lacuna nel nostro ordinamento. L’organizzazione della pubblica amministrazione infatti, così come si è definita negli anni, non ha consentito una verifica dei risultati raggiunti attraverso un confronto con i cittadini fruitori dei servizi. Con l’obiettivo del recupero di efficienza dell’apparato pubblico, il provvedimento avvicina la pubblica amministrazione alle esigenze, alle richieste e ai bisogni dei cittadini; inoltre, da un punto di vista economico, mira ad un forte recupero di produttività, fattore non secondario ai fini del superamento della crisi finanziaria ed economica. Il provvedimento garantisce la tutela giurisdizionale degli interessati nei confronti delle Amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici che si discostano dagli standard di riferimento, prevedendo una tipologia di ricorsi diversa dall’azione collettiva introdotta nel nostro ordinamento dalla legge finanziaria per il 2008, che riguarda le lesioni dei diritti di consumatori e utenti in ambito contrattuale e per certi ambiti extracontrattuale, ma non il rapporto tra cittadini e pubbliche amministrazioni o concessionari in relazione alla natura pubblica del servizio erogato. Lo schema verrà trasmesso alla Conferenza unificata ai fini della prevista intesa, nonché alle Commissioni parlamentari per il parere prescritto; (...)
    La seduta ha avuto termine alle ore 11,55.

    9 Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 9,50 a Palazzo Chigi

    (...) Sono stati quindi approvati i seguenti provvedimenti:
    su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta:
    - un decreto legislativo che dà attuazione alla delega conferita al Governo per riformare in maniera organica la disciplina del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici; le nuove norme intervengono in materia di contrattazione collettiva, valutazione del personale, dirigenza pubblica, responsabilità disciplinare, promozione delle pari opportunità, esaltando il fondamentale principio della valorizzazione del merito. Obiettivi particolari del provvedimento sono assicurare una migliore organizzazione del lavoro, consentire il raggiungimento di standard qualitativi ed economici elevati nello svolgimento delle funzioni e nell’erogazione dei servizi per i cittadini. In linea con quanto avviene nei Paesi dell’area OCSE, la filosofia che informa le nuove norme si basa sul miglioramento della qualità della prestazione di lavoro, sull’incoraggiamento delle selezioni dei migliori, sul valorizzare capacità e risultati nell’affidamento di incarichi dirigenziali, anche al fine di rafforzare l’autonomia ed i poteri della stessa dirigenza pubblica. Sul provvedimento sono stati acquisiti i pareri e le intese delle Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata; (...)
    La seduta ha avuto termine alle ore 11,30.

    2 Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 9,55 a Palazzo Chigi
    La seduta ha avuto termine alle ore 10,40.

     



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