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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Parlamento

 

Camera

 

Aula 11, 12, 13, 17 Disegno di Legge 1287, "Conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri"
Aula 4, 5, 6, 7 Disegno di Legge 1092, Conversione in legge del decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di pubblica istruzione
Aula 4, 5, 6, 7, 11 Disegno di Legge n. 1222, "Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare"
Commissioni
7a 19, 25 Risoluzione 7-00017 De Simone: Interventi a favore dei docenti precari, in relazione al buon funzionamento della scuola
7a 13 Comunicazioni del Ministro dell'istruzione sugli indirizzi generali della politica del suo Dicastero
7a 13, 18 Risoluzione 7-00017 De Simone ed altri: interventi a favore dei docenti precari, in relazione al buon funzionamento della scuola
7a 11 Disegno di Legge 1287, "Conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri"
7a 6 Interrogazioni a risposta immediata su temi di attualità di competenza del Ministero della pubblica istruzione
7a 3, 4

Disegno di Legge n. 1222, "Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare"

 

Senato

 

Aula 4 Disegno di Legge 379, "Conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri"
Commissioni
7a 11, 12, 13 Disegno di Legge 749, Conversione in legge del decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di pubblica istruzione
7a 4, 5, 6, 18, 19, 20, 25, 26, 27 Comunicazioni del Ministro dell'istruzione sugli indirizzi generali della politica del suo Dicastero

Governo

28 Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 10,45 a Palazzo Chigi.

(...) Il Consiglio ha poi approvato i seguenti provvedimenti.
Su proposta del Ministro dell’università e della ricerca, Fabio Mussi:
- uno schema di regolamento sulle modalità di nomina dei presidenti delle Istituzioni artistiche e musicali. Lo schema sarà inviato al parere del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari di merito. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 12.30.

21 Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 10,40 a Palazzo Chigi.

Su proposta del Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni:
- uno schema di regolamento, da inviare ai pareri del Consiglio di Stato e delle competenti Commissioni parlamentari, che rivede la composizione del consiglio di amministrazione degli Istituti regionali di ricerca educativa, razionalizzando i criteri di designazione dei vari componenti. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 13,20.

14 Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 11,00 a Palazzo Chigi.
La seduta ha avuto termine alle ore 12,40.
7

Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 11,00 a Palazzo Chigi.

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato ed approvato il Documento di programmazione economica e finanziaria per il prossimo quinquennio 2007-2011, presentato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Tommaso Padoa Schioppa, che valuta gli andamenti reali e gli scostamenti rispetto agli obiettivi fissati nei precedenti Documenti e l’evoluzione economico-finanziaria internazionale e in particolar modo europea.
Con la presentazione del Documento di Programmazione economica e finanziaria il Governo compie il secondo importante passo della sua politica economica e, nello stesso tempo, avvia la procedura di bilancio che condurrà, nel prossimo settembre, alla presentazione della Legge finanziaria per il 2007. Questo passo segue l’approvazione, avvenuta lo scorso 30 giugno, della manovra correttiva e delle misure per la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori.
Il principale obiettivo delle due iniziative, e di altre che seguiranno, è di sbloccare un vero e proprio intreccio perverso nel quale si è venuta a trovare l’economia italiana dopo avere accumulato, a partire dalla metà degli anni Novanta, un ritardo di crescita che ha accentuato sia l’instabilità macroeconomica sia il disagio sociale.
Nel delineare una strategia di risanamento strutturale dei conti pubblici, che porterà risultati significativi già a partire dall’anno prossimo - con l’inizio della discesa del debito pubblico e il ritorno del rapporto deficit-pil sotto il ‘tetto’ del 3% indicato dall’Unione europea - il DPEF propone un quadro di fine legislatura che, nel 2011, prevede un sostanziale azzeramento del deficit (0.1% del pil), il ritorno del debito sotto il livello del 100% del pil (99.7%), la ricostituzione di un avanzo primario consistente (4.9% del pil) e un tasso di crescita del prodotto interno lordo pari all’1.7%.
L’attuale combinazione di deficit elevato, esaurimento dell’avanzo primario e risalita del debito pubblico configura una condizione non sostenibile dei conti pubblici, rendendoli più vulnerabili all’aumento in corso dei tassi di interesse, alla pressione dei mercati internazionali e al giudizio delle istituzioni e degli operatori finanziari. Essa ci pone, inoltre, in difetto rispetto alle regole europee. Nello stesso tempo, bassa crescita, inefficienze e distorsioni del sistema tributario, scarsa efficacia della politica di bilancio a finalità redistributiva, diffuse inefficienze organizzative nell’apparato amministrativo pubblico contribuiscono a peggiorare gli indicatori di disuguaglianza e di povertà. A frenare lo sviluppo economico e il tasso di crescita potenziale dell’economia concorrono, infine, l’andamento stagnante della produttività totale dei fattori, l’insufficienza dei meccanismi premianti la qualità, un contesto generale poco favorevole all’impresa e agli utenti-consumatori, l’ampiezza di settori protetti e privi di concorrenza.
Da tutto questo si evince come la politica economica sia chiamata ad agire sui tre fronti dello sviluppo, del risanamento e dell’equità. Deve affrontarli simultaneamente perché essi sono inscindibili. Se la crescita, infatti, è indispensabile per generare le risorse necessarie ad un aumento del benessere, alla riduzione della povertà e al risanamento dei conti pubblici, l’equilibrio di bilancio è necessario per liberare finalmente cittadini e imprese dal timore paralizzante di nuovi interventi, ripristinando così la fiducia per investire sul futuro e aprendo nuove prospettive ai più giovani.
L’equità, infine, esige che si ponga fine a fenomeni inaccettabili di evasione ed elusione fiscale; le situazioni di sofferenza finanziaria colpiscono soprattutto gli strati più deboli, oltre che le generazioni future che non hanno voce e rappresentanza. In un regime democratico, una maggiore equità è condizione indispensabile per il sostegno popolare al processo di risanamento finanziario e per il rilancio della crescita.
La manovra finanziaria per il 2007 intende rispecchiare questa impostazione, prestando attenzione - oltre che al risanamento dei conti pubblici - alle esigenze della crescita e, in particolare, dell’equità. Sotto il profilo quantitativo, essa sarà di un importo complessivo pari a circa 35 miliardi, di cui 20 destinati alla riduzione del deficit e ben 15 a misure di promozione della crescita, della competitività e dell’equità sociale. La correzione avrà carattere strutturale, non solo perché questo ci chiedono gli impegni europei, ma ancor più perché i problemi stessi del Paese hanno natura strutturale e richiedono quindi soluzioni in grado di recare benefici che durino nel tempo.
Il Governo mantiene invariati gli impegni presi con l’Unione europea per un rientro sotto il 3 per cento del rapporto deficit-pil già nel 2007 - anno in cui si prevede scenda al 2.8 per cento - e per ulteriori correzioni strutturali di mezzo punto percentuale di Pil negli anni successivi. Il Governo si riserva tuttavia di valutare con precisione il percorso di rientro in relazione al profilo temporale degli effetti strutturali delle misure che verranno adottate.
In linea con la sua natura di documento programmatico, il Dpef presenta analisi qualitative e indicazioni quantitative sull’andamento della finanza pubblica, fornendo cifre aggregate e specificando concreti obiettivi per questo e per gli anni a seguire. Non entra - come del resto non è accaduto in passato - nell’articolazione specifica delle misure che saranno adottate nella Finanziaria. Per individuare le forme di intervento più appropriate il Governo ha bisogno infatti di un lavoro tecnico e di una approfondita interlocuzione con le parti sociali e con i rappresentanti degli enti territoriali, che occuperanno i prossimi mesi.
In un’ottica di risanamento dei conti pubblici, il Governo ha già indicato di voler puntare su un regime di tassazione più equo, risanato dai mali dell’evasione e dell’elusione, e su una riduzione delle inefficienze dell’apparato delle amministrazioni pubbliche, centrali e locali. In questa direzione ha già compiuto alcuni importanti passi la manovra correttiva varata la settimana scorsa.
Sarebbe tuttavia sbagliato pensare che questa duplice azione riesca, da sola, a correggere gli andamenti di fondo della finanza pubblica. La dimensione dello squilibrio rende indispensabile intervenire anche su tendenze strutturali della spesa pubblica che sono sempre meno favorevoli, in particolare sui quattro grandi comparti - sistema pensionistico, servizio sanitario, amministrazioni pubbliche, finanza degli enti decentrati - che ne rappresentano circa l’80 per cento.
Altrettanto sbagliato, inoltre, sarebbe ritenere - o far credere - che un intervento strutturale sulle principali voci di spesa del sistema pubblico significhi impoverirne la funzione di solidarietà, di promozione della crescita e di fornitura di beni pubblici primari quali la giustizia, la sicurezza o l’istruzione. E’ vero il contrario: solo nel contesto di una finanza pubblica sana, lo Stato e i poteri locali possono assicurare - in maniera finanziariamente sostenibile nel tempo - la loro funzione economica e sociale.
Va sottolineato, poi, che ognuno dei quattro grandi comparti della spesa pubblica presenta al suo interno squilibri, inefficienze, duplicazioni ed arretratezze che richiedono, di per sé, interventi correttivi. Sono quelle inefficienze e quegli stessi squilibri a offrire i margini per operare e a indicare la necessità di intervenire, anche a prescindere dalla situazione di bilancio. Se pure non fosse costretta a ridurre il deficit e ad alleggerire il peso del debito, l’Italia dovrebbe comunque porre mano a una riqualificazione della spesa pubblica per potere destinare più risorse a nuove infrastrutture, ricerca, politiche di solidarietà sociale, valorizzare le cultura.
Il ricavato della manovra di reperimento di risorse attraverso riduzioni di spese e ricerca di nuove entrate - su questo aspetto il Governo è seriamente impegnato - non verrà utilizzato solo per incidere sul disavanzo. In misura non trascurabile verrà destinato al finanziamento di misure per stimolare la crescita e la competitività del paese, creare nuove opportunità per i giovani, combattere la povertà e l’emarginazione, promuovere l’equità sociale.
Il Documento di programmazione economico-finanziaria verrà presentato al Parlamento e sarà inviato al parere della Conferenza Stato-Regioni.
Il Consiglio ha altresì esaminato la Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive – allegata al DPEF, presentata dal Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, d’intesa con i Ministri dell’Economia e delle Finanze, Padoa Schioppa, e dell’Università e della Ricerca scientifica, Fabio Mussi. La Relazione dà conto del quadro programmatico dell’intervento pubblico a favore delle imprese, con particolare riguardo allo sviluppo tendenziale dell’apparato produttivo e del sistema tecnologico, nonché alle esigenze di sviluppo territoriale, riepiloga lo stato di attuazione delle normative in materia, l’efficacia degli interventi rispetto agli obiettivi programmatici, il fabbisogno finanziario per il finanziamento degli interventi stessi.
La Relazione verrà trasmessa al Parlamento e alla Conferenza Stato-Regioni. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 14,55.

 



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